Senza cultura non c’è economia [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 14 aprile 2022. La città in pillole. Nei quartieri di Cagliari da tempo si percepiscono i riti della Settimana Santa, il maggior concentrato di sacro, nelle declinazioni, rituali e simboliche, che l’uomo ha messo in scena. Morte e resurrezione comprese. A prescindere da chi governa, i luoghi e i riti conservano poderose impronte del sostrato che le comunità generano e conservano.

Come è il sacro, i cui percorsi prescindono persino dalle religioni in cui si materializza. Sembra auto occultarsi, per poi mostrare la sua potenza. Accadrà quest’anno, interpellando la sua più propria funzione taumaturgica per contenere le catastrofi che, come da migliaia di anni, si presentano, quasi sempre, in coppia.  Epidemia e guerra. Nei nostri territori il sacro ha accumulato tali stratificazioni da risultare difficile decostruire le svariate unità stratigrafiche da cui è composto.

In archeologia, le unità stratigrafiche sono nuclei identificativi. Possono perdurare quando il tempo in cui sono stati prodotti sia finito. Negli ultimi decenni hanno oltrepassato, nella metodica, le modalità rigide di considerare nello scavo, nel sottosuolo o in elevato, meccanicamente il succedere del tempo. Una conquista che l’archeologia deve, sul piano epistemologico e fattuale, alla psicanalisi che, da Freud fino a Lacan, ha, a sua volta, guardato come in uno specchio la disciplina che studia il mondo antico.

Ma anche l’archeologia si è servita dell’analisi e di molte altre discipline, tra cui la linguistica, la semiologia, e, naturalmente, quelle, strettamente, scientifiche e tecnologiche. Entrambe hanno come prima casa, la memoria. La collettiva, una e l’individuale, la seconda. Una vuole riconoscere quanto le genealogie collettive, passate e recenti, siano, generative per la comunità e l’altra quanto lo siano quelle private per il singolo.

Il sacro può essere denominatore dell’une e delle altre. Ma non è il solo, ancorché, nell’architettura dei territori ha un suo primato. Molti, infatti, sono gli ambiti in cui è necessario coltivare, recuperare, restaurare memoria e persino di questa vivere. Si riassumono nella parola cultura. Ha origine nelle pratiche che riguardano la cura della terra e su di essa si fonda il nostro vivere. Uno dei domicili è il paesaggio con chiese, musei, riti, cultura materiale e via declinando.

Un locus oeconomicus perché non c’è economia senza cultura. Forse intende questo, Dario Franceschini, ministro della cultura, con il libro, Con la cultura non si mangia? (La nave di Teseo).

Bona Pascha manna.

 

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