Todos inquisidos! [di Carlo Mario Sotgiu]

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Dopo l’Emilia Romagna potrebbe succedere anche in Sardegna. Di conseguenza da qui a qualche mese la maggioranza degli attuali consiglieri regionali potrebbe essere impresentabile alle elezioni. L’ uso dei fondi, disinvolto o no, dei gruppi del Consiglio è una spada di Damocle sulla rappresentanza. Tutti i coinvolti dichiarano sicurezza. Si affidano sorridenti alla magistratura che saprà separare il grano dal loglio. Menomale! Le teorie degli avvisi di garanzia ad orologeria sono ormai minoritarie. Prevale  la teoria del gruppo ovvero del corpo unico. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Il terrore della sindrome berlusconiana contiene ogni risvolto vittimista.

In questo caos colpisce che i grandi partiti non sollevino più la questione delle questioni: quella morale. E ci si affidi a risposte personali, un tempo bandite, piuttosto che a ragionamenti politici. E ciò anche da parte di autorevolissimi esponenti politici. La crisi di senso nella politica è propria questa. Risposte ad personam verso chi si sottrae alla logica del branco. Si direbbero risposte a balla sola! Peggio dei pallettoni.

Di conseguenza, a prescindere dall’esito giudiziario, è il lato politico che scandalizza. Ed allora vediamo di porre la questione, come usa oggi, sotto forma di domande. E come ci insegnano i grandi filosofi sappiamo che le domande che si pongono presuppongono le risposte. Ma siamo in Sardegna dove prevale la pedagogia del far finta di niente. Ignorare prima di tutto. Persone, situazioni, delitti, castighi. In montagna e sulla costa. In città ed in campagna.

1) Ha senso, visto il tenore degli stipendi ignorati nel dettaglio persino dai beneficiati, avere a disposizione fondi per la propria promozione personale?

2) Ha senso che tutto questo sia pagato dai cittadini e non sia il frutto di una raccolta fondi?

3) Il PD può permettersi candidati indagati o il PDL un presidente prossimo al verdetto di un tribunale?

Non sembra che nella tribù dei politici e nel loro cerchio magico ci sia percezione del clima sociale. Hanno una visione berlusconiana, legata al fatto che l’elezione, sia pure una primaria – partecipata o no – sia lavacro di nefandezze. Quella che appariva un’epica del Cavaliere e cioè il giudizio di Dio elettorale, ha talmente fatto breccia a sinistra da essere uno stile. E giacché il potere si autoperpetua con l’uso di fondi che un privato cittadino non ha, è il serpente che si morde la coda. I giovani imparino in fretta come si fa. Il ricambio è una chimera.

Si confida sul lasco senso morale dei cittadini verso la cosa pubblica. Si confida sulla memoria corta alimentata dall’occupazione dei media e dal marketing. Si confida che se un personaggio pubblico trasgredisce in grande, anche ai piccoli è concesso trasgredire nel loro piccolo. Ed ogni irregolarità amministrativa sembrerà una sciocchezza, visti i comportamenti delle classi dirigenti.

Ma il clima è profondamente cambiato. La crisi, la mancanza di lavoro sta esacerbando gli animi. I politici, a torto o a ragione vengono vissuti come dei privilegiati. Persone che hanno vinto alla lotteria e che per la durata del loro mandato potranno comportarsi in dispregio di ogni norma.

La questione morale è l’unico vero antidoto al populismo di Grillo. Non a caso i suoi parlamentari si sono impegnati solo sui costi della politica. Quand’anche però, non si dovesse votare per Grillo, sconfinata la fascia dei non votanti, fino ad essere maggioranza. In questo modo si apriranno spazi ad avventure di ogni tipo.

La questione morale è il centro di ogni società democratica, prima dei programmi, prima di ogni leadership.

One Comment

  1. Giovanni Scano

    Io penso che i consiglieri regionali siano troppi (trenta/quaranta basterebbero) e anche che guadagnino troppo. Secondo me, 3000/5000 € sarebbero più che sufficienti. Più che in soldi, andrebbero sostenuti con servizi: ti serve una fotocopia? Ti do la fotocopia e non i soldi per farla. Riguardo ai vitalizi, penso che durante il mandato consigliare andrebbe garantito il versamento di contributi pensionistici proporzionati al lavoro svolto prima dell’elezione. Ciò contribuirebbe non poco ad avvicinare noi cittadini ai nostri rappresentanti politici.

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