Le arance di Milis. Lo sviluppo di una comunità [di Sergio Vacca]
IN NOMINE DOMINI. Amen. Ego Boniço peccator, monachus et Priore Sancte Marie de Bonarcatu ki faço custa carta, cun voluntate de Deus et dessu donnu meu Iudice Comita, de comporu et de tramutu quantu fegi in tempus meu. (…) Comporei fundamentu in sanctu Iorgi de Calcaria et posi ad ortu de cedru et de omnia pomu (…). Questo nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, n. 134, anno 1148. Il Cedro dellafamiglia delle Rutacee, nome scientifico Citrus medica, è il progenitore delle diverse varietà di agrumi, arance, mandarini, limoni, presenti continuativamente a Milis dal XII secolo. Milis ha origini nel Bronzo Medio con alcuni nuraghi, tra cui il Cobulas con sette torri che costituisce il principale insediamento della zona fino al periodo bizantino. Da quella località avviene il trasferimento a valle, definendo il nucleo di prima formazione dell’abitato attuale; diverse le ipotesi: un fatto traumatico come un incendio boschivo; più verosimile la possibilità di raggiungere terre fertili – l’attuale valle degli agrumi definita dal Valery “La Vega” – e disporre più facilmente dell’acqua del rio Mannu. I giardini dell’area, indicati col nome di S’Ortu e is Paras, rientrano nella proprietà dei marchesi Pilo Boyl di Putifigari, giunti a Milis nell’anno 1800 a seguito del matrimonio tra il III marchese di Putifigari, il Generale don Vittorio Pilo Boyl e la nobildonna locale Maddalena Vacca Angioy Salazar. Alla proprietà si accedeva, e si accede, da un bel portale goticheggiante che riporta la scritta di Bosco di Villaflor. Ottocento anni dopo i primi impianti agrumari sorge, nelle immediate adiacenze de S’Ortu e is Paras, il complesso delle scuderie e della villa residenziale denominato Stabilimento Pernis-Vacca, che risale ai primi anni del 1900 su iniziativa dell’ing. Benvenuto Pernis, armatore di origine svizzera. Obiettivo dell’intrapresa: l’impianto di un moderno allevamento di cavalli destinato allo sviluppo della razza anglo-araba-sarda. L’allevamento diviene in breve tempo uno dei più importanti dell’isola e riconosciuto a livello nazionale. Cessa di fatto la sua attività alla scomparsa del fondatore, avvenuta nel 1922. Il compendio viene acquistato alcuni anni dopo da un cospicuo agrumicultore milese, che trasforma subito le aree, fino ad allora adibite al maneggio dei cavalli in agrumeti, impiantandovi le specie tradizionali del territorio. Due sono quindi gli edifici storici, con le relative pertinenze, fortemente legati all’agrumicoltura di Milis. Il palazzo Boyl, che presenta anch’esso una storia quasi millenaria. Nasce infatti nel XII secolo come monastero con annessa Cappella, tra i 17 ricordati nel Condaghe di S. Maria di Bonarcado; da lì vennero verosimilmente diretti l’impianto dei primi agrumeti e la loro coltivazione. Sulle rovine del monastero, nel XVII secolo fu realizzata una imponente a casa d’abitazione in puro stile gotico aragonese; col passaggio, dopo il 1816 del patrimonio alla famiglia Pilo Boyl, la casa fu ampliata fino alle dimensioni attuali e, con lo spostamento della facciata e l’aggiunta di nuovi volumi ed assunse il carattere di “castello di cortesia” in stile neoclassico piemontese. Palazzo e bosco di Villaflor sono stati visitati da tanti illustri personaggi: vari re di Sardegna, tra i quali Carlo Alberto di Savoia, nobili di varie casate reali d’Europa, come il barone tedesco Heinrich Von Maltzan nel 1826; scrittori, come Claude Pasquin Valéry, celebre bibliotecario di Versailles, che nel 1829, accompagnando l’allora principe di Carignano Carlo Alberto, definì l’aranceto il Giardino delle Esperidi. Della visita di Carlo Alberto rimangono tracce in una targa in ottone che riporta: Carlus Albertu, Rey Nostru, hat visitau custa vega su 18 de Maiu de su 1829, che per i decenni successivi ha indicato un albero del Bosco di Villaflor ritenuto il più grande ed il più longevo tra gli agrumi di Milis. Quanto allo Stabilimento Pernis-Vacca, l’edificio si sviluppa linearmente con planimetria a forma di “L”; in stile eclettico accademico, contiene decori ed affreschi floreali che fanno prevalere lo stile Liberty sugli elementi dell’ecclettismo tardo ottocentesco. L’intera costruzione ed una elegante cancellata lungo il viale d’accesso al paese, viale San Paolo, delimitano un vasto lotto di terreno situato al limite sud-occidentale dell’abitato di Milis ed inserito nel complesso agrumario della Vega di Milis. Negli anni ’80 e ’90 del secolo trascorso, i due edifici sono stati acquisiti al patrimonio comunale per essere utilizzati con finalità culturali, museali, convegnistiche e turistiche. Tra un secolo gli agrumeti di Milis potranno vantare un millennio di vita. Milis è leader indiscusso per tradizione agrumaria, fortemente legata alle condizioni ambientali, rappresentate da suoli di altissima suscettività per le produzioni frutticole, agrumicole in particolare, grazie alla ricchezza in minerali alterabili di origine vulcanica e da un clima particolarmente adatto. Le antiche varietà, tradizionalmente presenti nel territorio di Milis furono, sulla base di un malinteso adeguamento alle esigenze del mercato, sostituite integralmente dalle cultivar Washington, Naveline, Clementine; si tratta – come è noto – di varietà in voga negli anni 60-70 del Novecento che, se è vero che incontravano il gusto del consumatore, non rappresentano certamente la migliore espressione della nostra tradizione agrumicola, ma nemmeno riescono a caratterizzare il gusto del Territorio. Nei giardini dello Stabilimento Pernis-Vacca, negli anni 90 del secolo scorso, furono impiantate, per crearne una sorta di giardino botanico, circa 70 piante di agrumi, molte delle quali eredi delle antiche varietà. Quella collezione, ancorché a lungo trascurata, tuttavia formata da piante ancora vitali, rappresenta i più importanti genomi delle antiche varietà agrumicole del territorio; questa collezione, unica nel suo genere, rappresenta un patrimonio genico di straordinaria importanza. La salvaguardia di quella collezione rappresenta perciò un momento estremamente importante per mantenere viva la conoscenza sulle antiche varietà, delle quali andrà approfondito lo studio genomico, ma anche verificata la possibilità di miglioramento di alcune caratteristiche, come ad esempio l’eliminazione della presenza di semi. Il recupero di queste antiche varietà potrebbe – ovviamente il condizionale è d’obbligo – far sviluppare commercialmente prodotti di nicchia, che rappreserebbero ancora meglio l’alta qualità del Territorio di Milis.
|
Apprezzo molto questo racconto informativo ed illuminante di Sergio Vacca sulla storia delle “Arance di Milis”. L’augurio, non solo per l’anno che viene, ma per il futuro di quest’isola, una gemma nel Mar Mediterraneo, è di mantenere e curare la biodiversità dei prodotti agricoli, frutti dell’impegno delle nostre mani e della nostra mente, nonché della tradizione sarda e della nostra terra. Ad majora Milis! – Ad majora Sergio!
Sergio i tuoi articoli sono sempre molto interessanti e ricchi di informazioni