Ama la Terra come te stesso (Enzo Bianchi) [di Don Ettore Cannavera]

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Pubblichiamo l’intervento letto da Don Ettore Cannavera in piazza Carmine in occasione della FAIMARATHON  Cagliari… tra bianchi colli e piazze svoltasi a Cagliari domenica 12 ottobre un percorso che ha coinvolto 10 piazze della città ed un centinaio di accademici, studiosi, professionisti, intellettuali, artisti che si sono prestati a fare i “ciceroni speciali” per spiegare la bellezza  della città del sole (NdR).

La terra inizialmente è il contesto in cui si è gettati, indifferente alle nostre scelte e ai nostri desideri. Poi via via si riempie di significati simbolici, cognitivi ed emotivi e diventa la nostra terra, quella che contribuisce a darci unʼidentità e radici e dalla quale attingiamo forze e capacità di orientarci nello spazio e nel tempo. Questo profondo legame di appartenenza deve sancire, per chiunque la abiti, lʼobbligo di salvaguardare e valorizzare la propria terra, di custodirla come un bene prezioso, impegnandoci ad evitarne il degrado e il consumo ingiustificato, per scopi speculativi comunque mascherati o camuffati.

La Sardegna, oggi, è una terra rispettata? Vorremmo fortemente fosse così, ma così non è dal momento che, questa nostra terra, è continuamente violentata per bramosia di danaro estorcendola alla sua naturale vocazione agricola e di convivenza armoniosa con la natura per diventare la regione dʼItalia più intensamente votata alla guerra. Una regione dove ogni giorno si sperimentano armi mortali che rubano le nostre terre migliori e le devastano causando la contaminazione e la morte della natura, degli animali e degli uomini.

Come non reagire alla militarizzazione della nostra Madre Terra, devastata da un industria bellica che sottrae investimenti per le politiche di pace? Dire no alle servitù significa anche chiedere simultaneamente a chi ha inquinato per decenni con proiettili, bombe, flotte, bombardieri, un poderoso sforzo dirisanamento. Un risanamento ambientale che rappresenterà, oltre che un dovere riparatorio per gli enormi danni alla nostra terra e al nostro mare, una grande opportunità economica.

Così scrive Enzo Bianchi, monaco, “Cʼè un comandamento non espresso nelle tavole di Mosé, ma che si potrebbe dedurre da ognuna di esse, potrebbe essere sintetizzato così: amerai la terra come te stesso”. Così continua: “conosciamo il comandamento che Gesù ha unito a quello dellʼamore per Dio: “amerai il prossimo tuo come te stesso“. Ma io sono convinto che per amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e il prossimo come se stessi, occorre anche amare la terra come se stessi. La terra (adamath) da cui ogni terreste (adam) è stato tratto, è nostra matrice, di essa siamo fatti, a essa torniamo.

Ma la terra non è solo polvere -come si è sempre detto- è un organismo vivente che dobbiamo rispettare, amare, contemplare e soprattutto sentire solidale con noi. Senza la terra noi non siamo, e anche la nostra vita interiore non è estranea alla terra, alle piante, agli animali, alla natura. Anzi, è vita interiore vera e viva se ingloba tutte le cocreature con le quali siamo la terra in corsa nellʼuniverso.

Un cristiano, dunque, ama Dio, ama il prossimo, ma ama anche la terra come se stesso, perché la terra è la realtà più prossima per ogni persona. La terra è la nostra radice, è lʼhumus che ci ha custodito e nutrito, ma ora tocca a noi custodire la terra e il cammino di umanizzazione che ci attende deve avvenire nella consapevolezza che ora siamo noi responsabili davanti alla terra. Per millenni la terra ci ha fornito riparo, con i suoi alberi ci ha protetto, dei suoi frutti ci ha nutrito, ma noi verso di essa siamo diventati
nemici o figli ingrati.

Dipendevamo dalla terra, ma oggi è la terra che dipende da noi e ci chiede rispetto, salvaguardia, protezione, amore. Diventa allora urgente unʼetica della terra, per i cristiani unʼetica della creazione, che affermi la responsabilità umana di fronte allʼambiente terrestre. Questʼetica della terra richiede innanzitutto una coscienza ecologica che sia vigilante e pronta adassumersi la responsabilità dellʼambiente …

Oggi sono urgenti unʼattenzione e una disciplina, unʼascesi nellʼuso delle risorse,nellʼabitare il mondo: sobrietà, compassione cosmica, attenzione a ogni creatura devono diventare parole eloquenti per lʼumanità. Ma questʼetica chiede anche che si concretizzi il principio della destinazione universale dei beni, della condivisione della terra e delle sue risorse. La terra è una tavola imbandita, alla quale tutti sono invitati e dalla quale nessuno può essere escluso.

Oggi sono i Paesi ricchi che consumano la quasi totalità delle risorse, lasciando popoli interi nella miseria e nella fame, infliggendo loro uno sfruttamento irrazionale e segnato da profonda ingiustizia.  Lʼetica della terra richiede di pensare ai diritti delle generazioni future: ogni generazione dovrebbe andarsene dalla terra dopo averla resa più bella, conosciuta, amata e difesa, ma in realtà soprattutto le nostre ultime generazioni sembrano solo capaci di lasciare bruttezza nel paesaggio, nellʼambiente, e sembrano responsabili dellʼavanzata dei deserti su tutte le terre.

Cʼè una conversione planetaria da fare, cʼè un nuovo comandamento da proclamare: “amerai la terra come te stesso, e la terra ti ricompenserà”. É in questʼottica che dobbiamo ripensare la nostra cultura nel rapporto con la terra che resta sempre la nostra generosa Madre.

*Comunità La Collina

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