Mar Mediterraneo, il tragitto più letale al mondo [di Anna Clementi]

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Focus on Syria. 163.369 migranti e richiedenti asilo arrivati in Italia nei primi undici mesi del 2014, dichiara l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni citando dati del Ministero dell’Interno. E nonostante l’arrivo del freddo e dell’inverno continuano gli sbarchi sulle coste italiane. Nel solo mese di novembre sono arrivate in Italia quasi 10.000 persone di cui circa un terzo sono di nazionalità siriana. Nel 2014 i siriani hanno rappresentato il gruppo più numeroso con circa 40.000 arrivi, seguiti dagli eritrei con circa 34.000. Un aumento del 400% rispetto al 2013, quando, nel nostro paese, erano sbarcati poco più di 10 mila siriani e 9 mila eritrei. Nelle ultime settimane i siriani stanno arrivando soprattutto dalla Turchia mentre dalla Libia provengono principalmente persone dall’Africa sub-sahariana.

La Turchia non è più una scelta, ma un obbligo” spiega Ahmed, un siriano di Damasco che lavora al mercato di Istanbul. “Ormai per i siriani sta diventando sempre più difficile uscire dall’inferno della guerra. I confini con la Giordania sono sempre più difficili da attraversare. In Egitto senza visto non si può andare. E la situazione in Libano è disastrosa”.

A fine novembre, per la prima volta, è arrivata in Italia una famiglia proveniente dalla cittadina curda di Kobane. Secondo il racconto dei soccorritori si tratta di 15 persone scappate da Kobane a settembre, rifugiatesi in Turchia in uno dei campi profughi al confine – il campo di Suruc – e poi giunte in Italia tramite un viaggio via nave costato 6000 dollari a testa.

La via del mare, oltre ad essere sempre più pericolosa, sta anche diventando economicamente inaccessibile per la maggior parte delle famiglie siriane. Da Smirne, un viaggio verso le coste italiane costa dai 6000 ai 10000 dollari. Mentre per un viaggio via terra verso la Bulgaria i trafficanti si fanno pagare 2500 dollari a testa”continua Ahmed. “Chi ha soldi fugge, anche col mare grosso, anche in inverno, ben sapendo che spesso sta pagando il prezzo della sua stessa morte”.

E’ di poco tempo fa la notizia del soccorso di un mercantile con 360 siriani a bordo, al largo delle coste calabresi, portato in salvo dopo che l’equipaggio aveva abbandonato i comandi. Sembra infatti che la nuova tecnica utilizzata dai trafficanti di esseri umani, per poter garantire “i viaggi” anche d’inverno, sia quella di fare uso di navi mercantili di grandi dimensioni, dismesse da anni, che, a distanza di sicurezza dalle coste italiane, vengono abbandonate dagli scafisti e lasciate a loro stesse.

Un sistema che nel corso del 2014 ha provocato un altissimo numero di vittime. Secondo le stime dell’Alto Commissariato della Nazioni Unite (Acnur) il Mar Mediterraneo è il tragitto più letale al mondo, con ben 3419 vittime nel solo 2014, morte nel tentativo di raggiungere le coste dei paesi dell’Unione Europea.

E mentre c’è chi fugge e mette in pericolo la propria vita, l’Unione Europea erge muri sempre più alti in difesa dei propri confini. Con la fine di Mare Nostrum – operazione militare e umanitaria lanciata dall’Italia dopo la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 – e con l’avvio, dai primi di novembre 2014, dell’Operazione Triton coordinata a livello europeo, l’Unione Europea si è solamente limitata a rafforzare ulteriormente le proprie frontiere tralasciando la fonte del problema e soffermandosi sul solo punto di arrivo.
Se la l’Ue non sarà in grado di sviluppare dei meccanismi collettivi e globali per garantire il rispetto delle vite e dei diritti umani dei migranti, il numero delle vittime nel 2015 sarà destinato ad aumentare.

 

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