Una Traviata “tedesca”[di Franco Masala]
A parte le risate di troppo nel I atto e il parlato di un croupier non previsto dalla partitura nel II, la regia di Karl-Ernst e Ursel Herrmann ha fornito un’interessante prova nella Traviata verdiana in scena al Lirico di Cagliari. Grande cura della recitazione, innanzi tutto, che chiede alla protagonista di cantare in situazioni anche scomode, risolte quasi sempre con efficacia vocale e drammatica dalla brava e bella Irina Lungu; recitazione estremamente curata anche nelle parti minori, quali il commissionario e il domestico nella I parte del II atto, che disegnano in modo adeguato personaggi inseriti nell’azione nonostante le loro poche battute di canto. Anche il coro è chiamato a una partecipazione attoriale non secondaria che nei movimenti collettivi delle due feste diventa quasi una citazione delle ronde di maschere legate al perbenismo borghese, dipinte da James Ensor nel clima decadente della fine del secolo XIX. E che si tratti del demi-monde parigino del tardo Ottocento è palese in certi atteggiamenti sguaiati e cafoni, singolarmente affini alle cronache che ci hanno descritto in abbondanza cene eleganti o feste “dell’antica Roma” dei giorni nostri. Il tutto è ancora più sorprendente poiché la regia, nata per la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf-Duisburg nel 1987, regge bene i suoi anni. Dramma d’amore la Traviata, sicuramente, ma anche della solitudine e dell’abbandono, coerentemente sottolineati, nella stanza della protagonista morente, dall’ingresso del medico che nasconde a malapena sotto il cappotto un costume da Pierrot, segno visibile del divertimento interrotto in barba alle sofferenze altrui. E anche la sala spoglia contribuisce a rimarcarlo, simile come è a quella del I atto, ma con un letto al posto della ricca tavola imbandita e con il lampadario coperto e oscurato. Uno bello spettacolo dunque, che ha cancellato il ricordo della precedente Traviata, risalente appena al 2011 e ambientata in una poco convincente atmosfera da dolce vita anni Sessanta. Il maestro Donato Renzetti ha ben diretto la partitura, pur alle prese con interpolazioni dovute a scoppi di risa o lanci di bicchieri poco musicali, richiesti dalla regia. Le aspettative erano riservate, in particolare, al giovane tenore turritano Francesco Demuro al suo debutto a Cagliari: bel timbro, voce gradevole ma meno felice in certi eccessi veristi durante la scena della borsa. E non gli consiglieremmo escursioni in un repertorio poco consono (su youtube circolano alcune scelte che destano allarme). Si attenga per ora a Rossini, a Donizetti, al primo Verdi, a Massenet, a certo Puccini per evitare fughe in avanti pericolose. *Il soprano Irina Lungu (foto Ricci) La Traviata
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Franco Masala è sempre bravissimo!
Leggerlo è un piacere: chiaro, profondo, informato e comunicativo!
Deo GRATIAS!
la lettura sapiente proposta da Franco Masala “illumina” tanti aspetti di un allestimento notevole, coinvolgente ,emozionante. Fiat lux…mi verrebbe da dire a fronte di tante osservazioni troppe volte proposte ……