Musiche inconsuete al Lirico [di Franco Masala]
“Gran nuova, gran nuova!” al Teatro Lirico di Cagliari: così, riprendendo i cortigiani del Duca di Mantova nel Rigoletto verdiano, potremmo salutare l’innovazione. Il direttore d’orchestra è finalmente visibile sullo schermo ricavato nel fondo del palcoscenico contro ciò che si era lamentato in precedenza riguardo all’impossibilità di scorgerne la figura. La sistemazione del pubblico nelle due logge impedisce infatti la visibilità del podio in una platea occupata in gran parte dalla pedana per l’orchestra per i noti motivi da COVID-19. Ora che il governo ha decretato la rinnovata capienza totale dei posti disponibili è auspicabile che in tempi brevi il tutto venga rimosso per tornare alle consuete regole. E sarebbe un gran regalo poter vedere il prossimo Orfeo ed Euridice con l’orchestra in buca e i cantanti agire sul palcoscenico. Intanto il concerto diretto dal giovanissimo Diego Ceretta (classe 1996!) ha presentato più di un motivo d’interesse, a cominciare dal pezzo centrale di rarissimo ascolto, La regina prigioniera (Vapautettu kuningatar è il titolo originale nella difficile lingua finnica: il coro ha però cantato nell’edizione tedesca) di Jean Sibelius. L’andamento di ballata del pezzo è sottolineata da un testo di Paavo Cajander che allude alla cattività della Finlandia sotto l’impero russo (1906) e si conclude trionfalmente a piena orchestra con l’arrivo dell’eroe liberatore di turno. Altro pezzo poco battuto è la prima sinfonia di Čajkovskij, denominata “Sogni d’inverno”, frutto ancora acerbo del musicista russo ma già inconfondibile riguardo alle sue fascinose melodie. In apertura, invece, La Moldava di Smetana riporta l’andamento cullante del fiume alternato ai movimenti di danza contadina per finire con un crescendo orchestrale che colpisce sempre l’ascoltatore, riprendendo il solenne tema iniziale. Il pubblico – che riempiva i posti pur contingentati per i soliti problemi – ha decretato un successo pieno nei confronti del direttore che ha condotto orchestra e coro (istruito da Giovanni Andreoli) con capacità analitiche tali da mettere in evidenza i diversi strumenti impegnati di volta in volta nella compagine complessiva. Ceretta, unico italiano finalista al premio “Guido Cantelli” per la direzione d’orchestra (2020), rivela un bel gesto, dimostrando di avere molte frecce al proprio arco. *foto Priamo Tolu © |