Lo schema ortogonale del classicismo aragonese [di Carla Deplano]

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Nella Marina di Cagliari a partire dal 1326 sono documentate ristrutturazioni e sovrapposizioni nell’ambito di operazioni di rifondazione, ripopolamento e assegnazione di prerogative statutarie di Barcellona. La Lapola pisana viene parzialmente demolita, così come la parte più bassa della Via Barcellona, rettificata ed inserita nel nuovo reticolo urbanistico, mentre l’asse portante perpendicolare al mare viene fatto coincidere con l’attuale Via Napoli.

Nella zona del quartiere prospiciente il porto una griglia di strade rettilinee con incroci ortogonali si sovrappone al tessuto urbano precedente, ancora caratterizzato nella parte alta da strade in curva. È in questo contesto che viene creata una Pobla Nova sull’esempio di Valencia. Le strategie di fondazione determinate da criteri di regolarità geometrica e di ordine fiscale rispecchiano bene gli ideali urbanistici della Corona d’Aragona, evocativi della sovrapposizione culturale e militare sancita dalla nascita di una nuova colonia.

Il formato dell’isolato quadrangolare si riallaccia alla tradizione iberica e francese: nella nuova lottizzazione vengono adottate come unità di misura le canne di Barcellona e Montpellier, laddove Montpellier diventa città guida nei riferimenti tecnico-progettuali della Corona d’Aragona. Il revival classicista europeo del ‘200-‘300 influenza profondamente la cultura catalano-aragonese anche in virtù delle strette relazioni dinastiche suggellate dai matrimoni di Pietro IV d’Aragona con una Hohenstaufen e di Federico II di Svevia con Costanza d’Aragona.

Di fatto, i Catalani sposano le istanze classicheggianti prerinascimentali che si traducono, a livello urbanistico, nel richiamo all’equilibrio della tecnica agrimensoria e fondativa romana individuabile nelle città nuove fondate dai monaci cistercensi e nelle bastides del sud della Francia. Come nel quartiere della Marina.

4 Comments

  1. Carla Deplano

    Siamo evidentemente lontani dalla pur suggestiva ipotesi avanzata, a suo tempo, da Giovanni Spano e Dionigi Scano dell’esistenza di un castrum nel quartiere di Marina, con tanto di cardo e decumano

    • Marco Cadinu

      Grazie Carla Deplano, riporti con esatta corrispondenza la mia teoria di evoluzione urbanistica (e culturale) del quartiere medievale del porto, elaborata nel 1995 e poi pubblicata nel 1999, nel 2001 e ancora nel 2008.
      In effetti appare singolare che ancora oggi, in alcuni scritti divulgativi o talvolta scientifici, appaiano disegni della Lapola medievale che riproducono stancamente lo schema di Dionigi Scano, ormai vecchio di quasi un secolo, che individua la parte più antica del quartiere a valle.
      Le mie ricerche hanno indicato il contrario: quella parte – a prescindere dai sostrati – si presenta oggi nella sua forma urbanistica aragonese ed è la più “giovane”, frutto di un progetto elaborato da tecnici di Montpellier per la Alfonso IV d’Aragona, nuovo signore di Cagliari.

  2. carla deplano

    grazie a te. tutte le tue pubblicazioni s

    • carla deplano

      Grazie a te, i tuoi studi (e di quelli di Guidoni) sull’urbanistica medievale hanno arricchito non poco la mia prima formazione universitaria. Il mio piccolo pezzo, lungi dal ripetere cose note giusto per gli “addetti ai lavori” riprende, più propriamente, un interessante articolo di Maria Antonietta Mongiu apparso sull’Unione Sarda e riportato sul Sardegna Soprattutto, “Lo schema ortogonale forse influenzato da Ippodamo di Mileto”, in cui si dice che “la realtà del quartiere è più intrigante” dell’ipotesi (avanzata da Giovanni Spano e Dionigi Scano) dell’esistenza di un castrum coi canonici cardo e decumano nella Marina di Cagliari…

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