Quel magnifico paesaggio di Torregrande, dalla foce del Tirso al porticciolo turistico [di Gabriele Calvisi]
Intervento per l’Assemblea dei cittadini del 4 Aprile 2014. La Pineta é tua. Comitato tutela e sviluppo Torregrande, Gruppo intervento giuridico (NdR). L’obiettivo é raccontare una storia ordinaria, banale, di consumo del territorio, di ambiente e cultura. Direi, senza esagerare, di ciò che appare una ordinaria e triste perversione istituzionale, economica, ambientale e sociale. L’assemblea di oggi sarà un racconto libero. Di idee, ragionamenti, valutazioni. E di politiche se ci riusciremo. Vorremmo comporre una qualche consapevolezza, un orientamento, un senso collettivo e pubblico, oggi frammentati e dispersi negli interessi privati individuali. Vorremmo far prevalere quel che resta del diritto pubblico rispetto a quello privato e di mercato declinato nel consumo distruttivo di beni pubblici non curati e preservati dalle istituzioni pubbliche sempre più svuotate, erose e lontane dall’interesse collettivo e della comunità. Istituzioni pubbliche che appaiono intercambiabili senza nessuna differenza tra destra e sinistra. In particolare oggi prive di una visione che dia senso e che conservi i tratti della propria storia dell’identità, delle comunità. Incapaci di indicare una direzione, una politica pubblica, indipendentemente dalle persone che le rappresentano e dai partiti svaniti dal ruolo di soggetti collettivi e intermediari di democrazia e partecipazione tra società e istituzioni. Esporrò qualche frammento di ragionamento fra poco. L’assemblea é organizzata in questo modo. Darò la parola ai relatori che esporranno ciascuno un pezzo di questa storia, un punto di vista, una osservazione, una visione. Con questo ordine: 1) Luciana Miglior ci racconterà il primo paragrafo di questa storia della pineta e del progetto Ivi petrolifera di privatizzazione, speculazione, recinzione e consumo; 2) Franco Sotgiu, ci condurrà nei colori delle singolari biodiversità della pineta; 3) Gianluigi Deiana, ci racconterà un punto di vista di sistema più ampio e i meccanismi di preclusione alle nuove generazioni di beni pubblici; 4) Stefano Deliperi, ci racconterà le sbavature giuridiche del percorso amministrativo del progetto Ivi Petrolifera e i percorsi corretti partecipativi della legalità; 5) Mauro Gargiulo, ci parlerà della sostanziale trasformazione del paesaggio e del territorio oggetto di intervento. Primo frammento. Siamo immersi da un terzo di secolo nelle politiche liberiste. Che continuano ad imporre una vera e propria “ragione” nel mondo della modernità. E non si vedono contro ragioni. Nonostante abbiano fatto precipitare Stati e società in crisi politiche e regressioni sociali sempre peggiori. Penso alla Grecia, come esempio non esaustivo. E guardo con preoccupazione alla Sardegna e all’Italia e ad altri paesi europei. Non è solo distruzione programmata delle regolamentazioni e delle istituzioni. E’ anche la costruzione di una norma che impone a ognuno di vivere in un universo di competizione generalizzata. Prescrive alle popolazioni di scatenare le une contro le altre una guerra economica. Organizza i rapporti sociali secondo un modello di mercato. Arriva a trasformare l’individuo a concepire se stesso come impresa. Il successo del pensiero neoliberista é continuamente raccontato nei diversi aspetti: in quello politico; in quello economico con l’ ascesa del capitalismo finanziario globalizzato; in quello sociale: l’individualizzazione dei rapporti sociali a scapito delle forme di solidarietà collettiva, del senso del pubblico; l’estrema polarizzazione tra ricchi e poveri. Il grado di diseguaglianza di oggi è come quello del 1929, e le diseguaglianze sono più forti nelle regioni deboli, prive di motori di sviluppo che riducono le diseguaglianze come l’industria manifatturiera o l’innovazione tecnologica e con Stati deboli che non ridistribuisco. Come per esempio in Sardegna e in provincia di Oristano che registra un profilo di diseguaglianza maggiore di quella di Nuoro alla pari di quella di Sassari e Cagliari. Nei momenti recessivi e deflattivi come quello attuale, del tutto simile a quello del ’29, di alta disoccupazione, di crescente povertà, di bassa remunerazione del lavoro, di trasformazione di paradigma, è oltremodo facile, trovare il consenso fideistico, anche con l’uso dell’informazione e dei media come strumento di governo dei processi sociali ed economici, su un progetto come quello dell’IVI petrolifera che pur avendo inquinato con sostanze tossiche e non bonificato nulla, é autorizzata a consumare territorio, incorporare nelle sue proprietà 105 ettari di pineta pubblica: un patrimonio pubblico ambientale privatizzato; svuota il ruolo regolatore delle istituzioni pubbliche, disegna un progetto edilizio turistico fallimentare, non competitivo, avulso dalle tendenze dei mercati turistici; fuori scenario dalla economia e cultura locale e dai punti di forza culturali presenti. Avulso dai processi di pianificazione portati avanti dallo stesso Comune di Oristano, dalla Provincia e dalla Regione Sardegna. Un progetto senza senso, fuori visione, avulso, estraneo, distruttivo. Secondo Frammento. Il Comitato per la tutela e lo sviluppo di Torregrande non é un organismo che pratica la democrazia del rancore, l’esercizio della negazione. E’ il contrario. Vuole praticare la democrazia della partecipazione con i valori del ‘900. Quella che costruisce, nel conflitto democratico delle idee, forme di solidarietà collettive e di sviluppo economico sostenibili con il segno della propria storia, della giustizia sociale e del senso pubblico. D’altra parte il Gruppo di intervento Giuridico non è un organismo di democrazia dell’imputazione, del ricorso al giudice. Al contrario pratica e chiede l’osservanza delle regole e chiede nuove regole, sempre più spazzate via dalla de-regolazione e dalla distrazione delle pubbliche amministrazioni specie in zone di basso sviluppo, dallo svuotamento delle istituzioni pubbliche, dalla riduzione del diritto pubblico a vantaggio del diritto privato. Terzo Frammento. Ho seguito la progettazione integrata in capo alla Provincia di Oristano. Una stagione importante di pianificazione e di riflessione su un possibile sviluppo partecipato e sostenibile, dopo la svolta innovativa del Piano Paesaggistico Regionale alla cui elaborazione ha dato il contributo tra i più rilevanti un politico oristanese di qualità. E ho partecipato, con l’allora direttore generale della Provincia alla stesura dell’Intesa Istituzionale Ras, Provincia e Comune di Oristano che riassumeva i progetti strategici frutto della progettazione integrata. L’amministrazione comunale di Oristano di oggi per l’approvazione del Progetto Ivi Petrolifera si richiama, incardinandolo in quella Intesa, ad una frase della Intesa che dice “ Sostegno al sistema golfistico”, come se si riferisse al progetto IVI e al campo da golf proposto dall’IVI. Ebbene é un falso, totale. L’IVI petrolifera allora balenava l’idea di Beauty Farm, Centri benessere non meglio identificati. Il riferimento generico di quella frase era al sistema golfistico di Is Arenas ed ad uno possibile di Bosa. Cardine Falso dunque, Volutamente falso. Inoltre né il PPR regionale, per quell’ambito (il 9), né il PUC di Oristano, approvato successivamente alla progettazione integrata, prevedevano nessun campo da golf che è pur sempre un’attività edificatoria, né la creazione di una borgata di lusso recintata con la distruzione della pineta litoranea con una colata di cemento dalle forme bizzarre. Gli indirizzi dell’ambito nove del PPR recita: “Riqualificare la pineta litoranea di Arborea e di Torregrande e le zone umide retro litorali attraverso una progettazione unitaria mirata a ricreare i rapporti fra zone interne, insediamento e sistema sabbioso, anche attraverso il miglioramento della accessibilità e della fruizione dei sistemi litoranei con servizi e attrezzature.” L’intesa istituzionale Ras Provincia Comune prevede invece esplicitamente la realizzazione del progetto Parco fluviale del Tirso. Questo sì progettato dalla RAS, dalla Provincia e dallo stesso Comune di Oristano nella componente del progetto Phoenix. Strano? E quel bellissimo progetto era ed é coerente con la progettazione integrata, il PPR regionale, lo sviluppo sostenibile e ambientale e fondante il progetto di turismo sostenibile e culturale provinciale che crea (Il parco dei Fenici, Il parco Fluviale, Phoenix), integra e attiva i fattori competitivi locali di sviluppo. E’ un progetto che contiene una visione, un senso, un destino, una sostenibilità. E in quel progetto la pineta di Torregrande, sintetizzando un passo scritto dall’architetto Pier Paolo Perra progettista di quella visione é vista in questo modo “ Il sistema di rimboschimento retro dunale rappresenta la diretta prosecuzione del parco fluviale della valle del Tirso e e l’anello di congiunzione con il parco culturale dei Fenici. La pineta litoranea fornisce una irrinunciabile opportunità per recuperare anelli spezzati, collegamenti ora difficili, attraverso la costruzione di nuove connessioni spaziali fra ambienti diversi e risorse. Consente di immaginare un nuovo ruolo territoriale, paesaggistico e funzionale di questa risorsa verde. Una importante risorsa con dotazioni funzionali per le attività sociali, turistiche sostenibili, e del tempo libero. Costruire una serie continua e flessibile di piani verde che recuperano gli elementi naturalistici come il mare, la spiaggia, le dune, la pineta e le radure integrate con la foce del Tirso. Dunque l’amministrazione comunale di oggi non conosce e non ha seguito le sue stesse pianificazioni, i suoi stessi progetti che contenevano una visione. Ha rinunciato a dare una indicazione, un pensiero, e accetta, invece un progetto senza senso che non riqualifica, ma trasforma e accentua le ferite, spezza un vasto anello naturalistico, storico, culturale paesaggistico delicato e incantevole a ridosso della foce del fiume Tirso. L’intervento IVI non proviene da un pensiero pubblico ma é la formulazione di un pensiero imprenditoriale privato del resto inadeguato, e per altro fallimentare anche economicamente e indifferente al contesto, alla storia e alla natura di Torregrande. D’altra parte la rinuncia dell’amministrazione ad una propria visione segna il un ritrarsi dalle proprie responsabilità collettive. La visione corretta é quella invece di imporre la bonifica dei 13 ettari inquinati dalla IVI Petrolifera. E su quei 13 ettari re-impiantare la pineta superando la discontinuità attuale in maniera tale che la pineta ritorni nella sua completa configurazione iniziale prima delle attività ex Sipsa. E allora su quella continuità verde riqualificare, adesso si, l’intera pineta secondo quanto previsto dal progetto Parco Fluviale del Tirso. Il Comune può dare invece opportunità di investimento agli imprenditori e alla stessa Ivi con una sua visione e una sua strategia nell’area urbana di Torregrande per realizzare l’anello mancante urbano tra Villa Baldino e il Porticciolo Turistico. Recuperando dal degrado e dall’abbandono un’area urbana pregiata. Dando funzione e valore al Porticciolo turistico, un senso urbano compiuto alla borgata marina di Torregrande, alla sua storia e ai tratti dell’identità degli oristanesi.
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Accidenti, Gabriele, ho letto la tua introduzione, ho seguito gran parte del dibattito, compresa la caduta di stile del sindaco nei confronti di Savina Massa, tutti o quasi interventi di livello elevato e non certo fuori tema, ma oggi ho letto l’Unione Sarda e mi sono reso conto che a LUI non gliene importa un bel niente. Il problema purtroppo non è l’ambiente, il territorio, l’interesse dei cittadini, ma esclusivamente il profitto, dopo aver disastrato, con una caffettiera prima, con un inceneritore poi, almeno cinque ettari (dieci campi di calcio) riempiendoli di idrocarburi,
di diossina, fino a raggiungere la falda, compiendo un grave reato ? aggravato dallo stato di abbandono per anni, nel totale disinteresse del comune, della provincia, della regione, della ASL. E’ stata un’omissione? O c’è stato qualche richiamo, qualche sanzione, qualche denuncia? Che io sappia, no!