A cavallo nel parco [di Gianluca Pisano]

ONDE

– Se i giudici di gara misurassero la velocità di un cavallo, dal primo istante in cui si aprono i cancelletti e per i successivi metri, quali valori di velocità osserverebbero? –
– Ma il cavallo … –
– … Monti, dunque questi valori? Hai capito almeno di che moto sto parlando? –
– Beh, sicuramente il cavallo non starà fermo … –

– … e incrementerà la sua velocità se gli darai i comandi giusti; gli impulsi giusti. –
– Va bene, ho capito. –
– Allora forza Antonio! Sentirai che progressione. –
Non è la prima volta che Antonio va a cavallo ma questa volta è diverso, non ne ha mai cavalcato uno così grande. La struttura di Zack, immensa rispetto al suo esile corpo da ragazzino, inizialmente l’ha disorientato. Ma senza spaventarlo. Le contrazioni muscolari e nervose dell’animale non l’hanno fatto stare tranquillo nei primi lunghissimi minuti di passo e trotto. In poco tempo ha imparato a conoscerle, fino a trovarle divertenti e rassicuranti.
Antonio sta scoprendo, con un’escursione a cavallo, i percorsi che si snodano all’interno del parco di Molentargius. È così che, chilometro dopo chilometro, ha percorso i tratti che costeggiano gli immensi specchi d’acqua salata del parco. L’istruttore gli sta accanto, anche lui a cavallo.
– Ci sono un sacco di uccelli qui. – La curiosità di Antonio riemerge appena il legame con il cavallo si è instaurato. Ora l’attenzione può nuovamente rivolgersi all’ambiente circostante.
– È proprio così! Più di duecento specie! Fenicotteri ma non solo: folaghe, cavalieri d’Italia, avocette … –
– Ma stiamo attraversando un parco naturalistico o una zona industriale che produce il sale?
– Tutti e due. Il Parco di Molentargius nasce nel 1999 per tutelare e valorizzare l’area, già inserita nella convenzione internazionale di Ramsar. Così si possono proteggere luoghi di sosta, di svernamento, di nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici. Prima, e fino a metà degli anni Ottanta, il sito era utilizzato intensamente per la raccolta e produzione di sale. –
– Accidenti ! – Zack sembra annuire, sollevando e abbassando la testa bruscamente. – E come funzionava ? –
– L’acqua veniva prelevata dal mare, allora come oggi, tramite il canale immissario. Il canale d’acqua pulita che abbiamo appena lasciato sulla destra. –
– Sì, l’ho visto! –
– Venivano alimentate le vasche retro litoranee come la Perda Bianca e Bellarosa Maggiore, un bacino molto ampio. –
– E quindi il sale? –
– Tramite un complesso sistema di comunicazioni tra i vari specchi d’acqua, questa si spostava da una vasca all’altra lasciando una soluzione salina. Evaporando restava soltanto il sale che veniva così raccolto e trasportato alla base di quel braccio metallico gigantesco. Vedi ancora il nastro trasportatore, che portava il sale sulla sommità del braccio per ricadere a terra? Immagina allora il paesaggio tipico delle saline di Cagliari: vere e proprie montagne di sale, che fornivano le giuste quantità da prelevare per la lavorazione. –
– Quindi questa produzione non c’è più? –
– No, ne rimane soltanto il ricordo. –
– VORREI VIVERE QUI! –
– DOVE? IN MEZZO AI FENICOTTERI E AL SALE?! – L’istruttore rallenta, ha distanziato troppo il piccolo Antonio.
– Certo che no, intendevo a Cagliari. Stamattina ero al museo tra le strade della città antica. Poco più di un’ora fa ero sulla spiaggia. Ora sono in mezzo alle saline. Insomma qui avete tutto!-
– Perché, non ti piace Milano ? –
– Sì sì, lì ci sono i miei cari, gli amici del sabato sera e i compagni di classe, anche se mi prendono un po’ in giro perché studio molto … A me piace il mare, vivere a contatto con la natura. Prima di vedere un posto aperto come questo noi dobbiamo fare chilometri ! –
Un esteso canneto finalmente interrompe la sensazione di camminare su terre sconfinate. Macchie viola di vegetazione colorano l’interminabile muro verde.
Ora Antonio può fissare il sole, che inizia a scendere sulla linea dell’orizzonte. È affascinato dal suo bagliore, divenuto meno accecante, reso intermittente dalle lunghe foglie mosse dal vento.
– C’è sempre vento qui. – L’istruttore sembra aver intercettato i pensieri di Antonio.
– Non mi dà fastidio. Io amo il vento! Ho visto i windsurf prima di venire qui, vorrei imparare ad andarci. –
Alla sua destra invece acqua, sempre acqua. Il battere ritmico degli zoccoli sgretola il silenzio in un’atmosfera surreale dove i fenicotteri occupano, immobili, lo sfondo del paesaggio da cartolina.
Antonio si ricorda di essere vivo, non un soggetto dipinto a colori su una tela. Non sa ancora di aver condotto Zack al termine di quel sentiero, tra due grandi specchi d’acqua, come un pilota fa col suo aereo in pista, preparandolo per il decollo.
– Gli sto dando gli impulsi coi talloni ma non corre, non sento alcuna progressione. –
– DAGLI REDINI, LASCIAGLI ALLUNGARE IL COLLO. – L’istruttore si sta allontanando, il suo cavallo ha già cambiato andatura.
– MI ASPETTI! –
Quando Antonio non crede più di poterlo mandare al galoppo, accade l’imprevedibile. Zack si impenna, e lui riesce a malapena ad aggrapparsi alla criniera per non cadere. Non ha nemmeno il tempo di chiedere aiuto perché, atterrando con le zampe anteriori, il suo cavallo comincia a galoppare a velocità impressionante, togliendogli il fiato. Antonio non era mai andato al galoppo fino ad allora, ma Zack corre troppo. Di questo è sicuro. Decine di fenicotteri si alzano in volo formando una squadriglia, spaventati dal rombo provocato dal cavallo. Antonio stringe più forte che può il collo del destriero, gli occhi gli lacrimano. Vede sorpassare l’istruttore che procede a galoppo sostenuto, ma a velocità normale, e che gli sorride e lo saluta con la mano, come se nulla stesse accadendo al suo giovanissimo allievo.
– AIUTO! FERMATI ZAAAAACK! HO PAURAAA! –
Davanti a lui, poco distante, il muro basso che delimita il canale di immissione, e che a breve interromperà la folle corsa dell’animale. Le narici del cavallo emettono sbuffi giganteschi di fumo; le sue zampe si muovono all’impazzata, sollevando una nube di polvere intorno al ragazzo, e bruciandogli gli occhi. Li chiude finalmente. Non vuol vedere la sua fine.
– MAMMAAAAA !!! –
Il cavallo ha saltato. Antonio sente che il collo continua ad oscillare regolarmente, anche più rapido di prima. Ora lo sente più fine, quasi gracile come l’animale che sta cavalcando. Persino il fracasso degli zoccoli non c’è più; anziché nitriti, stridi intermittenti. Vorrebbe aprire gli occhi ma ha paura. Certamente non sta più cavalcando Zack.
Un dolore acuto lo costringe finalmente a guardare: il fenicottero che lo trasporta gli ha assestato un colpo di becco in fronte! Vola altissimo, con decine di fenicotteri in formazione, intenti a spostarsi da uno stagno all’altro.
– STO VOLAAANDOOO! COME FACCIO … –

– …a chiederlo a Guidetti … Guidetti? … ANTONIO GUIDEEETTIII, DOVE SEI?? –
Antonio sobbalza dal suo banco in prima fila rovesciando libri e quaderni.
– Scusi professoressa, non ho sentito la domanda. –
I compagni ridacchiano sommessi.
– Non hai sentito perché sei sempre distratto. Certo non perché siamo distanti. Come si chiama questo benedetto moto? –
– Ah! Quello del fenicottero … cavallo? –
Sia i compagni che la professoressa lo fissano perplessi.
– Sì, Guidetti, il moto del “fenicottero-cavallo”, il nuovo animale che conosci solo tu. – La professoressa sospira con aria di resa, mentre la classe esplode in una risata contagiosa.
– Si tratta del moto uniformemente accelerato. –
– Oh, finalmente ! Distratto ma preparato Guidetti, come sempre ! Cosa varia e cosa rimane costante in questo moto? –
– La velocità varia, l’accelerazione rimane costante. – risponde sicuro l’alunno Guidetti.
– Ottimo. Monti, va’ a posto. –
– Guidetti, se vuoi all’uscita ti do un passaggio a casa col mio fenicottero, l’ho parcheggiato in cortile. – Le risate sono ormai incontrollabili.
– Monti ho detto di andare a sederti. Guidetti avrà la testa tra le nuvole, però studia. Ti sognerai i suoi voti se non inizi a impegnarti. –

*Foto di Gianluca Pisano

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