Fortuna Novella, la mamma di tanti giovani marinai [di Teresa Spano]
Topografia femminile. La storia che stiamo per conoscere, quasi una favola, probabilmente sarebbe stata dimenticata da parecchio tempo se la cittadina di Carloforte, della piccola Isola di San Pietro, unica in tutta la nazione, non avesse deciso di commemorarla nella sua toponomastica. Dal 25 aprile del 2001, un tratto di lungomare, tecnicamente detto “Calata”, vicino alla Capitaneria di Porto e a pochi passi dall’immancabile statua di Carlo Emanuele III, ospita una targa che recita “Calata Fortuna Novella – Mamma Mahon“. I turisti che sbarcano sull’isola davanti a quell’insegna in marmo con eleganti volute in ferro battuto immaginano sia una dedica ad un personaggio mitologico, alla dea bendata di cui tutte le genti di mare hanno bisogno, ma non è così. I carlofortini sanno, e i visitatori hanno modo di apprendere dopo una breve chiacchierata con qualsiasi residente, che Fortuna era una gentile signora bionda dagli occhi azzurri, verso la quale moltissime famiglie italiane hanno un debito di riconoscenza. Fortuna nasce a Carloforte il 25 settembre 1880 e trascorre la giovinezza sull’isola fino al matrimonio, celebrato l’8 maggio del 1902 a Minorca, col ricco commerciante spagnolo Antonio Riudavetz. La famiglia Novella era arrivata sull’isola di San Pietro nel 1793, proveniente da Santa Margherita Ligure: i nonni di Fortuna intendevano proseguirvi l’attività di piccoli armatori di barche per la pesca del corallo. Dal giorno del matrimonio Fortuna diviene l’unica cittadina italiana di Port Mahon, sull’isola di Minorca, e vive la sua tranquilla esistenza in una grande casa sul mare anche dopo essere rimasta vedova e senza figli: neppure lo scoppio della seconda guerra mondiale la coinvolge direttamente perché la Spagna è neutrale. Il 10 settembre 1943 succede però qualcosa d’imprevisto e sconvolgente: arrivano sull’isola di Minorca gli equipaggi italiani della corazzata Roma e di altre 4 navi da guerra italiane, con a bordo anche feriti e morti. La situazione degli equipaggi è disperata, perché secondo il diritto internazionale, vista la neutralità spagnola, gli oltre 1.800 marinai devono ripartire con le loro navi entro 48 ore senza far rifornimento, oppure consegnarsi alle autorità locali. Cos’era accaduto nel frattempo? L’8 settembre del 1943 era stata diffusa la notizia dell’armistizio e le navi da guerra ancorate a La Spezia e a Genova erano partite durante la notte per sfuggire ai tedeschi e far rotta verso l’isola della Maddalena. Durante il viaggio arriva la notizia che La Maddalena è stata occupata dai tedeschi e la flotta cambia direzione. Quindici aerei tedeschi le bombardano: la corazzata Roma viene colpita due volte, va a fuoco e affonda rapidamente, trascinando con sé 1.393 marinai. Le altre navi, compresa la corazzata Italia (colpita, ma in grado di navigare), proseguono verso Sud, invece l’incrociatore Attilio Regolo e i tre cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere, Mitragliere si fermano a raccogliere 25 vittime e 624 superstiti della corazzata Roma e proseguono per Port Mahon. Fortuna, giunta a conoscenza della situazione, apre le porte della sua casa, cura i feriti, procura loro da mangiare, e offre degna sepoltura ai 25 marinai che hanno perso la vita; mette a frutto le conoscenze “altolocate” e il suo titolo di “vice console onorario d’Italia”, per convincere gli ufficiali a consegnarsi alle autorità, e per ottenere in cambio gli aiuti necessari e il permesso, per i marinai, di permanenza sulle navi. Villa Fortuna diventa un pezzo di patria, rifugio dei bisognosi di cure e assistenza: per 16 mesi, “Mamma Fortuna” o “Mamma Mahon”, come ormai la chiamano, è il punto di riferimento per l’intera comunità marittima. Dopo la loro partenza Fortuna continua a occuparsi dei defunti, fa in modo che a nessuno manchi una croce col nome, qualche fiore fresco, una preghiera. Nel 1950 la Marina Italiana fa costruire a Minorca un mausoleo per ricordare le vittime della corazzata Roma e alla cerimonia di inaugurazione Fortuna è ospite d’onore. Tra le famiglie dei superstiti, mamma Mahon non viene dimenticata, invitata più volte nella capitale da parte della Marina Militare, due anni dopo Fortuna accetta: accolta in udienza privata dal papa, oggetto d’attenzione da parte degli organi di stampa e d’informazione, riceve molti riconoscimenti e incontra i parenti dei caduti. Nel luglio 1953 riceve dal presidente della repubblica Luigi Einaudi la “Stella di Solidarietà Italiana di prima classe” e con l’occasione è invitata e ospitata a Carloforte, dove l’attende un intero paese in festa. Riparte per Mahon poco dopo Natale, e vi resta fino alla morte, avvenuta il 26 giugno del 1969, all’età di 89 anni. Oggi il ricordo della generosità di Fortuna Novella è affidato alla riconoscenza di 1.800 famiglie e a una piccola targa nel porto di Carloforte.
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