Peggio di una forma di gruviera il povero centro storico di Cagliari [di Paolo Matta]
Il viaggio inizia costeggiando l’Orto botanico. Lasciata alle spalle la sua orribile muraglia che ancora nasconde alla vista e al godimento questo gioiello della natura, passiamo rasente l’Ospedale militare: vuoto. Proseguiamo risalendo la via Ospedale. Siamo davanti al San Giovanni di Dio, mirabile esempio di architettura “a stella” del Cima: vuoto o quasi. Resistono ancora alcuni reparti ma è ormai un malato terminale, giusto per stare in tema. Pochi passi e siamo davanti alla Clinica Macciotta: vuota. Ancora un piccolo strappo in salita ed ecco il Palazzo delle Scienze: destino segnato anche per lui. Le curve di via Anfiteatro (meglio sarebbe rinominarla via An…fu teatro) ed eccoci sul Colle del Buoncammino. Per ammirare un altro vuoto urbano. Peggio di una forma di gruviera, questo povero centro storico. Ma quello che lascia stupiti e poco piacevolmente sconcertati è l’imperturbabile indifferenza con la quale i cagliaritani hanno assistito (e continuano ad assistere!) a questo inarrestabile declino. Che, per stare al recentissimo trasferimento e svuotamento del carcere, diventa persino surreale. I lavori del nuovo penitenziario, nella piana di Santa Lucia di Uta, sono iniziati dieci anni fa. E invece? Come per il vecchio ospedale del Cima o per altri contenitori simili, stiamo ancora a chiederci quale dovrà essere il futuro di Buoncammino, la sua nuova destinazione d’uso. Cosa ne facciamo? Lo diamo ai privati? Albergo stellare? O farne l’ennesimo museo? L’ipotesi di accogliervi una sezione del carcere minorile fa solo venire i brividi. Perché Cagliari deve liberarsi, una volta per tutte e per sempre, del fantasma che svolazza sul Colle. Deve chiudere col passato, rimuovere garitte, ferraglie e suicidi e far ripartire, da dove hanno regnato silenzi e rantoli disperanti, la stagione del nuovo umanesimo, del rinascimento cagliaritano, nel segno della bellezza e della speranza, del dialogo e dell’accoglienza. Buoncammino dovrà essere, per la sua posizione ma anche per la sua storia, faro che illumina tutta la città sottostante e lanterna luminosa per chi vi arriva. Altrimenti, come amaro cantava Trilussa, speranze, dubbi, lagrime, singhiozzi… quanti ricordi in una casa vecchia! Ma quanti sorci e quanti bagarozzi! |