Sulle tracce di Efisio e Saturnino [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 24 12 2014. La città in pillole. Il sacro per millenni è stato l’elemento guida nella vita degli uomini.

In luoghi di remota antropizzazione come Cagliari, la sovrapposizione di linguaggi ibrida i sostrati e, attraverso traduzioni, li consegna all’oggi. Per millenni regista è stato il sacro. Gli interpreti? Qualcuno lo conosciamo, altri per niente. Due sono noti: Saturnino ed Efisio filo rosso di renovatio loci. Abitano e qualificano spazi distinti della città. Il primo il suburbio orientale, il secondo l’antico municipium. Agiscono ruoli i cui organigrammi, ben prima dei nomi con cui li conosciamo, sono fondativi di riti la cui geografia si replica in Sardegna.

Il patrono di Cagliari veicola infatti per l’isola lo straniero Efisio, attore di una peregrinatio, unica nella religiosità occidentale. Saturnino ha un domicilio periferico in quella pars orientis in cui la tradizione ubica un templum solis non lontano, come racconta la Passio Saturnini, da un lacus Apollinis. Ci si arrivava per sacram viam in cui Saturnino fu martirizzato mentre assisteva alla processione che accompagnava un toro al sacrificio.

Dopo vicissitudini il suo corpo fu traslato dove fu costruita la basilica presso il templum solis, forse l’edificio descritto da Antoine Claude Pasquin, Alberto La Marmora, Giovanni Spano ed i cui ruderi furono abbattuti nel 1914. E’ probabile che il lacus Apollinis ed il templum solis della Passio coincidano. E’ certa l’assimilazione, in fase tarda, di Apollo e di Elios e di questi a Mitra a cui si sacrificava il toro.

Qualche decennio dopo il martirio di Saturnino, Lucifero, in polemica con l’establishment, decise di ritirarsi presso la sua sepoltura nel luogo dove nel passato prossimo, nel solstizio d’inverno, forse si compivano i riti al Deus Sol Invictus. Nel mentre Costantino aveva tradotto la festa pagana del 25 dicembre nel Natale cristiano.

 

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