Ninfomania: dopo l’orgia che si fa? [di Carla Deplano]
Sex addiction, ovvero sesso-dipendenza, ninfomania e satiriasi: in una parola, ipersessualità. E la settima arte degli anni duemila come specchio della società. I film americani ed europei trattano sempre più frequentemente una patologia che negli ultimi tempi si è trasformata in una vera e propria piaga sociale: l’ipersessualità nelle sue declinazioni e varianti di sorta. In uscita ora anche nelle sale italiane, l’atteso Nymphomaniac del regista visionario danese Lars Von Trier è solo l’ultimo di una serie di film che affronta questo pruriginoso tema. La storia del viaggio erotico di una donna dalla nascita fino ai suoi 50 anni, raccontato dalla protagonista che si autodefinisce ninfomane, sarà distribuita nella versione da 4 ore dapprima in due distinte tranches (capitolo I e II), mentre la versione senza censure di 5 ore e mezzo con tanto di attori professionisti del settore hardcore arriverà a maggio: ninfomani due volte, dunque, tanto per non farsi mancare nulla! Due anni fa esce nelle sale francesi Les infidèles, commedia misogina e maschilista firmata da ben sette registi – Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtes, Jean Dujardin, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau, Gilles Lellouche – che attraversa il tema della dipendenza sessuale per soffermarsi sui tradimenti coniugali strizzando l’occhio alla commedia italiana ed in particolare ai I Mostri di Dino Risi (con risultati peraltro poco convincenti).
Contemporaneamente, negli Stati Uniti, è la volta della commedia drammatica Thank you for saring, con Gwyneth Paltrow nei panni della compagna di un ipersessuale in cura disintossicante. È il 2011 quando Steve McQueen, omonimo del mitico protagonista di Papillon e regista vincitore dell’Oscar per il miglior film del 2014, 12 Years a Slave, partecipa alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia col suo Shame, dove uno straordinario Michael Fassbender vince la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile nel ruolo di sex addicted. Nel 2008 è la volta della Spagna con Valérie, Diario di una ninfomane di Christian Molina, ispirato al romanzo erotico di Valérie Tasso. Mentre nel 2005 il regista americano Caveh Zahedi mette in scena la dipendenza dal sesso e l’impatto sulla propria vita nella commedia-documentario I’m sex addicted. Nello stesso anno esce in Italia Melissa P. – che farebbe tanto Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino se non fosse per un’istanza di anonimato originario – liberamente tratto dal romanzo autobiografico Cento colpi di spazzola divenuto caso letterario nel 2003, nonostante il parere negativo della critica, per il fatto che tratta con dovizia di particolari i numerosi amplessi dell’autrice Melissa Panarello, all’epoca minorenne. Non si tratta di un problema che riguarda solo debosciati o vip come Douglas senior e “junior”, Tiger Woods o Charlie Sheen. La patologia è sempre più diffusa e il sesso può diventare una droga anche per i comuni mortali. Negli Stati Uniti si parla di 10 milioni di casi. Da noi, invece, secondo una ricerca condotta alla Sapienza di Roma i “drogati di sesso” sono giovani intorno ai 30 anni e circa il 10% della popolazione è sesso-dipendente, mentre il 20% mostra comportamenti a rischio. Occorre meditare su questi dati. E sul fatto che la pornocrazia imperante sia certamente una possibile concausa, mentre la causa scatenante sia determinata dal vuoto esistenziale e dalla necessità compulsiva di colmarlo con un “pieno” effimero e malato che devia i rapporti intra/interpersonali secondo un circolo vizioso duro a morire. *Nella foto: locandina del film Nynphomaniac di Lars Von Trier |
Dubito che sia un comportamento ipersessuale nuovo e legato ai nostri tempi. Come l’omosessualità è sempre esistito nei secoli dei secoli: la differenza sta nel fatto che oggi non esiste più privacy. Il vero eccitamento odierno è il gusto estremo di sbandierare tutto a tutti.
Clarissima, proverò a risponderti in pillole, a costo di banalizzare alcuni passaggi salienti.
Come sai meglio di me, l’omosessualità è determinata da cause genetiche e/o ambientali. È diffusissima presso tutte le specie animali e per ragioni belliche è stata fortemente caldeggiata nella società greca e contemplata, insieme alla bisessualità, in quella romana. Poi il cristianesimo e la cultura teocentrica con il suo senso di colpa ha determinato un radicale cambiamento dei costumi, anche sessuali, avvertibile ancora oggi nonostante tutte le parentesi culturali laiche e antropocentriche dei corsi e ricorsi storici fino all’Illuminismo ed al Relativismo postmoderno. Tanto più che abbiamo il Papa in casa.
Detto questo, certa “esuberanza” di un D’Annunzio che dilapidava le sue fortune con le prostitute per appagare una sete implacabile faceva notizia tra noi studenti, proprio perché si trattava di un caso a sé e non certo della norma comportamentale, fortunatamente. De Sade e Casanova erano altrettanti “casi” celebri. La nostra educazione sessuale, e penso anche quella dei nostri genitori, in mancanza di internet e di una disciplina scolastica ah hoc, avveniva attraverso i carmi e i sonetti di carattere erotico-licenzioso di Catullo, Marziale e Aretino, mentre il Gelsomino notturno di Pascoli la diceva tutta sulla fatidica “prima volta”, con il suo linguaggio ermetico simbolista. La scoperta avveniva per gradi e lasciava spazio alla fantasia, all’immaginazione, alla creatività e, soprattutto, all’idea che si trattasse realmente di un’arte raffinata. Come sono lontani i tempi dell’ars amatoria!
La trasformazione socio-antropologica degli ultimi 10-15 anni, con il bombardamento mediatico di quella che non casualmente ho definito “pornocrazia imperante”, ha modificato e profondamente alterato la percezione della sessualità. Che ci piaccia o no, siamo costantemente bombardati da immagini e messaggi espliciti che inneggiano al consumo di un sesso che prescinde da forme concrete di relazione e comunicazione per assecondare una “coazione a ripetere” in cui tutto ciò che conta è la quantità, a scapito della qualità. Non occorre un semiologo per constatare come pubblicità, video-clip, film e tutte le immagini e i video che vediamo per strada, al cinema o comodamente seduti nel nostro sacro soggiorno domestico, siano sempre più volgari e adrenalinici e inneggino a determinati comportamenti che trovano, così, una propria giustificazione sociale. O quantomeno quella consuetudine familiare verso bassezze che solleticano le pance, che comporta un’altrettanto perniciosa assuefazione e indifferenza verso usi e costumi deviati o devianti. La recente inchiesta de Il Fatto Quotidiano sulla sessualità adolescenziale la dice lunga sull’idea distorta e assai triste che hanno del sesso le quattordicenni. Che lo consumano bulimicamente senza conoscerlo e senza provare il benché minimo piacere facendo un grosso danno a se stesse e ai loro ancora più inesperti partners maschili, che poco ci manca che diventino impotenti dopo la prima esperienza fallimentare bruciata.
Il terreno è fertile perché attecchiscano fenomeni come l’ipersessualità (che può d’altra parte avere origini a volte molto più complesse e radicate nell’ambiente familiare). Di fatto negli ultimi anni si è registrata un po’ ovunque una percentuale in crescita drastica di questa malattia, che fino alla seconda metà dell’Ottocento non aveva neppure un nome. Sul fatto che poi non esista più privacy e che al cartesiano “cogito ergo sum” si sia ormai sostituito l’ “appaio dunque sono” della generazione dei cosiddetti “nativi digitali” non ci sono dubbi: è il rovescio della medaglia dei social network!
Carla Deplano, un analisi puntuale che descrive efficacemente la velocità ed il perenne stato d’ansia del tempo contemporaneo. La domanda è sempre uguale, ed anche l’ipersessualità è fenomeno caratteristico: dove stiamo andando?
molte sono le donne che, per vari motivi, pensano di essere “ninfomani”. Tuttavia determinate condotte eccessive sono foriere di una valutazione clinica completa (anche sessuologica se agite in ambito sessuale) presso un capace psicoterapeuta allo scopo di diagnosticare chiaramente il problema (o i problemi), individuarne eventuali cause e capire infine che cosa poter fare per risolvere definitivamente. Sulla ninfomania poi si può vedere, in dettaglio, almeno nel pagine 282, 324 e 329 del “Il manuale pratico del benessere”, un percorso di auto aiuto psicologico patrocinato dal Club UNESCO, dove si propongono anche esercizi guidati, consigli concreti, prescrizioni salutiste nutrizionali e fitoterapiche, autovalutazioni e test psicologici per una crescita personale.