Quando il ministro è in vacanza…[di Antony Muroni]

matrica

L’Unione Sarda 17/08/2014. Nella Sardegna in cui una moria di pesci in un fiume (il Tirso) ormai compromesso da anni di scarichi industriali indiscriminati sembra non fare più notizia e in cui da secoli tutto sembra essere consentito a regnanti, imprenditori e politici che arrivano da oltremare, l’anno di grazia 2014 passerà alla storia come quello del Ferragosto delle beffe. Come si potrebbe altrimenti definire la tempestiva – e certamente dettata da impellenze legate ai doveri d’ufficio – visita pastorale del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti nell’Isola nel giorno di Ferragosto.

Un personaggio pressoché sconosciuto alle gazzette, che rinfrancato dal provvidenziale maestralino, tra un bicchiere di Capichera e un assaggio di porceddu («voi in Sardegna lo fate di un bene… E poi avete questo mare cristallino… Bella la Sardegna»), tra un gamberone e un digestivo fatto in casa – perché come accompagniamo gli ospiti governativi, noi sardi, nessun altro al mondo – è riuscito a inanellare un paio di imperdibili perle che non ci si può esimere dal commentare.Essendo ministro dell’Ambiente non poteva certo rinunciare a dare un contentino a un gigante semi pubblico (l’Eni) da sempre amico della natura, dei fiumi e dei mari sardi, elogiando quell’autentico imbroglio semantico che risponde al nome di chimica verde.

Sì, proprio quella svolta green che – basandosi su studi universitari quantomeno controversi – si propone di bruciare cardi (naturalmente da produrre su migliaia di ettari di territorio da sottrarre alle altre potenziali produzioni agroalimentari) invece che olio combustibile, senza chiarire in cosa si differenzi il prodotto finale rispetto all’attuale.

Quale sarebbe, insomma, la formula magica in grado di spruzzare di verde la vecchia cara chimica, che tanto beneficio ha prodotto alla salute e alle materie prime dei sardi? Vabbé, ci sono anche centinaia di buste paga. Non ci sembrerà di chiedere troppo, associando il diritto al lavoro al rispetto per la natura e le condizioni minime di vita sana?

Non pago, l’ineffabile Galletti (con prosopopea tutta casiniana, intesa come epigona del Pierferdy nazionale) si è prodotto in una argomentata dissertazione sulle bonifiche ambientali a suo dire diventate più semplici, grazie alla sburocratizzazione imposta dalla recente determinazione del Parlamento.

Si è scordato di dire che quel provvedimento contiene un altro imbroglio: l’innalzamento dei limiti di emissioni per gli scarichi a mare per acciaierie, centrali a carbone, cementifici, raffinerie, centrali elettriche, stabilimenti chimici ora sostituiti da limiti così alti da far impallidire il principio comunitario del “chi inquina paga”, tra l’altro mai applicato in Sardegna. Senza scordare la sostanziale parificazione dei poligoni militari alle aree industriali e l’introduzione delle autocertificazioni per le bonifiche. Un imbroglio, come già detto, facilmente disvelabile sia sul piano giuridico che su quello ambientale.

Ma a lui, al ministro, cosa importa? Così come era solito fare il suo predecessore Castelli (quello che da Guardasigilli era abituato a trascorrere le vacanze agostane sulle spiagge privatissime delle colonie penali) per lui la Sardegna è solo mare cristallino, porceddu e mirto fatto in casa. I sardi – soprattutto per colpa della loro altissima soglia di sopportazione (che per amor di Patria evitiamo di chiamare incosciente indolenza) – sono solo un incidente di percorso. E il dramma è che ciò sta bene a troppi abitanti di quest’Isola.

 

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