Il prossimo presidente? Antifascista. E pronto a bloccare subito la nuova legge elettorale [di Vito Biolchini]

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Appoggerà Renzi? Salverà Berlusconi? Al momento il prossimo presidente della Repubblica sembra dover avere solo questi due obiettivi politici. Ma se allarghiamo lo sguardo e usciamo dal contingente, sono ben altre le urgenze che in Italia e in Europa richiedono di essere affrontate.

Sul continente spira di nuovo in vento del neofascismo e dei nuovi nazismi. Il virus è sempre stato latente ma la gestione della crisi economica (e non la crisi stessa) ha portato le destre estreme ad avere di nuovo voce nel contesto istituzionale. Ciò che è avvenuto in Grecia con Alba Dorata è esemplare, ed ora si sta replicando in Francia con Marine Le Pen (aberrante la sua richiesta di reintroduzione della pena di morte) e in Italia con la Lega di Salvini, che ha gioco facile a denunciare l’appiattimento dei grandi partiti che si richiamano alla tradizione democratica sui desiderata della grande finanza internazionale e a soffiare sul fuoco dell’intolleranza.

Gli estremismi di destra fioriscono grazie alle contraddizioni del sistema democratico, e l’impetuosa crescita mediatica della Lega (un partito che sembrava ormai ai minimi termini) è stata favorita proprio dalla inopinata gestione della crisi politica da parte del presidente Napolitano, protagonista ed ispiratore di una fase che ha portato a Palazzo Chigi ben tre presidenti del Consiglio mai votati dagli italiani, con una politica economica disastrosa che ha accentuato gli effetti della crisi, con un evidente stravolgimento della carta costituzionale (sia per effetto di un incredibile prolungamento del settennato, sia per le pressioni esercitate dal Colle sul parlamento, sia per l’avallo dato alla inutile quanto dannosa riforma del bicameralismo), col risultato che alla fine gli italiani hanno iniziato a pensare che votare non servisse più a niente. Un disastro.

Il prossimo presidente della Repubblica deve essere dunque innanzitutto un antifascista. Per fermare in Italia e in Europa il ritorno di ideologie antidemocratiche. Per stroncare sul nascere la legittimazione di posizioni pericolosissime in tema di immigrazione. Per impedire che i nuovi nazismi e fascismi trovino una consacrazione culturale e politica. Per celebrare degnamente il settantesimo anniversario della Liberazione.

La vera priorità richiesta dall’Europa all’Italia non possono essere i famosi “conti a posto” ma un presidente della Repubblica antifascista. E per capire di quanto l’Italia abbia bisogno di un sano antifascismo, dinamico e moderno, lo si evince chiaramente aprendo i nostri giornali e le nostra pagine Facebook.

Un presidente della Repubblica antifascista non potrà che essere un sincero garante della Carta costituzionale, pronto a contrastarne ogni stravolgimento. E pronto dunque a bloccare (nelle forme e nei modi previsti) la nuova legge elettorale che non a caso il parlamento telecomandato da Renzi e Napolitano vorrebbe approvare prima della elezione del nuovo Capo dello Stato.

Contro questa assurda riforma istituzionale nei giorni scorsi ha preso nuovamente posizione la segreteria nazionale dell’Anpi, l’associazione nazionale Partigiani d’Italia, la maggiore associazione antifascista operante nel nostro paese, che ha rivolto a tutti un appello dal titolo “Riforme: era (ed è) una questione democratica”. Perché “ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi”.
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Riforme: era (ed è) una questione democratica
Appello dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ai parlamentari, ai partiti, alle cittadine e ai cittadini

Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una manifestazione al teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”, riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale da poco approvata dalla Camera.

Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti; ma adesso che si vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione da parte del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo) è necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in questione (pur non in via definitiva) si realizzerà un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico.

Non è più tempo di inascoltate argomentazioni e bisogna fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo tardi.

Una legge elettorale che consente di formare una Camera (la più importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori della riforma costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale, oltretutto, che dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in vigore a circa un anno, contrariamente a qualunque regola o principio (le leggi elettorali si fanno per l’eventualità che ci siano elezioni e non dovrebbero essere soggette ad accordi particolari, al di là di ogni interesse collettivo).

Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività. Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della governabilità).

Un sistema parlamentare non deve essere necessariamente bicamerale. Ma se si mantiene il bicameralismo, pur differenziando (come ormai è necessario) le funzioni, occorre che i due rami abbiano la stessa dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza di compiti e che vengano create le condizioni perché l’eletto, anche al Senato, possa svolgere le sue funzioni “con disciplina e onore” come vuole l’articolo 54 della Costituzione.
Siamo dunque di fronte ad un bivio importante, i cui nodi non possono essere affidati alla celerità ed a tempi contingentati.

In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei parlamentari.

Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza.

Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi.

Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione.

L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza.

Dipende da tutti noi.

L’ANPI resterà comunque in campo dando vita ad una grande mobilitazione per informare i cittadini e realizzare la più ampia partecipazione democratica ad un impegno che mira al bene ed al progresso del Paese.

La Segreteria Nazionale ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)

Roma, 16 gennaio 2015

 

One Comment

  1. fra

    Iscriviamoci tutti all’ANPI, la resistenza continua

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