L’inquietante evasività di certi politici [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 22 febbraio 2024. La città in pillole. C’è qualcosa di inquietante in Sardegna in queste ore: un ingolfato traffico di persone, convocate per spiegare ai sardi cosa potrebbero diventare. I migliori sono profeti in miniatura di improbabili “magnifiche sorti progressive”. Specie con questi non bisogna dimenticare l’aforisma di Adorno che dietro benevole strette di mano e baci alla pantofola, si celano spietati corsari che con podatari indigeni vogliono alienare terra e persone. Rapine e disconoscimenti. Invarianti denominatori che, a gradazione diverse, ci appartengono. Questo raccontano anche i realia ovvero quanto candidati/e dichiarano nelle interviste, in questo giornale. Documenti eccezionali per i futuri storici perché rimangono col carico, specie, del non detto, per incompetenza o per mala intenzione. La propaganda conferma la sindrome che un giornale nazionale ha definito reductio ad sardum. Esaustiva espressione per dire delle modalità, da tutti adottate, non dissimili dall’abito in velluto che fa Sardegna ma che si consuma nella banalità. Abita ogni spazio e pretende di essere paradigma. Ma è una foglia di fico perché persiste in genericità evasive, mai centrate sul merito delle questioni e su come risolverle. Ama piuttosto il mood esistenziale, possibilmente, etnocentrico. Se avessero allestito un laboratorio per misurare il Dna ci sarebbe la fila, tra candidati e ospiti, per dimostrare il pizzico di sardo presente ancora in molti europei. Che saranno mai migliaia di pale eoliche; la vendita del petrolchimico senza essere neanche interpellati; il PPR non esteso a tutta la Sardegna ma che tutti vorrebbero modificare per farsi i fatti propri; la sanità da quinto mondo; l’istruzione, in qualche caso, persino non valutabile? Meglio la narrazione distopica della Sardegna? Per rendere generativa, almeno, la noia che ne deriva, applicando l’assunto di W. Benjamin che questa è come «l’uccello incantato che cova l’uovo dell’esperienza», ecco un libro di Sandro Corso “L’invenzione della Sardegna. Identità della Sardegna nelle narrazioni dei viaggiatori europei (1780-1955). 2023”. Tra mille, una frase di D.H. Lawrence in Sea and Sardinia. Lo scrittore e Frieda, provengono dalla raffinata Taormina, e a Palermo, si imbarcano, nel gennaio del 1921, verso un’isola sconosciuta. Scrive:” La Sardegna non ha una storia, né alcuna data, nessuna razza e stirpe […] Si trova al di fuori; fuori dal circuito della civiltà”. Difettava di storia e di geografia. Come molti che, in queste ore, attraversano l’isola. |