Il Chiostro illuminato dalla storia [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 17/09/2014. La città in pillole. La chiesa dei Francescani del Corso Vittorio resiste tra negozi e locali. Ogni tanto s’illumina un pezzo di storia in ombra. Si tratta di chiesa e chiostro dei Francescani tra il Corso Vittorio e via Mameli che resistono tra negozi e locali. Il degrado e l’uso non alterativo li difendono più di improbabili valorizzazioni. I locali, realizzati dopo la dismissione ottocentesca, hanno conservato planimetrie, brani costruttivi e architettonici medievali. Quelli recenti sono nella dimensione della perdita di senso. Un pezzo di chiesa e di chiostro è un mix tra saloon e kitsch templarico e coinvolge archi, tessiture murarie, affreschi. L’appezzamento, acquistato nel 1275 da mastro Tancredi di santa Restituta, trasformò i poverelli d’Assisi in proprietari, come la borghesia toscana già cagliaritana. Dell’Atto esistono due dettagliate varianti. Con l’analisi delle unità murarie, la ricerca archivistica e bibliografica, condotte per la Soprintendenza ai BAAAS negli anni Novanta, restituiscono un’esemplare storia di consapevole riuso e di dimensione perdurante che ha inglobato pezzi di mondo antico visibili nel reticolo murario e nel piano di calpestio del chiostro. Nella determinazione dei confini decisivi vie e carattere limitaneo del lotto con geografie persistite nel parcellare ottocentesco. Ad occidente un’Eclesiam Sancti Nicolai de Capusolio (in seguito dei Napoletani tra via Sassari e piazza del Carmine). A settentrione la carreggiata meridionale del Corso da cui si accedeva alla chiesa. Ad oriente via Angioj. Ad ovest un viottolo occultato dalla sede Ersu. Negli anni Ottanta Paolo De Magistris, Giovanni Lilliu, Roberto Coroneo, i Francescani e altri sognarono che il chiostro, una volta pubblico, riaccogliesse i suoi Retabli. Nel 2008 la Regione Sardegna stava per coronarlo. Si può sostituire con un falso e con pretesti quel sogno tuttora realizzabile? |