Luogo Tempo Architettura [di Antonello Tramontin]

232_30__Stagno_Santa_Gilla_d0_d0

Pubblichiamo l’intervento letto da Antonelo Tramontin in piazza L’Unione Sarda in occasione della FAIMARATHON Cagliari… tra bianchi colli e piazze svoltasi a Cagliari domenica 12 ottobre un percorso che ha coinvolto 10 piazze della città ed un centinaio di accademici, studiosi, professionisti, intellettuali, artisti che si sono prestati a fare i “ciceroni speciali” per spiegare la bellezza della città del sole (NdR).

Da una settimana (Nobel Medicina) sappiamo dove nel nostro cervello, abbiamo il GPS che mappa il luogo in cui siamo adesso: L’Unione Sarda. Ma per me e per molti di voi anche Sant’Avendrace o il Lido di Scipione. Identificare un luogo è fondamentale nella costruzione dei nostri piani di vita. Così come costruire un non-luogo fa in modo che “dalle finestre debbano uscire i corvi, in volo”(E. Vittorini).

A Cagliari siamo bravi a costruire non-luoghi: il Consiglio Regionale della Sardegna in via Roma. Ma di non-luoghi ce n’è uno gigantesco dietro l’angolo che dovrebbe interessare tutti voi. Ne parlerò solo alla fine. Se è vero quello che dice M. Murgia: ”niente sull’isola è mai soltanto un luogo..”, significa che di quel luogo noi avvertiamo lo spirito, il suo ”genio del luogo” formato nel tempo (C. Norberg-Schulz).

Norberg-Schulz ha come riferimento la cultura mitteleuropea di Heidegger: ”il luogo in cui vive la persona umana è formato da un quadruplice compendio di terra,cielo,esseri mortali,divinità;dove ognuna rispecchia l’altra:questo gioco di specchi costituisce il mondo”. Nel Master Cagliari-Vienna sul progetto di Sostenibilità, ho richiesto con forza che i luoghi proposti, ed è curioso, dai colleghi mitteleuropei, e cioè la SARAS e Portovesme, ossia non-luoghi in Sardegna, fossero scambiati con “luoghi mai soltanto luoghi”, come la Trexenta dell’agricoltura abbandonata; i siti Minerari di Pranu Sartu;la Barbagia di Ollolai, Gavoi e Tiana, dei centenari dalla “buona vita”;le terre alte del Gennargentu; e Cagliari,del Porto Canale.

Se guardate Cagliari, atterrando a Elmas, potrete vedere che le estensioni di quelle aree a ponente, pressoché eguagliano la città costruita,storica e recente. Sono cioè i “nuovi territori”di Cagliari. Ora provate a sporgervi dal bastione di S. Croce in Castello e immaginate il panorama ai bordi di Giorgino con centinaia di capannoni uguali a quello della Grendi, costruito di recente. Ecco che tutta la Cagliari prossima ventura sta per diventare un gigantesco, mostruoso non-luogo. E’possibile scampare a questo disastro che sembra ineluttabile?

F. Zola ha ipotizzato forse l’ultima, stretta via di salvezza:secondo una ecologia riproposta, dove l’acqua segna una connessione liquida tra il Porto e la Laguna di S.Gilla e accoglie la costruzione industriale in una sfrangiata cortina lacustre, che da Castello riluce.

 

Lascia un commento