Money for? [di Enrico Trogu]

futuro

Occorre talvolta fermarci a riflettere e, piuttosto che cercare soluzioni, porre delle domande perché persone più dotte (o maggiormente a conoscenza) possano riflettere e fornire risposte adeguate. Ad esempio quelle qui sotto.

Alla luce della “fame” di cultura che parrebbe pervadere gli animi della meglio (e tanta) società sarda, a quando un nuovo monitoraggio di quanto la Regione investe (o no) nella creazione di circuiti, nella gestione dei siti -affidati a chi? Quanto conta il “bar” piuttosto che le opere?-, nella formazione degli operatori del settore e negli incentivi all’autoimpiego in questo campo?

Alla luce della mala povertà che attanaglia le comunità, che azzera qualsiasi prospettiva di crescita sociale attraverso l’educazione e l’emancipazione economica dalle famiglie, a chi spetta porre mano alla vergogna dei fondi regionali per in diritto allo studio, insufficienti per quantità, e offensivi perché calcolati in base a statistiche da terzo mondo?

Alla luce dello scempio perpetrato dal centrodestra nel campo della sanità, a chi spetta la volontà di metter mano alla spesa farmaceutica, agli incarichi folli, alle esternalizzazioni degli operatori a favore di agenzie iterinali che parlan, così, ad orecchio, solo “iglesiente & trexentese”?

Alla luce della mazzata che i futuri accordi tra USA e UE daranno alle economie tradizionali e rurali europee (per citare solo quest’ambito) la nostra Regione come ha intenzione di armarsi?

Cosa è l’Assemblea costituente sarda?

All’ultima domanda si può già rispondere: il rischio di essere, nel figurare di miti inesistenti e muscoli mai avuti, per l’ennesima volta provinciali, autoreferenziali e proni.

L’ottimismo ultimamente non alberga per questi lidi.

 

 

 

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