Carta canta [di Carlo A. Borghi]
Le edicole sono fatte apposta per far cantare la carta, quando è stampata. Il Manifesto – quotidiano (in carta) comunista da venerdì 30 maggio non canterà più nelle edicole di Sardegna e Sicilia. Troppe spese di distribuzione per uno scarso numero di copie vendute. Sardegna e Sicilia si erano appena ritrovate accomunate in un unico collegio elettorale per le elezioni europee. Succede così da sempre, purtroppo. Ora si ritrovano accomunate per la sottrazione forzata del Manifesto dagli espositori degli edicolanti. La copia finale del giornale datato 30 maggio canta un titolo così congegnato: il solo dell’avvenir. La titolazione è sbandierata sul profilo toscano di Matteo Renzi. Sardi e siciliani conserveranno questa copia ultima nelle loro collezioni domestiche di comunisti della prim’ora: un manifesto di Marx che impugna una coca – qualche libro di Luigi Pintor – due o tre magliette rosse – un bustino di Lenin in bronzo o in marmo, alto un palmo. “E’ la stampa… bellezza, è la stampa e tu non ci puoi fare nulla”. Non ci possiamo fare nulla quando le testate spariscono perché la carta da stampare e distribuire costa un occhio della testa e della testata. Orson Welles faccia a faccia con Pasolini ai tempi de La Ricotta, richiesto di un’opinione sull’Italia, rispondeva: “In Italia c’è il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante”. In realtà ormai da anni nelle isole maggiori e minori il Manifesto non arrivava più di sabato, di domenica e in tutte le altre feste comandate dal calendario. Né Manifesto né Alias, né Le Monde Diplomatique. Resta l’opportunità di un abbonamento via posta e/o in pdf. Procedura diversa da quella abituale e ambientale di raggiungere l’edicola di quartiere e chiedere il Manifesto per leggere subito il fototitolo del giorno e poi di infilarsi in un Caffè per la prima colazione. Maggio è il mese di un’altra assenza cartacea forzata: Alfabeta 2 storica rivista che era tornata in pista e in esposizione a vista in edicola e in libreria. Resterà il suo dematerializzato alter ego in rete. In Sardegna nel giro di pochi anni sono apparsi e scomparsi tre quotidiani: il Giornale di Sardegna – Sardegna 24 – Sardegna Quotidiano. Qui l’unica carta che non manca è la carta da musica o pane carasau, un pane capace di durare nel tempo per croccantezza e fragranza. Ora è giugno, tempo di richiudere il pugno sperando che non sia pieno di mosche. Chissà! Forse tornerà il tempo andato del giornale parlato gridato dai Poeti Visivi come Lamberto Pignotti e Eugenio Micini. Questa è l’epoca di internet delle cose da I.O.T. – Internet of Things. “E’ l’internet delle cose, bellezza!… L’internet della case, dei corpi e degli oggetti animabili e attivabili a distanza… e tu nn ci puoi fare nulla”. È quell’omone di Orson che parla con il suo vocione fuori campo. Eta Beta nel suo piccolo illumina la scena futura mangiando naftalina e ricorda che l’ultimo titolo in edicola di Alfabeta 2 resterà: Europa mon amour – Europa sadica – l’altra Europa. A restare incartata su se stessa è l’Italia intera, tra corruzione burocratizzata e criminalità organizzata. Il resto è creatività spolverata sopra come zucchero a velo e altrettanto volatile e impalpabile. |
Lo scarso numero di copie vendute deriva dal fatto che la sinistra in Italia non esiste più (la spaccatura di SEL è l’ultimo esempio del dissolvimento in atto). Tutti salgono sul carro del vincitore (da destra, da sinistra, dal centro). C’è un omologazione (per interesse o per ignoranza) che preoccupa. Non la vedo bene…
Concordo con quello che scrivi ma la microba vendita di copie del Manifesto dipende anche dal fatto che non entra nell’immaginario dei giovani come capitava nel passato quando erano proprio i giovani a diffonderlo per strada e porta a porta.