A Sassari il Padiglione per l’artigianato sardo [di Franco Masala]
Dal 1956 il padiglione, oggi intitolato a Eugenio Tavolara, è immerso nel verde dei giardini pubblici in prossimità dell’Emiciclo Garibaldi a Sassari. E’ tra le opere più significative di Ubaldo Badas, architetto senza laurea, attivo per lunghi anni senza possibilità di firmare progetti. Nonostante le alterazioni nelle aperture e negli spazi interni, risulta ancora evidente la cura per i dettagli e per le possibilità espressive dei materiali, variamente combinati negli accostamenti cromatici, nella disposizione delle tessere colorate, nelle ringhiere fantasiosamente decorate, secondo principi riscontrabili nell’architettura italiana di quegli anni. All’esterno i volumi della costruzione sono decisamente articolati e racchiudono gli ampi spazi espositivi interni: nel piano terra i pilastri punteggiano lo superficie, mentre una scala interna, decorata con i rilievi della Cavalcata sarda di Eugenio Tavolara in steatite, conduce allo spazio unico del livello superiore. Il fulcro dell’edificio è il cortile dove si affacciano le luminose vetrate delle sale contrapposte alla lunga parete esterna, sottolineata da una sorta di “percorso d’acqua” entro una vasca sovrastata dai rilievi in ceramica colorata con figure di animali e di uomini, opera di Giuseppe Silecchia, purtroppo gravemente danneggiate da atti vandalici. Sempre di Silecchia è la grande fontana in terracotta colorata nel patio e di Emilia Palomba il fregio esterno della vetrata. Tra i mutamenti più importanti si segnala la scala esterna, che ora poggia sul battuto, ma in realtà era sospesa sull’acqua di una vasca più grande dell’attuale con un effetto di straordinaria leggerezza. Il padiglione è stato per lungo tempo gestito dall’I.S.O.L.A. (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigianale), fondato nel 1957 con lo scopo di promuovere e valorizzare i prodotti dell’artigianato, considerato allora come l’espressione più genuina e vera della Sardegna. Il restauro in corso lo restituirà, si spera presto, alla pubblica fruizione.
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Compagni: che bello il relativismo culturale. In Germania il salario minimo orario è 8.50 euro, in Italia il massimo mensile è 8.50 euro.