Psicopatici al potere [di Pietro Casula]
Ricercatori americani affermano che nella sala dei bottoni, al potere, la percentuale dei psicopatici è sei volte superiore alla media generale della popolazione. Normalmente, quindi, l’uno 1% delle comuni persone è affetta da psicopatia e tra quelle, invece, che ricoprono incarichi dirigenziali, è del 6%. Da un lato trovo chiaramente sconcertante, apprendere che tra i nostri leaders si registra un tasso di psicopatici superiore alla media e da un altro lato, solo un 6% per fortuna,mi appare alquanto basso. La probabilità, quindi, che un giorno la guida del Paese sia affidata ad un personaggio senza anomalia psicologica, è fondata. In Sardegna, evidentemente, vigono altri standard,: da un punto di vista soggettivo il tasso dei psicopatici al comando è molto più alto. Tutti,infatti, sostengono di essere governati da persone decisamente fuori di testa E non è difficile condividere tali impressioni. Basta pensare al disastro ambientale, alla demolizione del tessuto industriale, la drammatica situazione occupazionale e sociale e le cosidette soluzioni presentate ai sardi per superare la spaventosa crisi che attanaglia la Sardegna. Invece di reagire rinforzando il senso di autoresponsabilità per gli altri e la comune responsabilità per il futuro, la politica si lascia coinvolgere in progetti orrendamente costosi e inutili per la comunità, ma non per il proprio ego, una corsa continua al raggiungimento del nulla anzichè riflettere un attimo, e riconoscere che è tempo di ridefinire il concetto di progresso, di una vera politica generazionale che ha capito, ha imparato a pensare a lungo termine e programmare con particolare attenzione alle prossime generazioni. Abbiamo certamente bisogno di crescita, di sviluppo ma deve essere una crescita staccata dall’eccessivo consumo di risorse naturale. Semplice da capire, facile da attuare. Ma non per i nostri incorreggibili amministratori. È vecchia di qualche giorno la nuova proposta anti crisi presentata ai sardi e particolarmente allettante dal punto di vista delle ingenti risorse sbandierate ai quattro venti: ben 800 milioni di investimenti! Ennesimo annuncio, ennesima presa per i fondelli. Eh si, perchè dietro a questi investimenti milionari troviamo nel decreto legge „Ambiente protetto“ le disposizioni che indicano le attività produttive su cui il governo intende puntare. Tradotto terra-terra, per i comuni mortali, significa massimo sostegno a centrali a biomasse – le nuove cattedrali nel deserto – inceneritori e nuove forme di attività mineraria oltrechè una vera e propria licenza di inquinamento per basi militari. E stiamo nuovamente a parlare di cose già dette. Annunci, promesse ma queste non aiutano minimamente a far partire l’economia. Hai voglia di mobilizzare i corregionali in Italia e in Europa per protestare contro questa insostenibile, devastante situazione che evidenzia il profondo malessere sociale del territori. Ma col PD al governo non doveva essere un’altra cosa? Pigliaru non perde occasione per informare che „…stiamo costruendo serie politiche per attrarre investimenti esteri, avviato seri processi di snellimento della burocrazia(!?) avviato azioni di sostegno alla internazionalizzazione e favorendo la crescita del capitale umano“: il segretario del PD sardo, Soru, si è detto promotore di una politica come dimensione collettiva, che supera le difficoltà dei singoli attraverso un grande progetto comune, ma Tore Cherchi, dello stesso partito, è l’interlocutore delegato dal Governo e coordinatore del Piano Sulcis che ha le idee chiare (beato lui) sul piano strategico di sviluppo industriale sardo e presenta come una grande opportunità per il Sulcis il progetto della Mossi & Ghisolfi (produzione di Bioetanolo) che dovrebbe creare ca. 300 posti di lavoro – sognare non costa niente – e lo difende a spada tratta omettendo,però, le reali caratteristiche di questo progetto: enorme consumo territoriale e idrico e drastica penalizzazione,quindi, delle produzioni alimentari. Praticamente un progetto insostenibile, una vera tragedia per l’agricoltura e l’economia sarda.Ma le sovenzioni sono cosi interessanti che di simili progetti se ne parla già anche a Nuoro e a Chilivani è gia stato approvato il progetto per un impianto di biogas con materia prima proveniente dall’agricoltura. Possibile, mi chiedo, che nessuno realizzi che solo per la produzione della materia prima la Sardegna dovrebbe avere un’estensione territoriale almeno quattro volte tanto delle attuali? Particolari, picolezze che non interessano nessuno, evidentemente.E a forza di sovenzioni milionarie – che poi si perdono stradafacendo – la Sardegna corre il rischio di trasformarsi da paradiso terrestre in terra di biomasse e terremoti. Già, anche se nessuno, o quasi, ne parla non è del tutto messa da parte l’idea di implementare la „Enhanced coal bed methane „, procedura che prevede l’iniezione di anitride carbonica nel sottosuolo per ottenere metano. Una tecnica analoga a quella della fratturazione idraulica del sottosuolo roccioso, conosciuto anche come „fracking“.Se poi dovesse partire anche il progetto di cattura e stoccaggio di CO2, c’è il fondato pericolo che si inneschino non solo terremoti e ma anche la contaminazione delle falde acquifere. Io vedo una sola strada possibile per evitare il baratro, per evitare che la stanza dei bottoni si trasfomi in un reparto psichiatrico: lavorare seriamente a un piano energetico e ambientale adeguato,sostenibile, condiviso e duraturo affinchè la Sardegna diventi un luogo di vita, di lavoro al centro del Mediterraneo. *Sardi nel momdo. Neuss, 14 Januar 2015 |