Abitare a Marsiglia [di Franco Masala]
Poco più di due anni fa, uno dei capisaldi dell’architettura del Novecento, l’Unità d’abitazione di Marsiglia, realizzata nel 1946-51 su progetto di Le Corbusier, era in stato di conservazione critico: ferri arrugginiti, caduta di materiali, area verde semiabbandonata. Rivisitata oggi, dopo l’anno che ha visto la grande città portuale francese svolgere il ruolo di Capitale europea della cultura, l’edificio appare perfettamente restaurato e finalmente aperto alle visite guidate. Dal tetto-giardino, riservato parzialmente ai residenti con la vasca e piccoli separés, si gode una vista spettacolare sulla città ma anche sugli impianti tecnici dell’edificio, celati nelle forme tipiche del grande architetto svizzero. Un centro d’accoglienza guida i visitatori al terzo e quarto piano, i due livelli comunitari dell’ensemble, dove servizi comuni, alcuni negozi e un albergo si affacciano sulla strada-corridoio interna. Una “città verticale”, dunque, che coniuga spazi privati e aree collettive secondo un principio di relazioni che legano l’edificio al verde e al quartiere. Era il momento dell’impegno sociale dell’architettura, veicolata dal Movimento Moderno anche in virtù delle semplificazione delle forme e della rinuncia a decorazioni superflue. Le Corbusier metteva in pratica i suoi cinque punti dell’architettura (pianta e facciata libere, pilotis, finestre a nastro, tetto-giardino, già teorizzati nel 1923), estendendoli a un edificio multipiano per molti residenti. Dei previsti sei immobili autosufficienti ne fu realizzato uno soltanto su un terreno di proprietà civica secondo una prassi che appare come rara avis nel panorama delle scelte urbane. Che poi decine e decine di condomìnii marsigliesi (e non solo lì) abbiano imitato le aperture a filo di facciata variamente colorate o i pilotis, denota il successo ma anche il limite della formula lecorbusieriana. Il recente restauro rimane come importante indizio dell’attenzione francese verso l’architettura del secondo Novecento, particolarmente negletta in Italia dove deve fare i conti con lo scarso interesse per l’ambiente urbano, peraltro spesso stravolto da interventi edilizi ben lontani dai vertici di Le Corbusier.
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