Balletto cinese a Cagliari [di Pier Giorgio Testa]

Sabato 11 giugno 2022 sono stato a vedere il balletto Shen Yun, allettato da un battage pubblicitario senza pari, che ha consentito di riempire il teatro lirico sardo per 4 giorni di seguito a prezzi certamente ultra-salati, 68,50 euro nel posto più estremo della fila più lontana nella loggia più alta; neanche ci fossero stati Carla Fracci e Rudolf Nureyev impegnati ne Il Lago dei Cigni con l’orchestra diretta da Claudio Abbado!

Eppure, il pubblico di Cagliari era noto a cantanti e orchestrali, almeno tempo fa, per essere temibile, in virtù di una notevole competenza musicale, che lo rendeva particolarmente selettivo e non gentile nei confronti di artisti non considerati bravi.

Mi sono informato sul sito internet che pubblicizzava lo spettacolo e ho saputo che gli artisti, tutti cinesi, forse di terza o quarta generazione, vivono negli Stati Uniti e che ci avrebbero proposto un balletto della grande tradizione popolare e classica cinese, ma della Cina prima di Mao.

Ho ascoltato attentamente la musica tradizionale “che oggi non può essere suonata in Cina”, come annunciato dai due presentatori una in cinese l’altro in italiano, ma non ho sentito nessun accenno di musica pentatonale, invece molta ritmica Western e Country con un po’ di Rock e qualche incursione nel sinfonismo tardo-ottocentesco europeo, segnatamente Dvorak.

Delle scenografie, anch’esse influenzate da Broadway, mi ha colpito l’assenza di passi di danza classica; dunque niente Relevé o En Face o En Dehors, ma solamente molti volteggi a corpo libero come quelli che stanno bene nei Circhi; poi si notavano quelli che impersonavano i cattivi, nelle storie narrate dal balletto: in due racconti portavano sulle spalle la falce e il martello e , addirittura,  simulavano un tagliuzzamento chirurgico delle loro vittime.

Due ore di noia, ma applauditissime e interrotte da slogan inneggianti all’immagine idilliaca di un Impero, che però era noto, anche alla Ricerca storica, per la sua corruzione e per la fame dei suoi sudditi. Uscendo ho capito di aver solo dato un contributo in denaro alla propaganda USA contro la Cina.

 

One Comment

  1. Franco Masala

    Sottoscrivo in tutto e per tutto riguardo ad uno spettacolo a dir poco scandaloso e ben lontano dai simbolismi e dalla ieraticità di certa Cina.
    Altrettanto scandaloso il pubblico in visibilio non si sa per cosa.
    Unica consolazione: mi hanno regalato il biglietto. Io non sarei andato di certo!

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