Elogio di una collana [di Franco Masala]
“E date cento lire a Rosvita !” fu la la frase rivolta dal prof. Antonio Romagnino ai suoi studenti della I A del Liceo classico “Dettori” di Cagliari più di mezzo secolo fa. Era l’invito, scherzoso e malizioso ma non troppo, ad acquistare i drammi a sfondo religioso edificante, scritti dalla monaca sassone nel X secolo. Un modo per approfondire i brani dell’antologia di Italiano in una pubblicazione economica della collana BUR, acronimo veloce per indicare la Biblioteca Universale Rizzoli. Erano libri di piccole dimensioni (10,2 x 15,6 cm) – tascabili ante litteram e nel vero senso della parola – con una copertina grigiastra e fogli tendenti al giallo con una semplice prefazione anonima e il testo. Da Manzoni a Nievo, da Alfieri ai grandi romanzieri di tutti i paesi era possibile procurarsi a prezzo estremamente contenuto il meglio della letteratura di ogni tempo. Così, nella biblioteca personale spiccano i Tre libretti per Mozart di Lorenzo da Ponte (la mitica trilogia italiana del grande compositore di Salisburgo, Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte) e i racconti di Maupassant, le Favole di Fedro e La morte a Venezia di Thomas Mann; insomma una quantità di letture che hanno condotto a quel “furore d’avere libri e di ammucchiarli” illustrato efficacemente dall’Enciclopedia illuminista alla voce “Bibliomania” (1757). Nata nel 1949 la BUR ha pubblicato circa mille titoli fino al 1972 per rinnovare poi formato e grafica e continuare tuttora la sua storia gloriosa. Oggi basta un click, anzi uno schermo tattile (o touch screen per gli esterofili) per avere a disposizione una biblioteca intera in uno spazio elettronico ridottissimo. Vantaggio certo, indubbiamente. Ma dove sono andati l’esigenza di sottolineare una frase, di trovare a ritroso la prima comparsa di un personaggio o di rileggere un punto particolarmente significativo ? Nostalgie, forse ma vuoi mettere il piacere di sfogliare una pagina e sentirla viva ? P.S. Anni e anni dopo trovai il teatro di Rosvita in una bancarella di Firenze, Acquistatolo, lo mostrai poi al prof. Romagnino, ricordandogli l’episodio ormai lontano. Ne fu felicissimo.
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