La migliore amica dei sardi [di Raffaele Deidda]

 

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Cagliari, anni ‘70. Proliferavano le scuole private d’inglese dove era possibile migliorare la conoscenza della lingua appresa in modo certamente parziale nelle scuole medie superiori e spesso anche all’università. Il valore aggiunto, allora come oggi, era dato dagli insegnanti di madrelingua dai quali apprendere una pronuncia corretta. Che in ogni caso era poi da perfezionare. Possibilmente con un corso residenziale a Londra, Dublino o Edimburgo. Faceva parte dei materiali didattici anche lo scritto di un anonimo viaggiatore inglese che aveva visitato la Sardegna e in particolare la capitale, Cagliari. Rimanendo impressionato dal rapporto quasi morboso che i sardi, e i cagliaritani in particolare, avevano con l’automobile.

Probabilmente la traduzione in italiano non rende bene il sarcasmo molto “british” contenuto nello scritto, ma fornisce comunque un’idea di come apparisse singolare al viaggiatore inglese la simbiosi auto-uomo: “L’automobile è la miglior amica dei Sardi. Vanno dappertutto insieme, fanno tutto insieme, sono inseparabili. La macchina è il loro simbolo di libertà e di benessere. Nella loro reciproca compagnia nessuna distanza è troppo grande, nessun passaggio è troppo stretto, e non si è troppo in ritardo a nessun appuntamento per non tentare di farcela. Nessun marciapiede è troppo alto o uno spazio troppo affollato da poter impedire il loro transito. Unione gloriosa: quell’armonia perfetta di uomo e macchina, finché la morte non li separi. Se una mattina ad un sardo dovesse capitare che il suo adorato insieme di acciaio e vetro non riesca a partire verranno consultati meccanici, sollecitate diagnosi, informata la famiglia e gli amici. Tutti si renderanno disponibili per offrire all’automobilista appiedato un passaggio fino al giornalaio dell’angolo. Povero caro, senza macchina per un’ora!

I variegati tipi di clacson, le infrazioni colorite e i pneumatici che stridono fanno di Cagliari un posto mutevole e vivace. Mai un momento monotono e tranquillo, specialmente per il pedone. Ma ciò che il visitatore potrebbe erroneamente immaginare essere una casuale e spontanea effervescenza isolana, è la realtà governata da un codice di condotta non scritto, ma non per questo meno rigido:
Non usare la macchina solo se si può arrivare più velocemente a piedi.
Non dare la precedenza al traffico in arrivo
Non fermarsi per far passare le ambulanze o i mezzi dei vigili del fuoco
Non usare le frecce fino a quando non si è completata la manovra desiderata
Non parcheggiare dov’è consentito
Mai rallentare in prossimità delle strisce pedonali
Poche storie sui diritti di passaggio: sono aree di negoziazione.
Sinteticamente: l’onore privato non può essere compromesso dalla comune cortesia. O, in altri termini: la destinazione giustifica i mezzi”.

Questo scriveva l’arguto visitatore straniero di alcuni decenni fa e chi viveva a Cagliari in quegli anni forse concorderebbe con le divertenti considerazioni che ha riportato. Vero è che le stesse osservazioni potrebbero essere riferite a molte altre città italiane, visto che l’Italia è uno dei paesi più congestionati d’Europa, con una densità di automobili pari a 650 ogni 1000 abitanti.

Nel 2014 la situazione non appare molto diversa, con la quasi totalità dello “spazio urbano condiviso” destinato al traffico motorizzato, che negli anni non è affatto diminuito. Anzi, è aumentato. La Cagliari moderna è stata disegnata intorno all’auto, come d’altronde la maggior parte delle città italiane. Si potrebbe discutere a lungo sul livello d’inciviltà degli automobilisti descritti come macchiette dal viaggiatore inglese, sul fatto che non rispettino le regole e non abbiano senso civico ma resta, a monte, un problema strutturale di pianificazione.

In una città ben pianificata, disegnata intorno all’uomo e non alla macchina, i cittadini motorizzati (e non) sono fatalmente più educati e rispettosi delle regole. Perché non provarci?

Testo originale inglese:
The Sard’s best friend
The car is the Sard’s best friend. They go everywhere together, do everything together: they are inseparable. The car is their symbol of liberty and well-being. In each other’s company no distance is too great, no gap too narrow and no appointment too late to try for. No are there kerbs too high or pavements too crowded to impede their joint-transit. Glorious togetherness: that perfect harmony of Man and Machine, until Death do them part.
Should it happen one morning that his steel and glass beloved fails to start, mechanics are consulted, diagnosis are solicited, family and friends are informed. All will rally round to offer the erstwhile driver a lift to the newsagent on the corner. Poor dear, carless for an hour!
The jolly motor-horns, the colorful abuse, and the slithering tyres make Cagliari a challenging and vivacious place. Never a dull or a quiet moment, especially for the pedestrian. But what the visitor may mistakenly imagine to be the haphazard and spontaneous bubbling over of insular élan is in reality governed by an unwritten but none the less rigid code of practice.
Never use your car unless you can get there quicker on foot.
Never give way to oncoming traffic
Never stop to let ambulances or fire-engines pass
Never use your indicators until utter the desired manoeuvre
Never park where you are allowed to
Never slow down in the vicinity of zebra-crossing
No nonsense about rites (rights) of passage: these are areas of negotiation.
In a phrase, private honour is not to be compromised by common courtesy. Or to put it another way: the destination justifies the means.

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