Complotti depistaggi e cospirazioni [di Guido Pegna]
Da quando esistono società umane organizzate, ogni volta che accade qualche evento tragico e traumatico, tale da destare impressione, orrore, rabbia, dolore, fino dall’antichità si è assistito al sorgere spontaneo, e si direbbe di necessità, di interpretazioni in termini di complotti e cospirazioni. Ci si continua a chiedere, per esempio, chi ci fosse veramente dietro il complotto che portò all’assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.c.. Spunti sono stati tratti da Omero per ricostruire il complotto di Clitemnestra, moglie di Agamenone, che in combutta col cognato Egisto uccise il marito tornato vincitore da Troia per usurparne il trono, grande tema tragico destinato ad avere un’enorme influenza sull’Eschilo dell’Orestiade e su Euripide. Questi esercizi sono continuati con intensità crescente fino ai nostri giorni. Non c’è evento drammatico che immediatamente non susciti analisi accurate dei dati disponibili alla ricerca di anomalie e di contraddizioni nelle spiegazioni ufficiali, arrivando talvolta a risultati talmente convincenti che ormai si tende a perdere ogni fiducia nella attendibilità e correttezza dei media. Gli esempi sono innumerevoli. Dietro la tragedia dell’aereo che andò in frantumi nel cielo di Ustica sono ormai dimostrate e ufficiali persistenti azioni di depistaggio che hanno rivelato un complotto a livello nazionale con espansioni e connessioni a livello internazionale. Quell’evento ha generato film, inchieste radiofoniche e televisive, innumerevoli articoli giornalistici. Perché e da chi fu abbattuto? Forse perché a bordo avrebbe dovuto esserci il colonnello Gheddafi? Dai francesi, dagli americani? Ancora a proposito di abbattimenti di aerei: quale fu il complotto che causò la caduta dell’aereo e la morte di Enrico Mattei nel 1962? Furono i servizi segreti francesi? Furono emissari delle Sette Sorelle del petrolio? Fu la mafia su commissione di elementi istituzionali italiani? Più recentemente: perché l’aereo civile malese che sorvolava la parte est dell’Ukraina in guerra è stato abbattuto? È stato un atto deliberato? Compiuto da chi? Le differenti spiegazioni che sono stata avanzate sono almeno tre, e tutte ugualmente verosimili, perché tre sono le entità in gioco: l’esercito ucraino, i separatisti ucraini filorussi e i russi che in quel momento premevano al confine. E la scomparsa qualche mese prima e senza lasciare traccia dell’altro aereo malese che connessione potrebbe avere con quell’abbattimento? Le vicende in cui sono coinvolti aerei sono le più suscettibili di interpretazioni complottiste. Per l’enorme trauma che causò negli Stati Uniti e per le ripercussioni a livello geopolitico, quella del crollo delle torri gemelle di New York causato dall’impatto di due aerei passeggeri dirottati è la più impressionante. Le ipotesi che sono state fatte e quelle che continuamente vengono aggiunte e perfezionate sono innumerevoli. Si è parlato della solita ricorrente cospirazione pluto-giudaico-massonica, e questo ricorda la battuta del film I Blues Brothers: “L’ebreo usa il negro come muscolo contro l’uomo bianco”, e in questo caso “i negri” sarebbero gli arabi di Al Quaida. Essa sarebbe stata messa in atto dai servizi segreti israeliani, comprovata dal fatto che quella mattina nessuno degli impiegati ebrei degli uffici finanziari delle torri si sarebbe recato al lavoro – ciò che poi è risultato falso. Oppure un complotto di grandi capitali a scopo speculativo perché le due torri erano ormai vecchie, e sull’area senza prezzo che si sarebbe liberata si sarebbero potuti edificare nuovi grattaceli come quelli che le attuali tecnologie hanno reso possibili a Dubai e a Shanghai, alti più del doppio; fino ad una cospirazione interna, molto più verosimile, da parte di attori istituzionali, eventualmente in combutta con lo stesso Bin Laden, allo scopo di giustificare le guerre che furono immediatamente scatenate contro l’Iraq di Saddam Ussein. Questa è la tesi del film inchiesta di Moore Fahrenheit 9/11 del 2004, secondo la quale la tragedia fu dovuta a un complotto messo in atto da Gorge W. Bush e da Bin Laden per proteggere ed espandere i loro interessi petroliferi in Iraq e in Kuwait. Ma la cosa più straordinaria, apparsa recentemente e frutto di una rigorosissima analisi delle immagini degli aerei, effettuata da specialisti di regia e di montaggi TV, è che quegli aerei non sono mai esistiti! [1]. Il resoconto, che dura più di un’ora e mezzo, è del tutto convincente. Anche lo storico allunaggio dei primi astronauti americani, il 20 luglio 1969, a cui assistette in diretta tutto il mondo, è stato accolto con molti sospetti. L’America era sotto pressione e in ritardo nella gara in atto con i russi; furono subito avanzati dubbi che lo sbarco fosse realmente avvenuto, e non piuttosto girato in uno studio cinematografico, e si fece perfino il nome del regista, Stanley Kubrik. Furono portate come prove del falso le anomale traiettorie della polvere lunare sollevata dai motori del modulo lunare, le ombre del modulo lunare e della bandiera piantata sulla superficie del satellite e molte altre. Quest’opinione diffusa ha ispirato anche la trama di un film famoso, Capricorn One, nel quale la stessa situazione viene narrata in relazione ad un immaginario sbarco su Marte. L’uso di tagliare la testa dei nemici vinti è antico, e arriva quasi ai nostri giorni, ma di solito non a freddo e non al di fuori di una battaglia. Un caso famoso è quello della battaglia di Lepanto (1571) la più grande battaglia navale dell’epoca della marineria a remi, che oppose la flotta della coalizione cristiana comandata dal veneziano Sebastiano Vernier alla flotta turca guidata da Mehemet Alì Pascia. La vittoria dei cristiani, dopo che la flotta turca era stata scompigliata e in parte distrutta dal fuoco superiore dei cannoni delle galere veneziane, fu sancita quando la testa di Mehemet Alì, decollata, fu issata in cima ad una picca affinché tutti, amici e nemici, potessero vedere il macabro trofeo. Fu la fine della resistenza degli ottomani, che ripiegarono in rotta. Anche la recente raccapricciante decapitazione del giornalista americano James Foley da parte dell’ISIS, diffusa con un video di quattro minuti e quaranta secondi [2], secondo un’opinione che sta raccogliendo sempre più ampi consensi sarebbe un falso. Esso sarebbe stato ideato per sostenere i bombardamenti americani sulle basi e sulle istallazioni dell’ISIS in Irak e in Siria. Questa volta la tesi della cospirazione sembra fondata. Infatti: la qualità del video è eccezionale, di gran lunga migliore di tutti i precedenti dell’ISIS che mostravano decapitazioni; il video è stato ripreso con due telecamere con tecniche da studio, e le successive scene sono state perfettamente montate, contrariamente alle altre decapitazioni dell’ISIS riprese senza interruzioni con un telefonino e di qualità molto inferiore; l’audio, perfetto, è stato ripreso da tecnici del suono professionali; le scarpe dell’esecutore sono quelle in dotazione dell’esercito americano; il terrorista passa alcune volte la lama del coltello sul collo del condannato ma non c’è traccia di sangue; il coltello impugnato dallo Jaidista è sproporzionatamente piccolo, e vi sono dubbi che si possa spiccare una testa con quello, anche se in seguito si vede per terra un pugnale più grande; nel momento in cui il coltello dovrebbe iniziare a ferire Foley il video viene oscurato; nella scena finale del cadavere con la testa appoggiata sul petto non c’è sangue, mentre avrebbe dovuto essercene un lago. Una possibile spiegazione potrebbe essere che il giornalista era già stato ucciso con un’arma da fuoco, e che la testa gli sia stata tagliata in seguito. Inoltre la testa dà l’impressione di essere finta, di cartapesta. Questi particolari che sono comunque raccapriccianti, alla luce di queste osservazioni ne diminuiscono molto l’effetto emotivo, e effettivamente non se ne trae l’orrore che si dovrebbe. E infine, secondo quanto riportato da Russia Today, il Cremlino ha bollato con certezza il video come falso. In una conferenza stampa, il Generale di Stato maggiore Nikolay Makarof ha confermato questa opinione con una serie di motivazioni delle quali molte coincidono con quelle che abbiamo detto. È di oggi, mercoledì 3 settembre, la notizia di un’altra decapitazione, quella del giornalista free lance americano Steven Sotloff, anche questa ripresa con una regia professionale. Accadrà inevitabilmente che ci abitueremo presto a questo orrore, e l’impatto emotivo sul quale gli assassini fanno affidamento svanirà. Si è innescata da tempo una interessante gara fra quelli che vorrebbero farci credere che le cose siano accadute così come ci vengono presentate, e l’ansia della scoperta, il gusto della ricerca che anima ciascuno di noi e che vogliamo conservare fino a quando riusciremo a esercitare immaginazione, spirito critico e libertà di pensiero. [1] Nessun aereo sulle torri gemelle: vedi http://www.informarexresistere.fr/2014/03/16/nessun-aereo-contro-le-torri-gemelle-lo-dicono-la-boeing-e-numerosi-piloti/ *Nella foto: Caravaggio, Davide con la testa di Golia |
C’erano una volta i giornali. C’erano una volta le notizie. Gli Araldi, i
banditori. Da sempre la diffusione delle notizie e la scelta di quelle da
diffondere e di quelle da nascondere è stato appannaggio dei potenti.
Credo che i “giornali” abbiano perso da tempo la funzione di testimoni
della cronaca e ormai le notizie vengono pubblicate solo se danno un
tornaconto (non necessariamente economico), e si arriva all’assurdo di
pubblicare intenzionalmente notizie false per costruire l’occasione di
pubblicare anche le smentite, i commenti, le critiche etc. etc.
Spesso anche il risalto offerto a certi fatti non riesce a fugare il sospetto
di un preciso tentativo di distogliere l’attenzione da altri eventi.
(per esempio. trovo fuori luogo rivendicare l’amor di patria nei confronti
di due militari detenuti (virtualmente) in India, e dimenticare che sono
stati protagonisti della tragica uccisione di due pescatori, e che non sapremo mai perché erano su quella nave, agli ordini di chi, e chi sia il reale responsabile della tragedia).
Non posso tacere anche sul malvezzo di proporre con un taglio falsamente
giornalistico pubblicità più o meno subdole, gag più o meno divertenti, le
interviste a fantomatici esperti, fino alle campagne di stampa sull’efficacia
di terapie miracolose o sui complotti per interromperle.
L’esempio più famoso, clamoroso, di “falso giornalistico” credo sia stato
il programma radiofonico di Orson Welles “La guerra dei mondi”. Sono
convinto che l’intento fosse più ingenuo e gli effetti sfuggirono di mano,
ma il sapiente sfruttamento di un nuovo mezzo di comunicazione di massa divenne la chiave per decretare il successo del geniale regista.
Il vero e il falso, l’essere o l’apparire. il bene o il male, l’affidabilità o
l’imbroglio sono l’essenza stessa di tutta la storia, ma anche della geografia, della botanica, dell’astronomia. penso allo sfruttamento del mimetismo da parte degli animali (insetto stecco, camaleonte…), penso alla letteratura costruita sull’astrologia (che raccoglie adepti anche fra gli insegnanti più rigorosi).
Davanti a tante dimostrazioni parlare di “falso in bilancio” o falsità dei
politicanti o governanti sembra quasi banale, o inutile, o ridicolo…