La memoria rimossa [di Muriel Drazien]

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La memoria è diventata un dovere. C’è un giorno della memoria, un museo della memoria filmi e libri a profusione; insomma siamo invitati tutti a qualcosa che finisce per essere un obbligo, e come per ogni obbligo tendiamo a esimerci.

Certo non vorremmo scordare certi fatti, fatti che non abbiamo neanche conosciuto in prima persona, fatti della nostra storia, eventi che hanno trasformato il mondo, che hanno lasciato un segno forte nelle nostre coscienze. Parlo delle guerre, degli stragi, delle catastrofi provocate dall’uomo. Come ciò che è il più scioccante di tutto, che si chiama la Shoah, lo sterminio degli ebrei d’Europa, della loro lingua e cultura. Non vogliamo scordare ciò che è potuto succedere e non vorremmo più che simili eventi si ripetano. E una memoria che intratteniamo perché ci sentiamo personalmente implicati e non solo perché la storia ci racconta che bisogna ricordare perché certi fatti non si ripetano. Personalmente implicati vuol dire che riconosciamo una legge che ha potuta essere infranta. Questo per quanto riguarda la memoria sociale: siamo esseri sociali e che viviamo secondo una certa etica della vita ed è questo che si può chiamare la coscienza.

C’è anche un’altra memoria di fatti ancora più personali che vive in ogni individuo, e questa è una memoria inconscia. Facciamo fatica a immaginare questo inconscio perché siamo allenati da tutte le parte a considerarci autonomi, indipendenti e perfettamente a conoscenza di perché ci muoviamo in certe direzioni, le ragioni delle nostre scelte, come per esempio le scelte di coppia. Siamo anche abituati a pensare che basta sapere il “perché” di un certo nostro agire per correggerlo. Il problema è che il nostro comportamento è guidato non dal sapere o il sapere del “perché” ma da un sapere altro; un sapere inconscio nato da rimozioni di fatti e parole – di significanti – che hanno lasciato il segno su di noi e che rimangano come un tesoro personale che chiamiamo la “catena significante”. Questi eventi rimossi possono riferirsi a situazioni di piacere paradossale, scene in cui il soggetto subisce, in cui è a-soggetato.

La rimozione riguarda fatti, atti, parole traumatici. Il trauma spesso ha un contenuto sessuale in cui è implicato il corpo proprio o il corpo degli altri. Freud, lo scopritore dell’inconscio così come oggi ne parliamo, ha descritto il trauma dopo la prima guerra mondiale, sollecitato dall’esperienza dei molti esuli della guerra che descrivevano esperienze terribili vissute sotto le armi, scene centrate sul corpo che si ripetevano nella loro memoria dalle quali non riuscivano a liberarsi. Si è capito che questa memoria dolorosa dipendeva da altri ricordi infantili rimossi che riappaiano nei momenti critici, nei momenti che evocano un corpo dilaniato, un membro ferito, una scena primitiva che rinvia ad uno stato di particolare debolezza di essere stato senza soccorso; il termine di Freud era l’“hilflogiskeit”. Derelizione. L’analisi ha rivelato che questi ricordi ricorrenti rinviavano ad esperienze infantili rimosse .

 Ma cosa sono questi ricordi rimossi dell’infanzia? Psicologi americani hanno cercato di indagare sulle memorie dei bambini, e questo loro metodo e le loro teorie a questo proposito hanno presto fatto scuola tramite gli psicologi del mondo intero. Hanno creato una sindrome. Una sindrome di memorie represse (repressed memories) che guida i loro interventi, purtroppo spesso brutali. La scienza ci dimostra che quando si sa in partenza ciò che si cerca, si arriva alla fine a trovarlo – e in questi casi di lavoro con bambini- ad indurre nell’altro ciò che comprova le proprie convinzioni. Così è stato per i “repressed memories”. Quanti casi ci sono stati anche in Italia di bambini indotti a “ricordare” assalti o seduzioni da parte di adulti che avrebbero causato chi sa quali disturbi del loro comportamento. Non voglio generalizzare o gettare il bambino con l’acqua del bagno. È con cautela che vedo il nesso con la memoria.

Non voglio suggerire che assalti e seduzioni non si avverano purtroppo in casi riconosciuti di pedofilia o di abusi sessuali nei due sessi. Sappiamo che questi traumi possono essere taciuti perché difficili da comunicare ad altri. In quanti casi abbiamo conferma solo dopo molto tempo dei trascorsi del genere. Abbiamo esempi di donne che tacciano per anni di essersi state oggetti di abuso o di piacere dai familiari o di persone vicini alla famiglia. Quanti bambini aspettano l’età adulta prima di confessare di essere stati manipolati da preti, educatori o altri? La vergogna e il dubbio di essere stati passivamente partecipi impediscono persino il ricordo di tutto ciò.  Questa convinzione di non essere stati del tutto innocenti rinforza una “rimozione secondaria” che si sovrappone alla rimozione originaria dei traumi antichi che giacciano nell’inconscio sotto forma di parole, di sillabe, di suoni, significanti ma sono tutte da tradurre attraverso il discorso del soggetto, e che senza la psicanalisi non verranno mai a giorno.

 Certo che la rimozione secondaria si riacchiappa quando i bambini o i soggetti che hanno dimostrato specifiche sofferenze sotto forme d’inibizione, di fobie o di nevrosi conclamati prendono la fiducia sufficiente per affidarsi a un terapeuta formata in questa tecnica d’ascolto. Più difficilmente possa risolversi ciò che possiamo chiamare la particolare finestra sul mondo legata al fantasma inconscio.

 Jacques Lacan, il grande psicanalista francese, il più suggestivo interprete di Freud, ci ha lasciato tre categorie per tradurre il discorso di ogni soggetto. Si chiamano il Reale, il Simbolico e l’Immaginario.In breve, l’Immaginario riguarda il nostro corpo. Il Simbolico il nostro rapporto con la Legge, e il Reale è il limite di ciò che possiamo dire o pensare. L’aforisma forse più celebre e più utile clinicamente dell’insegnamento lacaniano sentenzia che ciò che non viene al giorno nel Simbolico ritorna nel Reale. La posizione fragile di un soggetto nei confronti della Legge simbolico,  mette questo soggetto in pericolo in alcuni momenti in cui la memoria, la rimozione e i fatti della realtà si confrontano.

Nella categoria del Reale in cui siamo presi anche al di fuori di ciò che percepiamo, in certi soggetti e in certe circostanze il freno inibitorio che abitualmente funziona e che abbiamo imparato a rispettare fosse svanito. La memoria di sofferenze passate, la percezione di situazioni ripetute, l’immagine di ferite antiche ritornano per trasformare come in un caleidoscopio la scena attuale in un altro in cui il soggetto è effettivamente come un altro. Il Reale sotto forma del ritorno del rimosso può allora irrompersi fuori dei limiti per spingere un soggetto verso atti talvolta irrimediabili in cui si fa difficoltà a riconoscersi, come se in qui momenti di furia tutti gli argini che contengono le nostre pulsioni, i nostri atti e passioni cadano. (Penso ora alla Franzoni e il delitto orrendo di cui si è macchiato e penso ad un altro caso storico di donna,  che è stata capace di un crimine -in cui moriranno 3 bambini piccoli e la loro madre incinta, la moglie e figli dell’amante di Rina Fort. Tutti i due casi estremi che vanno analizzati e interpretati nel senso  del ritorno del rimosso).

Questo per introdurre il mistero dell’inconscio al quale siamo asserviti. La cronaca di tutti i giorni testimonia di questo sapere inconscio e di come l’individuo è preso dal fatto della sua struttura soggettiva nella catena significante, che ignora, di ciò che è rimosso nell’inconscio. Vale a dire che la memoria come la capiamo ha i suoi limiti, limiti al proprio dire che possono nell’ambito della cura psicanalitica essere ritrovati, per ritrovare i legami con il proprio passato anche traumatico che ha prodotto questi significanti che in seguito sono stati rimossi.

Queste considerazioni ci portano a leggere i problemi dei giovani,  perché i giovani di oggi non sono talmente più al loro agio con la sessualità e con il loro corpo di quanto non lo fossimo stati, noi delle generazioni precedenti. C’è angoscia, sintomi e molto inibizione da parte dei due sessi. L’ingresso precoce, senza rimozione apparente nella vita sessuale, talvolta molto schietta, molto agito, è trainato dalle immagini disponibili ora a profusione. Questi soggetti  apparentamenti “senza rimozione” non scappano al problema strutturale che costringe tutti gli essere parlanti a ricordare la propria storia o per raccontarla, o per riviverla.

*Psicanalista. Direttrice Laboratorio freudiano per la formazione psicoteraupeti Roma. Relazione introduttiva Tavola rotonda Ritrovare la memoria dimenticata- Pattada Sabato 3 agosto. S’iscola de su trabagliu Edizione 2013 “Ripartiamo dal lavoro delle donne”I

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