Murales a Karales [di Carlo A. Borghi]
Mentre la Karel punica, la Karales romana e la Kaller spagnolesca concorrono all’investitura di capitale della cultura, in città scompare un grande affresco murale, l’unico della Cagliari moderna e contemporanea. L’opera era firmata da Pinuccio Sciola che, nel 1986, l’aveva pitturata a fresco sull’intonaco altrettanto fresco della facciata cieca di un palazzone nel centro città. L’aveva intitolata Tre Pietre. Del resto Sciola è noto nel mondo per le sue pietre megalitiche che possono essere mute come menhir o sonore come arpe e violini di pietra. Era alto sei piani quel murale parietale. Gli era stato commissionato da La Rinascente che il suo edificio storico lo mantiene incastonato nella palazzata Novecentesca di via Roma che scorre parallela al porto. Pinuccio Pictor Sciola aveva eseguito l’opera in pochi giorni. Pinuccio Sciola è stato il propagatore dell’arte muralista in Sardegna, a partire dalla sua nativa San Sperate che dagli anni Settanta è diventata paese museo a cielo aperto. Tutto era nato sull’onda del muralismo messicanista rivoluzionario di maestri muralisti come Rivera, Orozco e Siqueiros. Messico, murales e nuvole in tanti paesi-museo en plein air, Orgosolo compreso. Il murale cagliaritano di Sciola è andato perso per essere stato smantellato insieme all’intonaco che lo sosteneva, durante il rifacimento della facciata laterale del palazzone. L’affresco prospettava su via Dante, una delle principali arterie della città. La facciata finestrata e balconata del grande condominio prospetta su Piazza Repubblica, nota per l’imponente struttura del Palazzo di Giustizia eretto in forme monumentali postfasciste. Scalpelli e martelli di un’impresa edile incaricata dal condominio dell’esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria, hanno demolito il murale per rifare l’intonaco e ridipingere il prospetto in arancione monocromo. Il Comune e i suoi funzionari dei Lavori Pubblici e dell’Urbanistica non si sono accorti di nulla. Si sarebbero almeno potuti conservare i calcinacci dell’affresco e farne un cumulo-tumulo in memoria dell’opera perduta. Era un esempio di street-art segnaletica collocata in un punto nodale della giungla d’asfalto e di cemento più o meno a vista. È stato Vito Biolchini giornalista, blogger e commentatore di Cagliari Social Radio ad accorgersene per primo e a fotografare la grande parete obliterata del suo murale. È stato il web a far emergere questo caso di mancata tutela del patrimonio artistico urbano. La cancellazione muratoriale delle pietre muralizzate è dispiaciuta anche a Tex e Kit, ad Asterix e Obelix e a tutti i Flinstones. Tutti questi sono di casa in scenari rocciosi e in paesaggi di pietra. L’operazione non rientra nei canoni dell’arte che cancella svelando alla maniera di Christo e Isgrò. L’imbarazzata giunta di sinistra si è scusata con Pinuccio Sciola e ha rilanciato proponendogli di replicare il murale su un muro urbano da trovare. Lui ha declinato proponendo a sua volta di affidare il murale a giovani street-artist. Capita a Cagliari, dove solo da pochi mesi il Comune ha deliberato di apporre su un muro di città un’iscrizione lapidea per Antonio Gramsci:Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. È l’antico muro ex conventuale dietro il quale Gramsci aveva frequentato il Liceo Classico Dettori, dal 1908 al 1911.
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