Biblioteche [di Franco Masala]
Nel giro di poco più di un anno, due tra i luoghi emblematici della Bosnia furono distrutti durante le sanguinose vicende della guerra di Jugoslavia. Se il ponte di Mostar, distrutto il 9 novembre 1993, fu riaperto nel 2004, dopo la ricostruzione “com’era e dov’era”, la biblioteca (“Vijesnica”) di Bosnia e Erzegovina a Sarajevo, incendiata nella notte del 25 agosto 1992, ha dovuto attendere più di due decenni per essere inaugurata dopo la lunghissima fase di lavori che ne hanno restituito, almeno esteriormente, la veste originale. Un curioso edificio in stile moresco con archi a schiena d’asino su esili colonne, arabeschi, decorazioni in gesso, tutte ripristinate dagli abili artigiani locali, depositari di saperi antichi. Luogo anche altamente simbolico, perché proprio da questo edificio il 28 giugno 1914 uscì l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico, prima di essere assassinato da Gavrilo Princip. Alla soddisfazione per la lunga, travagliata ricostruzione subentra peò la delusione nel sapere che soltanto una piccola parte dell’edificio è destinato nuovamente alle funzioni di biblioteca, essendo il resto riservato a spazi per la municipalità, con il primo piano occupato soltanto da uffici del comune di Sarajevo, che avrà a disposizione anche la storica sala delle riunioni, oggi ricostruita. I libri, dunque, e cioè il nerbo di una biblioteca, tranne quelli «più antichi e di maggior valore», sono sfrattati in altre sedi per un malinteso senso “politico” che, evidentemente, è ancora lungo da crescere in un paese dove a scuola si usano libri di storia diversi a seconda dell’appartenenza nazionale. Se poi si riflette sul fatto che fu un poliziotto di fede musulmana, Fahruddin Cebo, a portare al sicuro una Haggadah ebraica, prezioso testo rabbinico del XV secolo, si deve sostenere, a malincuore, che la pacificazione non passa attraverso la cultura e che la guerra feroce non è servita a nulla. Come era facilmente prevedibile. E l’acuirsi degli scontri, sanguinosi e dolorosi, tra religioni che vede contrapporsi Israele e Palestina, ne è conferma palese, purtroppo.
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