“Sotto le piante, nel bacio del sole, nella carezza dell’aria pura e frizzante” [a cura di Gabriele Calvisi]

Scuola-via-solferino

Pubblichiamo la bella discussione svoltasi nel Consiglio Comunale di Oristano – riportata da L’Unione Sarda nel settembre 1909  per la scelta dell’area su cui costruire il nuovo edificio scolastico. Sarà costruito 20 anni dopo. La Scuola Primaria Solferino è stata inserita nella lista di Monumenti aperti di Oristano del 3 e 4 maggio 2014

Per l’edifizio scolastico

Oristano, 2 – Quando il Consiglio comunale approvava la deliberazione di massima per la costruzione di un edifizio scolastico, parecchie furono le proposte per la scelta dell’area, e nella divergenza dei pareri fu ottimo avviso la nomina d’una Commissione che riferisse sulla questione. E la Commissione nella relazione presentata al Consiglio concludeva scartando quattro delle sette località proposte, e indicava le tre rimanenti come quelle che, in varia misura, riunivano le condizioni richieste:

a) l’orto dei signori Floris Temussi;

b) il locale della Missione e giardini

attigui;

c) l’orto dell’avvocato Enrico Meloni

La Commissione non aveva creduto opportuno pronunziare sulla scelta fra queste tre località né emettere alcun voto di preferenza, non essendosi in questo trovata unanime, e credette più conveniente lasciare al Consiglio la libera scelta definitiva. E il Consiglio previo maturo esame della relazione dopo respinto con voti 9 contro 4 il locale della Missione e con 10 contro 2 ed uno astenuto, l’orto Floris, deliberava l’acquisto dell’orto Meloni con voti 8 su 13 votanti. Che il Consiglio nella sua deliberazione, si sia ispirato, non a moventi estranei ed incofessabili, come ora si vorrebbe, ma ai criteri espressi dalla Commissione è indubbio ed evidente: come è innegabile che la Commissione fu unanime nell’adottare i criteri generali che servirono di base alla sua proposta di scelta e quasi unanime nei giudizi relativi alle diverse località esaminate. Soltanto il signor Cocco, consigliere comunale, che faceva parte della Commissione, sebbene convenendo con essa nei criteri generali, dissentì in Consiglio propugnando l’acquisto dell’orto Floris anziché della località che fu poi prescelta dalla gran maggioranza dei consiglieri. Un’attenta ed imparziale analisi dei criteri e giudizi espressi dalla Commissione convincerà anche i più mal prevenuti che al Consiglio non restava né né poteva presentarsi altra migliore e più logica soluzione di quella ch’esso adottava.

Noteremo anzitutto che delle sette località esaminate dalla Commissione una venne senz’altro scartata per il costo eccessivo di espropriazione ed anche per la sua poco felice posizione: altra località in via San Sebastiano, fu parimenti scartata perchè eccentrica e in situazione non adatta a tenervi le scuole. Le altre hanno in comune la loro contiguità alla via di circonvallazione:se pure una tal qualifica non sia oggi antiquata ed impropria, poiché coll’estendersi dei sobborghi questa via che cingeva la vecchia città murata, ha ormai perduto il suo primitivo carattere ed è divenuta, per lungo tratto del suo percorso, una via non solo interna ma anche centrale poi chè divide la città in due parti quasi uguali. Non a caso furono indicate tali località all’esame della Commissione; questa vi fu sopratutto fra i più importanti: la centralità. Ora, due di esse località sono situate al nord dell’orto Meloni e due al sud; l’orto Meloni che resta in mezzo, vanta dunque, a preferenza degli altri tutti, il requisito della centralità, importantissimo in vista della destinazione. Certo, né l’orto Floris e neanche il locale della Missione possono dirsi più favorita dell’orto Meloni sotto questo aspetto, ed una semplice occhiata alla pianta topografica della nostra città a convincersene. Lo stesso fabbricato della Missione che da questo punto di vista sarebbe in miglior condizione dell’orto Floris, è però assai più eccentrico di questo: esso é infatti posto sull’orto dell’abitato, al suo limite estremo. Al di là i campi aperti, dai quali lo separa soltanto la via circonvallazione – e non di nome soltanto, questa, ma anche di fatto tanto che ci è reso per regolamento obbligatorio il passaggio dei veicoli di transito e continuo ed assai intenso vi è il carreggio. E’ dunque evidente che dal alto della centralità l’orto Meloni é molto meglio favorito d’ogni altra della località esaminate. Ma a questa centralità corrisponde la facilità d’accesso, giusta il secondo criterio di scelta adottato dalla Commissione nella sua diligente inchiesta?

Si, certo, ove si segna il provvido suggerimento della Commissione che consigliava la demolizione di poche misere casupole terrene adiacenti che metterebbe le scuole in comunicazione colla via G.M. Angioy e col centro dei sobborghi. E la spesa occorrente, sia per se stessa come di fronte all’utilità che ne deriverebbe, è, come vedremo, di così poca entità da non influire certamente sui destini del deliberato consigliare. Si obietta l’inconveniente e il pericolo del passaggio dei branchi di bestiame nella via Solferino (l’antica via di circonvallazione) e in via Othoca: ma questo inconveniente verrebbe appunto eliminato, per quanto riguarda l’area dell’orto Meloni, con il nuovo passaggio: gli alunni, abitanti entro l’odierna cinta, non farebbero che attraversare, alla lettera la via Solferino, perchè il passaggio si aprirebbe di fronte al nuovo edifizio scolastico, e a quelli che abitano nei sobborghi, dopo il passaggio interno riservato ai pedoni, seguendo per breve tutta la via Othoca arriverebbero al crocicchio di via Alborea, via Aristana e via Sassari tre fra le più belle ed importanti dei sobborghi.

Mentre l’inconveniente, anzi il pericolo a cui s’è accennato resta e resterebbe irreparabile per l’accesso alle altre due località: orto Floris e Missione. Infatti non si può accedere ad esse, da gran parte dei sobborghi, che percorrendo quelle due vie appunto, a meno di voler fare un lunghissimo giro. Ma se come centralità e come accessibilità l’orto Meloni é incontestabilmente in migliori condizioni delle altre località, lo sarà parimenti per il lato igienico, ch’è il più importante nella questione e quello a cui più che ad altro, si deve badare nella scelta? Quale delle località esaminate e scandagliate dalla Commissione presenta i miglior e più rassicuranti requisiti? L’orto Meloni o le altre due ? Il regolamento 2 dicembre prescrive: “ I fabbricati scolastici siano lontani da corsi d’acqua inquinati da spurghi luridi, da acquitrini, da acque stagnanti, da concimaie, ecc. Il terreno dev’essere, sempre che sia possibile, permeabile e secco e quindi preferibilmente ghiaioso, col livello della falda acquea sotterranea molto distante dal piano superficiale del suolo. Si eviti sopratutto un terreno acquitrinoso, soggetto a scoli d’acque”. Ora, quanto alla falda acqua, essa è ad una profondità presso chè eguale nell’orto Floris e nell’orto Meloni, mentre nel locale della missione è di due metri più vicina alla superfice del suolo. Anche perla natura del terreno il vantaggio é per l’orto Meloni poi chè il tratto più elevato di esso, quello appunto dove sorgerà l’edificio scolastico è di natura argillosa compatta: precisamente quale si richiede dal Regolamento su citato che appunto suggerisce, anzi prescrive il trasporto di questa qualità di terra per risanare i terreni poco adatti.

E tale lavoro, in senso però del tutto opposto, venne da poco fatto nel cortile del signor Carabelli attiguo più di un metro di altezza di terriccio vegetale deposto dalle alluvioni del Tirso, lo si rese così ottimo per la coltivazione del frutteto ma meno che mai adatto ad erigervi l’edifizio scolastico. Acquitrini ed acque stagnanti non esistono, salvo quella che si forma nell’invernata fuori Porta a Mari, di rimpetto ai Cappuccini ed alla Missione vicinissimo a quest’ultima e ben lontano dall’orto Meloni. Di concimaie vere e proprie, e cioè di fosse ove s’accumulano i detriti organici d’ogni sorta sottoponendoli a frequenti innaffiamenti per accrescere ed accelerare la fermentazione, non se ne ha traccia. Quella spandicera periodica di stallatico che ogni provvido ortolano pratica per fertilizzare il terreno e che è comune alle altre tre localtà, naturalmente cesserebbe colla nuova destinazione.

Più, grave, se fondato, sarebbe l’appunto fatto da qualche membro della Commissione: che cioè, tanto l’orto Floris, quanto l’orto Meloni sono umidi e traversati da qualche scolo d’acqua. Ma l’umidità che finora vi può essere riscontrata deriva dalla irrigazione: quando su quest’area si darà mano a fabbricare, d’irrigazione e per conseguenza d’umidità non si parlerà più: soppressa la causa, cesserà l’effetto. E per lo scolo dell’acqua rilevato in entrambe le località, non si tratta che dei soliti, inevitabili scoli d’acque piovane e questi di hanno dappertutto. Si deve notare, per quanto riguarda il nostro assunto, che il canale che rasenta l’orto Meloni raccoglie le acque piovane di una zona molto limitata e quest’acqua poi passa presso l’orto Floris in quantità molto maggiore, più che quadripla, perchè per via raccoglie le acque confluenti da molte strade. E questo volume d’acqua ancora aumentato della portata dell’altro fosso esistente dall’altra parte dell’orto Floris e delle acque defluenti da via Cagliari si raccoglie nel fossato attiguo all’area del locale della Missione.

La quantità d’acqua che, in caso di pioggia, può costeggiare l’orto Meloni e quindi minima in raffronto di quella che tocca le altre due località: e se oggi ancora percorre due lati dell’area, quando vi si potrà praticare, con spesa lievissima, un canale rettilineo che ne abbrevi il percorso e ne aumenti di conseguenza il pendio, il fosso si ridurrà a ben poco, né sarà dissimile in nulla da qualsiasi altro fosso stradale di scolo per le acque piovane. Anche dal lato importantissimo dell’igiene dunque , l’orto Meloni si presenta in molto migliori condizioni delle altre località: vedremo in seguito come esso le superi, e di gran lunga, dal lato economico e da quello dell’assettoedilizio.

Oristano, 2 (Z.) – Frattanto dal lato economico della questione, meritevole pur esso della massima considerazione, diciamo subito subito : se tutte le altre ragioni militano a favore dell’acquisto dell’orto Meloni, come abbiamo dimostrato, la ragione economica, più di qualunque altra, dovrebbe persuadere e convincere : qui si fratta di cifre sopra e l’aritmetica non è un opinione. Vediamo i dati della Commissione: Espropriazione dell’orto Floris lire 15,000 almeno; Espropriazione dell’orto Meloni Lire 15,000 a 17,000; Espropriazione per la Missione lire 5000 a 6000.

Aggiungiamo subito che nella spesa in apparenza così modesta, per il locale della Missione, bisogna mettere in conto anche quella del traslocamento della Corte d’Assise coi necessari adattamenti del convento degli Scolopi, spesa preventivata dall’ufficio Tecnico del Comune in 14,000. La somma è parsa esagerata ma certo chi esprimeva tale giudizio non ricordava che l’adattamento della sede attuale delle Assisi e costò ben 9000 lire: ed erano tempi in cui mano d’opera e materiali da costruzione erano lontani dai prezzi d’oggi: ora col rincaro nei materiali e nel lavoro, quelle 9,000 equivalgono a 12,000, forse più ma certo non un soldo in meno. E si aggiunga che allora trattavasi di un locale già pavimentato e pulito pochi anni innanzi ed in cui occorsero poche modificazioni, certo inferiori per numero ed entità a quelle che sarebbero necessarie per installare la Corte nel convento degli Scolopi. Bisognerà in secondo luogo mettere in conto lire 1200 annue per fitto delle 5 o 6 aule scolastiche, durante i lavori di adattamento della nuova Corte d’Assise e la costruzione dell’edifizio scolastico.

Il che ammonta a 2400 lire, per il perfetto prosciugamento e l’abitabilità dei nuovi locali. Devesi ancora aggiungere che adottando quest’ultima soluzione, l’amministrazione del Comune verrebbe a perdere la disponibilità del primo piano e di parte del piano terreno della Missione e quella della chiesa e di 5 o 6 aule degli Scolopi. Ora tutto ciò rappresenta una rendita netta annua superiore alle 1100 lire e con questa rendita, al tasso favorevole stabilito per tali costruzioni, l’amministrazione potrebbe pagare gli interessi di un capitale superiore alle 29,000 lire, capitale che potrebbe essere ben utilmente impiegato nel rendere più ampio e bello il costruendo edifizio scolastico. Infine, a causa della maggiore profondità del terreno atto a reggere il peso della costruzione, la spesa per le fondazione, che pura forma una non trascurabile parte della spesa totale, è maggiore nell’orto Floris e più che doppia pel locale della Missione di quello che possa essere per l’orto Meloni.

Da un calcolo sufficientemente approssimato tale differenza relativamente alle due ultime località risulta certamente superiore alle 3,00 lire. Ma, si osserva qui, ed il ricavo dei materiali di demolizione non lo mettete in conto?! Rispondiamo che é un calcolo errato il fare troppo assegnamento su questo articolo. E valga a persuadere il conto in totale L. 53000,00 e deducendo L. 2000,00 pel molto ipotetico ricavo delle demolizioni si ha sempre un totale di L. 51000,00. Concludendo: le spese di espropriazione per l’orto Meloni, secondo la Commissione, andrebbero da 15 a 17000, somma che certamente non verrà oltrepassata; per l’espropriazione dell’orto Floris lire 15000 almeno, più spesa tutt’altro che lieve occorrente a spianarne la superficie che è molto irregolare: spesa colla prima e con quella maggiore occorrente per le fondazioni supererà certamente quella della espropriazione dell’orto Meloni. Per la Missione infine la somma sopra calcolata in lire 51000. Giudichi ora il lettore imparziale se anche dal lato economico non sia mille volte preferibile la località scelta dal Consiglio.

Altre ragioni suffragano la scelta suggerita dalla Commissione e deliberata dal Consiglio. Dato che per un caso improbabile il Consiglio ritornasse sul suo deliberato e si decidesse per la Missione, l’edifizio necessario a contenere la scuola occuperebbe la maggior parte dell’area disponibile non lasciando che uno spazio di m. 4 per allievo, in altri termini, precludendo ogni possibilità di esercizi fisici all’aria aperta; inoltre, per la ristrettezza dell’area, il muro di cinta, come nell’orto Floris, toglierebbe la vista dell’orizzonte. Di più, sulle scuole incomberebbe l’ombra lugubre del nuovo reclusorio, coi tetri spiragli delle sue celle. Il bello e gaio e riconfortante spettacolo per quelle piccole anime che si affacciano liete, ingenue, fiduciose alla vita! E si osò scherzare su questo giusto appunto e motteggiare alla raffinata moralità che lo ispirava!

Fu obiettato, a proposito del nuovo passaggio progettato, che in Oristano di vie ne abbiamo già troppe e che non conviene aprirne altre, sia pure nella forma modesta d’un breve passaggio per soli pedoni. L’osservazione è giusta , ma soltanto rispetto all’interno della città, formato da un intricato labirinto di piccoli viottoli, molti dei quali servono di ingresso secondario ai fabbricati che già danno sulle vie principali. Certo, la maggior parte di essi potrebbe essere chiusa con vantaggio del Comune pel risparmio nelle spese di manutenzione, di pulizia e d’illuminazione e per ricavo delle cessioni delle aree, nonché per l’estetica della maggiori vie che ci guadagnerebbero un tanto. Ma nei sobborghi la faccenda corre alquanto diversa, è anzi precisamente l’opposto e l’apertura del passaggio risponderebbe ad un bisogno imperioso d’una comunicazione diretta fra il centro ed i sobborghi: comunicazione che soltanto coll’espropriazione dell’orto Meloni e coi lavori che ne dipendono, sarà possibile.

E, badiamo, in Oristano non é fuor di luogo procurare di abbreviare le distanze; si suol dire che di distanze non ve ne sono…ma intanto ogni oristanese che si rispetti, e si tenga riguardato dalle scalmane, alla Stazione ci va in vettura! Altro vantaggio, quello di togliere, non certo l’antagonismo, ma una innegabile perchè evidente differenza e distacco tra i sobborghi ed il centro; e a questa stonatura si dovrebbe provvedere non a parole ma con fatti sopratutto dai consiglieri di parte popolare, quando ne hanno il destro, come in questo caso appunto. Ancora: un migliore e più decoroso assettamento degli uffici del Comune. E’ notorio ed a ragione lamentato quanto la sede degli uffici comunali è disadatta ed insufficiente: Segreteria, Ragioneria e Tesoreria, che dovrebbero essere contigue, collocate alla meglio in tre piani, tanto che per una pratica delle più semplici, funzionari e pubblico devono far spola chi sa quante volte su e giù nel palazzo del Comune nelle solitudini di Porta a Mari: il gabinetto del sindaco su un andito aperto a tutti, tanto che il primo sfaccendato cui salti in capo, può, baloccandosi nell’andito, udire quanto visi fa e dice…In una parola: locali possibili!

Mentre al primo piano degli Scolopi potrebbero avere comoda sede e gli uffici del Comune e la Conciliatura ed anche gli archivi del Tribunale e della Pretura che ora stanno molto a disagio. Nè ciò in pura perdita come avverrebbe col trasloco in quel locale della Corte d’assise, che anzi in special modo coll’attuale rincaro dei fitti, l’amministrazione potrebbe ricavare non poche migliaia di lire dalla vendita del palazzo comunale meglio adatto a privata abitazione che all’uso cui ora é destinato. Coll’acquisto dell’orto Meloni si avrebbe anche un  pubblico passeggio libero dall’indecenza e dal pericolo del continuo passaggio del bestiame: nei 20.000 mq. Di quell’area sarà facile e poco dispendioso chiuderne un tratto ed alberarlo; là le mamme condurrebbero in tutta sicurità i loro bambini al riparo dal passaggio degli animali e dei veicoli e lungi dal riflesso rovente delle pareti riscaldate dal sole; perché l’ampiezza stessa dell’area assicurerebbe per sempre ampiezza di lieti orizzonti e libera circolazione d’aria salubre. Dovrei aggiungere ancora dell’altro, stendermi ancora più sui vantaggi inapprezzabili d’una scuola che abbia a sua piena disposizione una vasta area libera; ma a che prò?

Tutti sanno ormai e conoscono il buono e dil meglio dei programmi didattici che specialmente per le scuole primarie, si vanno applicando dapertutto e consistono in brevi lezioni nelle aule spaziose, luminose, ben arieggiate ed in frequenti scappate all’area aperta – nel prato della scuola…quando c’è – dove gli scolari riposano il cervello e rinvigoriscono i muscoli nella corsa negli attrezzi, nel moto, in una parola, all’aria libera, aperta. Nelle nazioni più evolute anzi si va introducendo, con mirabile profitto intellettuale e fisico, la scuola all’aria aperta: sotto le piante, nel bacio del sole, nella carezza dell’aria pura e frizzante. Dovunque la disposizione del luogo lo permetta la lezione è impartita quasi per intero all’aperto ed i risultati che se ne sono finora ottenuti hanno del meraviglioso.

Perchè Oristano, che per le sue scuole può finalmente disporre d’una area più che sufficiente, sana e sotto ogni aspetto adatta allo scopo, perchè sarà da meno di piccoli centri meno favoriti e non tenterà anch’essa di rispondere degnamente alle nuove esigenze della civiltà e della vita moderna?

E’ questo il nostro voto più caro e il nostro più sincero augurio.

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