Rileggere le lotte sociali urbane degli anni -70 [di Franco Meloni]
Come prolungamento positivo del ’68 studentesco e del ’69 operaio, negli anni Settanta si svilupparono in Italia grandi e diffuse lotte popolari per rivendicare migliori condizioni di vita ed estendere a tutti i cittadini i diritti previsti dalla Costituzione repubblicana, troppo spesso fino allora rimasti lettera morta. Così rammentiamo le lotte per il diritto al lavoro, per il diritto allo studio, per i diritti civili… che produssero importanti risultati (lo statuto dei lavoratori, le 150 ore, la legge sul divorzio, tanto per citarne qualcuno). Nel medesimo scenario un ruolo di rilievo hanno avuto anche le lotte per il diritto alla casa e per la qualità della vita nelle città, particolarmente legate alla salvaguardia dell’ambiente e connotate dalla partecipazione popolare che rivendicava riforme legislative e la disponibilità di adeguati spazi di democrazia. A Cagliari queste lotte sociali si sono espresse in misura rilevante sia nella quantità sia nella qualità. Sarebbe importante farne la storia, in aggiunta e approfondimento di quanto già si è fatto. E che non basta. C’è da scrivere la storia dei Comitati di quartiere, in larga parte protagonisti di quelle lotte: di Is Mirrionis (a partire dal 1971), di Stampace alto (dal 1972), di Marina (dal 1975), di Fonsarda (dal 1974), nonché del “Coordinamento dei Comitati e Circoli di Quartiere“, così come di altri organismi di base. Per contribuire a svolgere questo compito si è recentemente candidato il Circolo culturale Antonio Gramsci, che ha cominciato a raccogliere documentazione sui movimenti, partendo dalla ricostruzione dell’esperienza della Scuola Popolare dei Lavoratori, promotrice del Comitato del quartiere di Is Mirrionis. Si vuole indagare sulle vicende di quei movimenti non solo per legittima curiosità o suggestivi amarcord per coloro che le hanno vissute direttamente, ma, soprattutto, al fine di coglierne aspetti positivi e anche limiti per quanto possono insegnarci oggi nei percorsi di democrazia partecipativa. Nel presente intervento ci riferiamo, a mo’ di esempio, solo a due movimenti, riferiti ai quartieri di Sant’Elia e di Is Mirrionis. Il Comitato di quartiere di S.Elia. Riferendoci alla vicenda di Sant’Elia, si cercherà di capire non solo quanto si è ottenuto rispetto agli obiettivi di quella vertenza, ma quanto e in quale misura si è sbagliato, perché qualsiasi intervento che oggi si voglia fare nel quartiere sarà produttivo solo se terrà conto della sua storia e particolarmente della storia delle lotte popolari degli anni Settanta. Si agirà dunque con spirito di verità. Volete un’anticipazione di questa impostazione “non celebrativa“? Eccola. E’ stata recuperata una pubblicazione del 1977 in cui Umberto Allegretti, che di quel movimento fu un protagonista, scrive: “… verso la fine del 1973 il comitato di quartiere fu rovesciato e sciolto, attraverso un’assemblea fortemente manipolata, per un atto di forza concordato tra partiti di maggioranza e di opposizione rappresentati al Comune e con l’azione disgregatrice di forze religiose e parapolitiche del quartiere (…) Il comitato di quartiere fu sciolto nel momento in cui la sua azione era riuscita ad imporre al Comune il piano della legge 167 per buona parte della zona, e proprio perché i partiti dovevano impadronirsi dei risultati (oltreché per preoccupazioni di strategia generale). La sua fine… comportò un regresso ancora oggi non superato della organizzazione e della stessa coscienza politica del quartiere…” (1). Si tratta di un punto di vista opposto a quello più conosciuto della “lotta vittoriosa del popolo di S.Elia”, decisamente autorevole considerato chi lo ha espresso, ma ovviamente da confrontarsi con gli altri contributi, sempre nella ricerca di capire. La Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis. Tra le diverse esperienze del periodo su cui è utile soffermarsi è da segnalare quella della Scuola Popolare di Is Mirrrionis. Si trattò di un’attività sociale (nata nel 71 e protrattasi fino 76 con l’istituzionalizzazione delle 150 ore) che consentì a centinaia di lavoratori del quartiere e del resto della città di acquisire una seria preparazione culturale, conseguendo la licenza media, che permise a molti di loro migliori prospettive di lavoro e, spesso, il proseguimento di ulteriori percorsi formativi. La Scuola, organizzata da un gruppo di studenti universitari e laureati, ispirati agli insegnamenti di don Lorenzo Milani e alla sua Scuola Popolare di Barbiana, ha costituito un grande esempio di solidarietà sociale e di pratica di riscatto culturale dei ceti popolari, che oggi sembra importante ricordare, valorizzare, riproporre nei suoi elementi fondanti. Con queste premesse un gruppo di consiglieri comunali di Cagliari ha presentato una mozione per il ricupero dello stabile che ospitava la scuola popolare e il comitato di quartiere di Is Mirrionis, che attualmente versa in stato di totale degrado, da superare per restituirlo al suo utilizzo più congeniale, al servizio del quartiere e della città. La mozione mette in risalto che il quartiere di Is Mirrionis (il più popoloso della città, con 13 mila residenti, di cui per oltre il 25% persone anziane, e 2 mila fuori sede) ha gravissimi problemi di disagio sociale, di disoccupazione e di bassi livelli di istruzione con un alto tasso di abbandono scolastico. Lo spazio di aggregazione sociale che si propone con la rinascita del Centro Sociale costituisce una risposta ai problemi del quartiere e stante la presenza di numerosi studenti soprattutto universitari e di persone anziane un’occasione di socializzazione e confronto tra generazioni. Ancora la mozione richiede di intitolare la piazza su cui prospetta l’edificio alla “Scuola popolare dei lavoratori” in memoria dell’attività meritoria svolta in quei luoghi e del fermento culturale che li ha caratterizzati. La mozione dei consiglieri comunali è sostenuta da una raccolta di firme su una petizione che ne ricalca i contenuti. Gli organizzatori rimarcano che si è solo all’inizio di un ottimo progetto di studio e lavoro che vuole coinvolgere quante più persone e organizzazioni che lo condividano. E noi lo condividiamo. *Direttore di Aladinews
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