La classe dirigente in Agricoltura non è solo quella politica [di Antonello Carta]
In effetti la protesta contro Assessore e Giunta appare incomprensibile ai più per molte delle ragioni esposte da Giuseppe Pulina. Ma alcune altre considerazioni dell’autore meritano qualche commento. Tra le ragioni che rendono incomprensibile la protesta del Movimento Pastori vi è sicuramente l’attenzione su nuova giunta Giunta e nuovo Assessore all’Agricoltura. Forse è arrivato il momento di fare altre considerazioni. La classe dirigente che partecipa al processo “in-decisionale” in Agricoltura non è solo quella politica. Non riesco a immaginare un solo Assessore, anche il più cialtrone e incompetente, che possa avere un qualche interesse a contrastare un’ efficace programmazione e esecuzione del PSR. Certo le abilità assessoriali contano eccome, e sicuramente siamo di fronte a un deciso miglioramento rispetto alla precedente legislatura. Ma può bastare questo! A mio parere no. Innanzitutto per una sfortunata coincidenza temporale per la quale elezioni regionali e scadenze dei PSR coincidono. Ciò comporta che le riflessioni strategiche , qualora ci fossero, realizzate nell’ambito di una Giunta devono essere comprese e in qualche caso anche profondamente rivisitate da quella subentrante. In ogni caso si procede frettolosamente. Non può sfuggire a nessuno che in queste condizioni il ruolo che dovrebbe giocare la burocrazia regionale sarebbe decisivo. Ma non è così. Se è vero che il nuovo Assessore ha dovuto stressare le strutture per completare le procedure nei tempi stabiliti, e di fatto senza poter modificare il merito delle questioni, si deve prendere atto che la struttura è inadeguata e non auspicare che dalla politica regionale spunti il Genio della Lampada sotto forma di Assessore all’ Agricoltura. Nel discorso di insediamento del Presidente Pigliaru era enunciato il proposito di fare l’anagrafe delle competenze della macchina regionale. La si faccia. La si faccia soprattutto in Agricoltura: nell’Assessorato, nelle Agenzie e nelle strutture che seppure non organiche alla pubblica amministrazione vengono di fatto sostenute dalla Regione. Ne risulterà un quadro paradossale, incomprensibile anche per il più fantasioso dei manager di risorse umane. La correlazione tra competenze e ruoli e funzioni che si occupano è vicina allo zero. Le successive riforme, della legge 31 in primis e solo successivamente delle Agenzie agricole, devono partire dunque da una approfondita conoscenza delle risorse umane disponibili. Altrimenti si ottengono i risultati non eccelsi delle riforme precedenti. Nel frattempo l’Assessore con appositi atti di indirizzo obblighi dirigenti e funzionari anche di Agenzie e strutture diverse a lavorare sulla base delle loro competenze in Unità Operative costruite per progetti specifici. Queste unità operative saranno un utile percorso per la definizione di ruoli e funzioni nelle riformate strutture. Qualche considerazione sugli altri punti toccati da Giuseppe Pulina. Il contesto favorevole al Pecorino Romano non è un caso fortunato ma deriva da un prevedibile trend globale dei prodotti lattiero-caseari e da una più saggia gestione delle produzioni da parte di industriali e cooperative. Sarà sufficiente questo a garantire il reddito degli allevatori nei prossimi anni? No se non si avviano poderose iniziative di diffusione dell’innovazione tecnologica con il principale obbiettivo di aumentare la produttività. Cito due obbiettivi a mio avviso cruciali: l’incremento della quota di auto-approvvigionamento aziendale o almeno regionale dei fabbisogni alimentari e il miglioramento della produttività per singolo capo. L’incremento della qualità del latte rimane un obbiettivo anch’esso primario a patto che la sua definizione sia precisamente ancorata a valori economici: a ogni incremento della qualità deve corrispondere un incremento del valore economico del prodotto almeno sufficiente a compensare l’aumento dei costi di produzione sostenuti per ottenerlo. |
Concordo su molti punti dell’analisi di Antonello Carta, soprattutto sulla necessità di fare di più, così come di quella del Prof. Giuseppe Pulina. L’innovazione tecnologica (necessaria nei caseifici oltre che nelle aziende agricole, l’aumento della produttività, e soprattutto dell’auto approvvigionamento aziendale (che potrebbe portare peraltro anche a un miglioramento ecologico delle condizioni dei terreni) citati da Carta. Il riordino delle Agenzie Agricole; la necessità di dare una soluzione alla situazione dell’ARAS e di utilizzare meglio i fondi europei citati da Pulina.
Aggiungerei qualche altro punto, ad es. interventi sulle condizioni che influiscono sul mercato, pagamento a qualità, norme a garanzia e tutela della qualità dei prodotti e dei consumatori etc., la verifica dell’efficacia e della rispondenza alle condizioni della Sardegna delle Misure europee applicate (affinché non siano solo misure di aiuto, beninteso importantissime); lo studio e la proposta di nuove Misure ambientali (possibile se si valorizzano lo studio e le competenze). Appare sempre più evidente, comunque, il ruolo centrale, nel bene e nel male, delle Agenzie e Enti Regionali e della necessità di ripensare radicalmente forma e modi di operare dell’assistenza tecnica e della programmazione degli interventi in agricoltura. Di LAORE, innanzitutto, che ne ha la maggiore responsabilità, assieme alla politica, essendo (ed essendolo stato storicamente sotto altri nomi) il braccio operativo della Regione e che attualmente da gli indirizzi anche ad altri enti quali l’ARAS. Speriamo si cominci davvero a parlarne. Sarebbe la migliore risposta, come auspicato dal Prof. Pulina. Giuseppe Ruiu Agronomo