Una villa a Cagliari [di Franco Masala]
Villa Laura è l’ultima delle ville che sovrastavano le modeste case del borgo di Sant’Avendrace prima che i palazzi a pilotis ne variassero definitivamente il profilo secondo le norme del Piano regolatore di Cagliari, redatto mezzo secolo fa. L’edificio appartiene all’architettura signorile del primo Novecento, legata alla progressiva occupazione di spazi particolarmente pregevoli della zona occidentale della città, sulla direttrice dei viali Merello e Trento e lungo le pendici del colle di Tuvixeddu.
Attraverso un ingresso sopraelevato rispetto alla strada si entra nel vasto giardino terrazzato e dominato dalla villa. Nel prospetto sul viale l’edificio conserva ancora la veste originaria nonostante le aggiunte di tipo utilitario che hanno interessato principalmente il fronte posteriore. Cosa che non impedisce, esaminando la pianta attuale, di individuare con facilità la costruzione primitiva, basata su criteri di simmetria e con elementi di tradizione classicheggiante come lesene e fasce di finto bugnato.
L’interno si incentra nel corridoio dove una bella scala con la ringhiera di ferro battuto di gusto Liberty disimpegna i vari piani. Alcuni vani si distinguono per la decorazione dei soffitti con festoni floreali, linee spezzate o sinuose, volti femminili con delicati colori pastello, evidentemente riferibili al gusto Liberty. Probabilmente sono opera del pittore Giuseppe Citta, documentato nell’ultimo decennio dell’Ottocento con i dipinti nella ricca dimora dell’industriale Luigi Merello, nella cappella Dodero e nei municipi di Villasor e di Quartu S. Elena.
Il giardino antistante la villa ha diversi livelli e si sviluppa attraverso camminamenti, rampe e piazzole che seguono l’andamento altimetrico del terreno con presenza di arredo in pietra comprendente vasi, statue delle stagioni e di putti musicanti, sedili. Vi sono anche essenze diverse, sia floreali che ad arbusto, comprese due palme svettanti. Il giardino posteriore, incolto, confina con il limite della necropoli di Tuvixeddu tanto da divenire un continuum visivo e culturale della grande area archeologica retrostante. Non a caso, a ridosso del piano cantinato, si snoda una serie di ipogei dove sono visibili strutture ad arco e cavità risparmiate nella roccia, che riportano all’ampia presenza di sepolture della necropoli occidentale di Cagliari.
Tutto ciò che abbiamo letto finora appartiene a un recente passato. Non osiamo pensare allo stato attuale della costruzione. Acquistata, infatti, ad un privato dalla Regione Autonoma della Sardegna durante la presidenza Soru, villa Laura doveva diventare la ”porta” del parco di Tuvixeddu, con l’Unità Didattica Introduttiva e l’accoglienza ai visitatori. Oggi è in stato di degrado totale insieme con il bel giardino romantico, comprendente anche i siti archeologici vincolati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali anni e anni fa. Un intervento di recupero è non più rimandabile e contribuirebbe alla salvaguardia di un bene ormai appartenente alla collettività. |
Sono senz’altro d’accordo nel recupero del bene comune nell’interesse della collettività. Nel caso specifico, sarebbe importante intanto demolire l’ostile muro di cinta, arretrando il perimetro della villa a vantaggio del passaggio dei pedoni, lì decisamente sacrificato. L’area del giardino potrebbe essere allestito come una piccola piazzetta da cingere con un inferriata in luogo del muro, fruibile per brevi stazionamenti ristoratori durante lo stesso orario di apertura del parco archeologico già attivo ma cui si accede solo dalla scarsamente pedonata Via Falzarego, assolutamente NON votata alla fruizione turistica. Insomma, piazzetta e ingresso all’area archeologica (con mezzi pubblici a portata di mano) come priorità. Un cambio di visione del Viale S. Avendrace e non solo, tutti esclusi da ciò che comporta l’area archeologica da una programmazione che ha favorito un muro di palazzi in ossequio alla teoria delle barriere invisibili urbane care a Calvino. Cordiali saluti.