L’eterno Elisir [di Franco Masala]
Ad eccezione de Il campanello (2019) e della recentissima Fille du régiment, la presenza di Gaetano Donizetti nei cartelloni del Teatro Lirico di Cagliari si riduce – negli ultimi trent’anni – a Lucia di Lammermoor, Don Pasquale e, appunto, L’elisir d’amore. Addirittura quest’ultima opera ha, ora, la terza ripresa di uno spettacolo già presentato nel 2009 e nel 2015. Al di là della contabilità spicciola ci si chiede: possibile che il pubblico cagliaritano debba ignorare capisaldi dell’opera di Donizetti ormai rientrati in repertorio come Maria Stuarda, Roberto Devereux o La favorita? Un conto, infatti, è il teatro di repertorio alla tedesca dove compaiono ad ogni stagione riprese di spettacoli precedenti (ma potendo contare su un’abitudine e un pubblico ben diversi), un altro è offrire opportunità di crescita e stimoli nuovi. Che poi l’edizione con la regia di Michele Mirabella, ripresa da Daniela Zedda, sia ancor oggi uno spettacolo godibilissimo non inficia l’assunto iniziale. Coloratissima, piena di gag, forse anche troppo affollata, la messa in scena di Alida Cappellini e Giovanni Licheri si avvale delle luci di Franco Angelo Ferrari, riprese da Andrea Ledda, eppure tale da catturare la partecipazione dello spettatore. Le ingenue coreografie sono di Luigia Frattaroli. La freschezza della partitura donizettiana appare peraltro immutata a quasi duecento anni dalla prima rappresentazione (1832) e scorre con limpidezza dalla prima all’ultima nota come bene ci hanno fatto verificare gli interpreti. Dal punto di vista vocale un quartetto di buoni cantanti sciorina le proprie capacità: Martina Gresìa, subentrata all’indisposizione del soprano Ekaterina Bakanova, è un’Adina vivacissima con tutte le note a posto anche nei passi più impervi delle agilità. Il tenore David Astorga disegna un Nemorino più buffo che patetico, cesellando da par suo il pezzo più atteso della partitura (Una furtiva lagrima) e accompagnando la sua prestazione con capacità attoriali riuscitissime. Giulio Mastrototaro canta finalmente – e bene – il suo Dulcamara senza indulgere a fastidiosi parlati di certa tradizione (?) mentre Leon Kim esibisce una voce anche troppo stentorea per Belcore, reso con ironia nella sua natura di (presunto) rubacuori. Completa la distribuzione il soprano Manuela Cucuccio che svetta adeguatamente nei concertati nel ruolo di Giannetta. Orchestra e coro (istruito da Giovanni Andreoli) si conformano alla bacchetta del maestro Roberto Gianola che sostiene convenientemente palcoscenico e cantanti, riaprendo alcuni tagli e variando intelligentemente i da capo. Successo caloroso anche per l’uscita finale di Michele Mirabella, accorso a salutare la sua creatura, ma pubblico non ancora tale da riempire il teatro. Prima dell’inizio una voce anonima ha declamato: “Si informa il gentile pubblico che, al fine di sensibilizzare tutti sulla auspicabile, urgente necessità della fine delle ostilità, la recita odierna inizierà dopo un’attesa di 5 minuti.” Ultima nota dolente: la mancanza del programma di sala, dovuta, pare, a ritardi nella stampa. Forse, data la programmazione prevista da mesi, ci si poteva muovere un po’ meglio. *foto di Priamo Tolu © L’elisir d’amore melodramma giocoso in due atti libretto Felice Romani, dalla commedia Le philtre di Eugène Scribe musica Gaetano Donizetti
venerdì 4 marzo, ore 20.30 – turno A sabato 5 marzo, ore 19 – turno G domenica 6 marzo, ore 17 – turno D martedì 8 marzo, ore 20.30 – turno F mercoledì 9 marzo, ore 20.30 – turno B giovedì 10 marzo, ore 19 – fuori abbonamento venerdì 11 marzo, ore 20.30 – turno C sabato 12 marzo, ore 17 – turno E Due recite per le scuole prevedono l’esecuzione in forma ridotta dell’opera della durata complessiva di 60 minuti circa previste lunedì 14 marzo e martedì 15 marzo alle 11.
|