Un insulto a tutti i sardi:Pensioni d’oro e facce di bronzo [di Roberto Casu]
L’Unione Sarda 10/05/2014Napolitano ieri pomeriggio: «Mi preoccupano i populismi». Con tutto il rispetto, monsieur le president: ma dopo le edificanti notizie dal Consiglio regionale sardo (vitalizi a 40 anni) e da Olbia (13 indagati per l’alluvione), più che per i populismi ci saremmo aspettati preoccupazione per il pensionismo d’oro e per il protezionismo incivile di chi avrebbe dovuto proteggerci e non lo ha fatto.
Oltre che – giusto per non apparire sardocentrici – per il mazzettismo del suo vecchio compagno Greganti (Primo di nome e primo di fatto nell’arte dell’arraffare) e della cupola che gestiva gli appalti dell’Expo nella civilissima Milano. Non che noi sardi siamo da meno. Anzi, in materia di vitalizi d’oro e facce di bronzo abbiamo battuto ogni record nazionale: cinquemila euro al mese a quarant’anni gridano giustizia al cospetto di un’Isola intera. Dei suoi cassintegrati, dei giovani disoccupati, di chi lavora onestamente, paga le tasse e manda avanti la propria famiglia con stipendi da 1000/1200 euro. Dei pensionati (quelli veri) che sopravvivono con poche centinaia di euro al mese – e non avranno neanche gli 80 di Renzi. In Sardegna, su una popolazione attiva di 670 mila abitanti, 117 mila non hanno un lavoro, il tasso di disoccupazione generale è del 17% (contro il 12,8 nazionale) ma tocca il 54% tra i giovani sotto i 25 anni. Le scuole crollano. Viaggiamo su strade da terzo mondo. I ragazzi e le ragazze sarde studiano sempre meno e hanno ripreso a emigrare. In questa Sardegna dove la povertà sta diventando la regola e non più l’eccezione, 317 individui passano tutti i mesi all’incasso di un vitalizio che non hanno meritato, abusivo nella sostanza e sproporzionato nella misura. Conosciamo l’obiezione: quei soldi ci spettano, il vitalizio è previsto dalla legge. Certo, ma c’è un dettaglio: la legge ve la siete fatta voi. Scritta e votata tutti insieme, tutti d’accordo, centrodestra e centrosinistra. Finalmente uniti nella lotta. Non c’è da stupirsi. E in fondo, neanche da scandalizzarsi. A pensarci bene non è neppure una questione politica. È un caso antropologico: frutto di una visione feudale, da signoricchi, del potere. Noi in alto, voi in basso. Noi ricchi, voi poveri. Ci avete dato i nomi. Ora restituite i soldi. .IT
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