Energia: No agli speculatori e No al consumo del suolo [di Copagri Sardegna]

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La Regione e i parlamentari si devono opporre all’indirizzo dato dal Governo con il decreto Sblocca Italia per evitare di togliere sovranità al popolo sardo. Con il recente decreto governativo “Sblocca Italia” si lascia mano libera ad ogni risma di speculatori attivi nel campo delle energie alternative: ma così il paesaggio agrario, elemento determinante di valorizzazione delle produzioni agricole sarde, fonte di attrazione del turismo, ne risulterà ampiamente compromesso.

Si perpetua il consumo del suolo, risorsa non rinnovabile e fonte essenziale per la nostra vita. Negli ultimi 50 anni l’Italia ha perso 8 mq di terreno al secondo. Il rapporto 2014 dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) evidenzia anche per il 2012 un consumo del 7,3% del territorio nazionale, pari a 21.890 km quadrati. Non è esente dal fenomeno la Sardegna, con una stima di perdita del 2,8-4,7 %.

Si vuole compromettere la funzione agricola di terre fertili per far posto a pale eoliche, impianti solari, fotovoltaici, dichiarando spesso che ben si integrano con le produzioni agricole e illudendo le popolazioni, non sempre, su incrementi sostanziali di occupazione. Si vedano i casi di Narbolia, Villasor, Decimoputzu e Gonnosfanadiga.

Già i due governi nazionali precedenti l’attuale, avevano presentato due specifici ddl sul consumo del suolo che, purtroppo, non hanno avuto seguito nelle aule parlamentari. La Sardegna, che produce il 30% in più di energia rispetto al fabbisogno, non ha necessità di ulteriore energia. Se c’è una priorità è quella, come la stessa Giunta e molti altri sostengono, di portare il gas sul nostro territorio (a mezzo tubo o gassificatori).

Per queste ragioni anche attraverso i contenuti dell’annunciato disegno di legge regionale sull’urbanistica, la Regione, i parlamentari sardi, si oppongano con ogni mezzo a questo indirizzo che, tra l’altro, toglie effettiva sovranità al popolo sardo imponendo una discutibile forma di neocentralismo e garantisce, fatto veramente sconcertante, all’impresa privata con scopo di lucro, che produce utili privati, di invocare l’esproprio per pubblica utilità.

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