Il lago Omodeo è ancora un corpo estraneo? [di Umberto Cocco]
Perché non sembri una fiammata, ricordo che da 5 anni i sindaci dei paesi attorno al lago Omodeo stanno chiedendo alla polizia che trovi un’alternativa al poligono di tiro in un sito di interesse comunitario. Cinque anni fa il presidente dell’Unione dei comuni, anche sindaco di Tadasuni, poneva la questione al responsabile del Caip di Abbasanta e al prefetto di Oristano. Semplicemente diceva, a nome di tutti noi: non possiamo continuare a spendere soldi investendo in strutture ricettive, alberghiere, in infrastrutture al servizio di queste, incoraggiando l’investimento dei privati, con la prospettiva che per tutto l’anno salvo il sabato e la domenica ogni attività è interdetta nelle acque e sulle sponde del lago; cerchiamo insieme un’alternativa. Si è preferito far finta di niente, confidare nella dabbenaggine dei sardi di queste contrade, sulla presenza a volte di una maggioranza di poliziotti e di militari in uno stesso consiglio comunale (succede veramente, gran progresso per i diritti dei militari, ma anche un modo per farsi avvicinare di sede), confidare magari nella divisione dei sindaci di fronte al ricatto secondo il quale il Centro di addestramento di Abbasanta può restare aperto e dare lavoro solo se si può continuare a sparare nel lago. Ci sono 34 militari al Caip, rispetto ai 300 di tempo fa, vi si svolge solo l’attività di addestramento scorte: se non è chiuso poco ci manca, ma si preparano a scaricare la responsabilità del taglio sui sindaci ingrati, pacifisti, estremisti. Per questo abbiamo manifestato l’altro giorno, e veramente anche prima dell’altro giorno, ancora con documenti garbati e pieni di equilibrio e disponibilità a discutere, perché non si può continuare a mandare ordinanze intimando ai sindaci di affiggerle e di farle conoscere agli allevatori e chessò magari ai ciclisti che si avventurano su quelle sponde, o ai canoisti in gita convinti di stare in un luogo ameno. Questo fa il prefetto. Ma è chiaro che non può essere il prefetto a dirimere questa vicenda, non è la sede giusta. La sede è la Regione, che ci deve dire se e quando ha autorizzato a sparare in un’area SIC sulla quale il Corpo forestale (regionale) invece vigila perché un pastore non si azzardi a sfalciare il fieno più basso di 15 centimetri, o a tagliare un ramo di lentisco. Come può l’Ente acque della Sardegna (regionale) avere consentito di sparare per 5 giorni alla settimana per tutto l’anno in acque dove ogni altra attività è interdetta, persino le gare sportive, un molo sulla riva, un’attività ricreativa sull’area demaniale, perché in contrasto con le finalità dell’acqua, destinata a irrigare i Campidani. La sede giusta è anche l’Europa, che impone le zone di protezione speciale e le aree Sic a costo, per chi non le istituisce, di penali pazzesche: ci deve dire come possa venire aperto un poligono di tiro nel mezzo del sito. Un nostro legale, Giovanni Mameli, dello studio Fantozzi di Roma, sta ponendo il quesito in queste ore. Il presidente Pigliaru ha convocato i sindaci per giovedì mattina: gli chiederemo che dica al ministero dell’Interno e alle sue ramificazioni periferiche che non si può prendere i sindaci come terminali delle ordinanze prefettizie persino brutali nel linguaggio, che intimano di far conoscere i divieti. Con le rappresentanze territoriali si discute, non si cerca di insinuare elementi di divisione, o persino, peggio, usare il linguaggio della forza. Se ne può discutere, o non se ne può nemmeno discutere, dopo 20 anni durante i quali il poligono è stato accettato in nome del Caip, ma con intese periodiche, e la certezza di cosa si sparava? Il consigliere regionale del Pd Antonio Solinas ha proposto anche pubblicamente, ultimo l’altro giorno, dei siti alternativi non lontani da qui e già usati dal Caip in passato. Antonio Solinas è un presidente di commissione del Consiglio regionale, non si può definire un estremista: si può discutere di quel che propone? Discutere vuol dire parlare con chi sostiene che il poligono nel lago non va più bene, prendere atto che la totalità dei comuni che si affacciano sul lago ha detto questo, non cercarsi per interlocutore il sindaco di Abbasanta che pretende che si spari nei territori altrui e non fa nulla per trovare un poligono fra i propri boschi, pascoli, a Sant’Agostino, nello stesse vicinanze del Caip, o cercare di staccare qualche sindaco con pressioni di dipendenti del centro di addestramento. Il lago Omodeo è già abbastanza un corpo estraneo, subìto com’è stato dalle popolazioni, negli anni 1915-20 e anche se solo un po’ meno nei decenni scorsi alla vigilia della costruzione della nuova gigantesca diga di Busachi. Non ci si fa niente, solo qualche pescata di carpe, qualche attraversamento in canoa, gli allevatori quasi non ci fanno bere il bestiame. Concepito tutta in funzione dell’irrigazione del Campidano che si permette anche il lusso di non utilizzare l’acqua per lunghe stagioni, per molti anni, fra una coltura che tira e quella successiva. Ha diviso popolazioni, distrutto un assetto millenario del territorio, ha interrotto strade e sentieri, modificato abitudini. Niente rispetto a quel che accade con le dighe in Cina, ci si risponde spesso. Ma il fatto è che faticosamente una secolare diffidenza si sta cominciando a superare, con le amministrazioni decise a non subire più, a interpretare comunque il lago e l’assetto territoriale che ne è derivato come un elemento del paesaggio persino potenzialmente attraente e fruibile. L’Unione Europea ha individuato fra le sponde del lago e sino alle paludi di Paulilatino un sito di interesse comunitario, la Regione ha speso milioni di euro per infrastrutture in funzione di insediamenti ricettivi, qualche privato investe (un albergo è in costruzione sulle rive di Sedilo, un altro è stato da poco assegnato con un bando su quelle di Tadasuni). Per farci i conti sino in fondo senza subalternità vagamente coloniale le amministrazioni comunali stanno chiedendo conto con una causa comune all’Enel, ai Consorzi di bonifica, all’Enas, a chi ha costruito dighe, tralicci, spesso abbandonando i vecchi in fondo all’acqua, ferro e cemento e amianto che si riaffacciano d’estate dal pelo dell’acqua, che paghino pegno, che riconoscano qualche diritto al territorio espropriato, attraversato senza troppa attenzione, e l’Imu e l’Ici ai comuni per gli spazi utilizzati in attività redditizie, e magari accettino di parlare di bonifiche. Non è nemmeno più possibile che scarichino da Ottana ammoniaca e nitriti com’è successo qualche giorno fa, quando stavano per archiviare una moria di pesci nel Tirso come causata dalla mancanza di ossigeno nell’acqua, prima che il mio comune insistesse, chiamasse più autorità sanitarie e di vigilanza ambientale e procedesse a denunciare, a far partire indagini alla ricerca dei responsabili. Il lago inquinato dagli scarichi di mezza Sardegna, da Buddusò a Macomer, da tutta l’area del Taloro, compresi gli scarichi dell’agricoltura, non lo possiamo più accettare come cosa che non ci riguardi. Insomma, è un’idea di territorio, e ha un respiro unitario, di contesto. Non va più bene che un ministero faccia una cosa, l’Unione Europea un’altra, la Regione un’altra ancora, ciascuno per conto suo, tanto la gente accetta, subisce. I comuni e le stesse comunità non sono incolpevoli della loro condizione: ma mi sento meglio ora che sollevo problemi. *Sindaco di Sedilo |
Mi trovo in una situazione di accordo quasi totale, come spesso mi capita, con le parole di Umberto, validissimo sindaco di Sedilo, comune vicino al mio.
Nel quasi però c’è sempre qualcosa che ci divide sostanzialmente, sarà la differenza d’età (che gioca a suo favore, sia chiaro, l’esperienza e la preparazione non si comprano al mercato) che ci porta ad affrontare i problemi partendo da punti diametralmente opposti.
Probabilmente sono io che sbaglio.
Ma in questa vicenda non mi è chiaro qualcosa, contro chi hanno protestato i colleghi dal battello del Comune di Sorradile?
Contro i colleghi che non hanno preso parte alla manifestazione? Non credo che meritassimo tutte queste attenzioni. Noi il lago potremmo solamente subirlo, a noi non è concesso nemmeno poter attuare idee di sviluppo, non siamo rivieraschi. Ci è concessa solamente la proliferazione della ferula e l’arrivo di alcuni insetti fino a poco tempo fa sconosciuti.
Contro il direttore del CAIP? Non credo, da subito ha dato disponibilità di dialogo e si è reso disponibile a trovare delle soluzioni alternative, tanto da valutare (negativamente per questioni tecniche) in loco la proposta che feci di utilizzare il poligono di tiro ad oggi in uso al Corpo Forestale, nel mio comune.
Contro la presenza della polizia nel nostro territorio? Non credo, tutte le premesse dei sindaci, ad esclusione di Umberto proprio, evidenziano il fatto che nessuno vuole mandare via la polizia dal nostro territorio.
Credo che i destinatari della protesta, involontariamente, siano stati proprio i sindaci del battello.
Chi altro se non gli amministratori del territorio devono trovare il sito alternativo al poligono che oggi è in uso? A loro naturalmente mi unisco anche io e con me porto il resto degli amministratori del Guilcier e del Barigadu.
Se Umberto, Francesco, Pietro, Stefano, Silvio e la dott.ssa Porcu sollevano il problema dell’interdizione dei territori, io sono il primo a dire che da lì il poligono va spostato ma non posso autoescludermi dalla ricerca di una soluzione.
Inoltre non credo che tutte le assenze alla manifestazione fossero dovute a pressioni di dipendenti del Caip oppure a pressioni di consiglieri/militari, magari qualcun altro oltre me vede la soluzione al problema da un punto diametralmente opposto al tuo, Umberto.
gentile Francesco,
apprezzo i toni e non trascuro nessuna delle tue obiezioni alla nostra protesta, ma non semplificare la mia posizione.
Francamente non credo che spetti ai sindaci indicare un sito alternativo, anche se a me verrebbe voglia di proporne, tipo Tanca Regia, enorme distesa di campi con strutture disabitate costate milioni di euro per una prospettiva che non è mai stata realmente aperta (il cavallo), tanto per non allontanarsi troppo da Abbasanta.
Io non sono per la chiusura del Caip, che sta chiudendo nonostante il poligono nel lago Omodeo, non mi faccio fare questa caricatura. Non possiamo perdere nemmeno un posto di lavoro nel nostro territorio.
Ma per difendere il Caip bisogna trovare un altro sito, e per continuare a stare comodamente nel lago Omodeo bisognava bonificare i luoghi usati, e poi interloquire con i sindaci che ponevano la questione con garbo ed equilibrio da 5 anni almeno. C’è ancora tempo per farlo, quello che non si può fare è che il Caip scelga di parlare solo con i sindaci che sono d’accordo per lasciare le cose come stanno. Gli viene facile, perché si spara in territori altrui.