L’ex carcere tra cultura e università [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 26 novembre 2014. La città in pillole. Cittadella per studenti nell’edificio di Buon cammino. La “pubblica passeggiata” di Buon Cammino da domenica sera è avvolta da ombre silenziose. In un autunno tropicale nel Rondò lo sguardo anziché perdersi nella città d’acqua è fisso sul gigante di pietra per 150 anni casa di dolente coralità. Ha gareggiato con le torri medievali per dimensione, inespugnabilità, volontà di redenzione che i piemontesi vollero a surroga di torture e bagni di pena. Se le torri sono simbolo di cultura che fare della cittadella dei reclusi che oggi sono altrove? Il luogo, margine del colle di Castello, traccia una traiettoria che pretende visione e decisioni. Ha mediato per millenni geografie ed il suo destino insiste in questo senso. Compare in un disegno di Rocco Cappellino, ingegnere di Carlo V, col toponimo Sa costa. Sulla via di uscita della città romana, tra suburbio e anfiteatro. Cava illimitata specie dopo l’apocalisse di santa Igia nel 1258 che consegnò parte del colle alla città murata. Capanne e domus de janas neolitiche; sepolture puniche; latomie romane; eremi bizantini, ancora nel secondo dopoguerra abitati da disperati e prostitute. Tanta densità divenne nel 1833 “passeggiata” e più tardi nucleo delle “Carceri succursali”. L’edificio più imponente della città è accerchiato da un alto concentrato di futuro che trascorre il suo tempo migliore tra i poli giuridico-economico, umanistico-letterario, ingegneristico-architettonico, cittadella dei musei. Buon Cammino, nel nome beneaugurante, ha il dna di cittadella degli studenti. La migliore gioventù sarda non ha case dello studente e mense per universitari e ancor meno per studenti medi a cui è negato nell’isola il diritto allo studio per l’assenza di pari offerte formative specie di quelle professionalizzanti. Discutiamone. Sarebbe il racconto di redenzione di chi vi ha trascorso la vita. |