Connessioni [di Giacomo Pisano]
Pubblichiamo l’intervento letto da Giacomo Pisano in piazza CIS in occasione della FAIMARATHON Cagliari… tra bianchi colli e piazze svoltasi a Cagliari domenica 12 ottobre un percorso che ha coinvolto 10 piazze della città ed un centinaio di accademici, studiosi, professionisti, intellettuali, artisti che si sono prestati a fare i “ciceroni speciali” per spiegare la bellezza della città del sole (NdR). Una città è fatta di fondamenta, monumenti, abitazioni, strade. Strade che si incrociano e intersecano per abbracciarla nella sua interezza. Ma una città è fatta soprattutto di individui. Di persone che cambiano gusti, modo di pensare, abitudini, che cambiano la loro economia e le prospettive perché il cambiamento è insito nella natura umana.L’architetto Renzo Piano lo sapeva molto bene quando nel 1985 partecipò con il progetto Phoenix al concorso internazionale “Una piazza per Cagliari”. Il dibattito intorno a questo bando fu tanto e i progetti vennero raccolti in un volume che contiene i più interessanti; vennero anche allestite mostre alla Cittadella dei Musei e in seguito a Roma e a Venezia. Il prestigio e la lungimiranza di Renzo Piano gli garantirono la vittoria e l’onere di realizzazione, completato nel 1992. L’architetto ha anticipato le polemiche, puntualmente sollevate, sull’eccessiva modernità di Phoenix e sull’azzardo di linee così innovative in un contesto tra i più antichi di Cagliari. L’area infatti è abitata fin da età punica con continuità d’uso pressoché ininterrotta. Renzo Piano lo sapeva e quindi ha scelto materiali moderni come acciaio e vetro da affiancare ad un tradizionalissimo biancone tirreno, una pietra calcarea proveniente dalle cave di Orosei utilizzato anche per l’adiacente cimitero monumentale di Bonaria e per il Municipio. Nel suo intento c’è il senso della continuità oltre che la proiezione verso il futuro, c’è la volontà di creare una trama nel tessuto urbano in grado di unire tratti importanti della città annullando le distanze tra i secoli. Dispendioso – tra le polemiche mosse – intelligente invece. Per quei tempi l’edificio era uno dei cinque concepiti meglio in tutto il mondo e rispondeva ad esigenze non immediate dell’epoca ma che presto si sarebbero manifestate. Spazi interni mobili, flessibili, in grado di adattarsi, materiali eco compatibili, una coibentazione perfetta, luminosità naturale massima e conseguente risparmio di energia elettrica. Argomentazioni oggi basilari nei campi dell’architettura, dell’edilizia e della bio-edilizia, sapientemente anticipati da Piano. Le modifiche al progetto originale non impedirono comunque la realizzazione di una struttura che da subito venne concepita con una parte privata ed una aperta al pubblico. Al suo interno infatti oltre agli uffici del Credito Industriale Sardo esistono spazi adatti per workshop e conferenze e un ampio auditorium. E’ necessario quando si crea un edificio che esso permetta ai cittadini di riconoscersi, che li accolga e che sia comprensibile in modo che, se necessario, gli stessi cittadini si battano per difenderlo. Vale per l’antico e vale per il nuovo perché la storia di una città è una riscrittura continua e ciò che oggi è quotidiano e contemporaneo sarà monumento di valore culturale domani. L’architetto Renzo Piano aveva previsto quasi ogni cosa. Quasi. Infatti non poteva immaginare che ci sarebbe stata una profonda e terribile crisi economica e che i simboli più discussi della crisi dei nostri tempi, le banche, avrebbero operato in una piazza che il Comune di Cagliari ha dedicato in modo riconoscente – ma con gli occhi di oggi innegabilmente ironico – ai donatori di sangue. |