Dalle bambine il cambiamento sociale [di Lizzet Guadalupe López Guillén]

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Scriveva Eduardo Galeano nel 1998: “I poveri sono soprattutto i bambini. La società li sfrutta, li osserva, li punisce e talvolta li uccide. Quasi mai li ascolta e mai li capisce”. In Messico i diritti dell’infanzia sono spesso disconosciuti. I bambini e gli adolescenti sono esposti a costanti situazioni di violenza (psicologica, sociale, culturale, di genere etc.) che li porta a riprodurre le stesse dinamiche della società da cui provengono.

Nello stato del Chiapas e nella città di San Cristobal de Las Casas ciò assume una maggiore evidenza, con il 50% degli abitanti che vive in condizioni di precarietà, diseguaglianza e discriminazione. Ad esserne particolarmente colpita è soprattutto la popolazione femminile di origine indigena, interessata da problemi di esclusione sociale, gravidanze precoci e violenza di genere. Eppure, come nel resto della Repubblica messicana, non mancano i progetti a favore dell’infanzia. Il problema è che, normalmente, si tratta di iniziative non esaustive e a breve termine, che non mirano alla soluzione strutturale dei problemi.

Questo è causato essenzialmente dalla storica tendenza all’assistenzialismo, che mira più a sostenere il maggior numero possibile di persone affinché non peggiorino la propia situazione, anziché aiutare le stesse a migliorare sostanzialmente le proprie condizioni di vita. Sia le istituzioni pubbliche che quelle private sono soprattutto interessate ad apportare benefici temporanei alle persone bisognose, non considerando che l’elevato numero dei beneficiari costituisce spesso un ostacolo alla realizzazione del progetto e ai risultati qualitativi attesi. Per questi motivi i progetti destinati all’infanzia non generano cambiamenti significativi alle condizioni di partenza. Spesso, una volta portati a termine, i progetti manifestano la loro inefficienza, verificandosi la ricaduta nelle condizioni iniziali.

In questo contesto la ONG Melel Xojabal costituisce un’eccezione. Si occupa di un numero limitato di bambini e adolescenti, ai quali assicura un’attenzione continua e di qualità. Il metodo educativo utilizzato é quello del “processo protagonistico”, che prende spunto dalla metodología di “Education popular” di Paulo Freire, in base alla quale gli educatori e gli educandi danno vita ad un proceso orizzontale (che non prevede gerarchie) in cui l’apprendimento deriva dalla pratica, dalle esperienze, dal ragionamento e dal contesto sociale dell’educando. Questo, in base a quanto osservato ed elaborato, diventa poi capace di proporre egli stesso soluzioni utili.

Il metodo prevede “laboratori partecipati” dove i bambini e gli adolescenti, soprattutto di sesso femminile, sono stimolati ad esprimersi liberamente su ciò che costituisce la loro realtà quotidiana, i loro problemi di genere e le violenze che subiscono, la loro sessualità e il tema della maternità. Gli vengono forniti gli strumenti, semplificati, per capire la terminología specifica e la lettura dei dati statistici. In una seconda fase gestiscono attività in maniera autónoma. Ciò rafforza l’autostima, le capacità espressive e l’efficace utilizzo delle conoscenze acquisite. In occasione di verifiche collettive o di conferenze tematiche vengono messe a confronto le esperienze maturate e si ipotizzano modelli e stili di vita alternativi al contesto di provenienza. La finalità è anche quella di socializzare il método utilizzato con i loro coetanei.

In questo modo gli educandi diventano un elemento importante in funzione di un cambiamento strutturale delle realtà sociali da cui provengono. Le bambine e le adolescenti della Melel Xojabal, manifestano, rispetto alle coetanee, una maggiore determinazione a costruire un progetto di vita indipendente che le affranchi dai limiti impostigli dalla società che inibisce un loro ruolo attivo. L’esperienza ha rilevato come la maggior parte delle ragazze abbiano proseguito gli studi ed alcune di esse siano riuscite ad avere accesso anche all’istruzione superiore.

Si tratta di un risultato parziale ma molto importante, se si considera il contesto “machista” e patriarcale di riferimento, in cui le donne difficilmente possono assumere iniziative autonome. Un segnale sicuramente incoraggiante di assunzione, da parte delle donne, di un ruolo attivo nell’ambito scolastico, familiare e sociale.

*Lizzet Guadalupe López Guillén è una giovane psicologa sociale messicana. Vive e lavora a San Cristobal de Las Casas, Stato del Chiapas. Opera attualmente presso una ONG locale chiamata Melel Xojobal. Lizzet Ha recentemente iniziato lo studio della lingua italiana. E’ lettrice di SardegnaSoprattutto.

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