Spazi interminati vs Giganti [di Franco Masala]

olbia

E’ proprio vero che “chi ha il pane non ha i denti e viceversa”. E’ la considerazione che nasce spontanea dopo la visita ravvicinata a due musei archeologici isolani: quello di Olbia e quello di Cabras. Il museo archeologico della città gallurese, inaugurato nel 2004, si protende sul mare con una mole bianca che lo contraddistingue immediatamente. Nel grande ambiente circolare d’ingresso  si perde il bancone dell’accoglienza insieme con qualche tabellone e un bellissimo sarcofago romano.

Allo stesso livello si snoda la serie di vani dove sono esposti i resti delle navi romane e medioevali ritrovati nel porto antistante, accompagnati da un interessante plastico della città antica: il tutto senza un pannello esplicativo né una didascalia. Il primo piano ospita, in vetrine debitamente distanziate, un gruppo di reperti interessanti ma sicuramente in quantità inadeguata rispetto agli spazi disponibili.

Anche il museo archeologico “Giovanni Marongiu” di Cabras si affaccia sullo specchio d’acqua dello stagno con un’aggregazione di volumi massiccia che corrisponde, però, a spazi interni piuttosto esigui. Sono esposti reperti legati al territorio come i lingotti di piombo recuperati dal carico di una nave romana, affondata al largo del Mal di Ventre ma, soprattutto, sono ospitati alcuni dei giganti di Monti Prama, soffocati in uno spazio del tutto inadeguato a contenere quei pochi esemplari ma anche gli altri giganti che dovrebbero essere conservati in questo museo. Vero è che fa bella mostra di sé il plastico dell’ampliamento dell’edificio ma i lavori non sono ancora cominciati e il rischio di tempi lunghi è palese.

Speriamo che nell’attesa i giganti non prendano davvero la via dell’Expo di Milano 2015 per “promuovere la Sardegna”. La quale Sardegna si può promuovere in altro modo “costringendo” i potenziali visitatori a venire qui …

*Olbia, Museo archeologico, sala

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