Halley e le Olimpiadi [di Franco Masala]

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Almeno la cometa di Halley ricompare ogni settantasei anni, rendendo difficile – ma non impossibile – la visione consecutiva a una stessa persona. Il tormentone delle Olimpiadi a Roma, invece, sembra uno di quei corsi e ricorsi vichiani che, puntualmente, ritorna nelle velleità dei nostri politici. Così che chiunque può tranquillamente parlare di un déjà vu da rimettere in soffitta per la prossima volta, non potendone più della minestra riscaldata.

Appena nel 2012, il presidente del Consiglio Mario Monti aveva fatto il gran rifiuto per le Olimpiadi del 2020 – forse uno dei rari atti condivisibili del suo breve premierato – e, invece, il giovane Matteo Renzi ci riprova, prospettando la candidatura della Capitale a sede delle Olimpiadi estive del 2024.

Evidentemente non pago dei residui dei campionati mondiali del nuoto, gestiti allegramente, sempre a Roma, o dei ritardi dell’Expo milanese con il contorno di indagati e di inquisiti, anche Renzi cavalca la tigre dell’ennesimo consenso mediante un involontario (?) assist al sindaco Marino che sta attraversando i giorni peggiori della sua vita politica.

Vero è che il nuovo regolamento CIO, in via di approvazione, prevede una cospicua somma da concedere alla città prescelta per contribuire alle ingentissime spese da affrontare ma, conoscendo il costume italico, non sembra inopportuno avere qualche perplessità in merito. Non per fare i gufi, parola che piace molto a Renzi, ma per invitare a concentrarsi meglio su ciò che resta da fare (e non è poco) allo scopo di risollevare il nostro povero Paese.

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