Podemos e l’indipendentismo catalano [di Giagu Ledda]
Dopo la vittoria di Syriza alle elezioni politiche in Grecia, il giornale “La Repubblica” si chiedeva, sotto una foto di Pablo Iglesias, lider di Podemos: “A chi tocca ora vincere in Europa?“. Le inchieste, termometro dell’opinione pubblica, assicurano che Podemos, nelle future elezioni politiche in Spagna, potrebbe rompere il bipolarismo oramai storico, partido popular-partido socialista, e vincere le elezioni. Si tratterebbe di una “rivoluzione” dato che questa forza politica è presente da poco tempo ed ha le caratteristiche più di movimento che di partito. Ma si tratterebbe davvero di una rivoluzione ? e per chi? In questi ultimi anni il progetto politico più nuovo, più fresco, più aperto al futuro, più mobilitante in Europa, più partecipativo, più trasversale per età e per ceti sociali, più al di fuori dei giochi dei partiti, è quello che il popolo catalano porta avanti con serietà e determinazione: l’idea di una Catalogna indipendente, l’idea di una nazione senza stato che democraticamente e pacificamente conquista la sua indipendenza. La realtà è vista in maniera diversa dipendendo da dove la si guarda e dal colore delle lenti che ci si mette davanti agli occhi. Qui in Catalogna, a differenza delle domande che si pone il resto della Spagna e dell’Europa sul fenomeno Podemos, ci chiediamo se questo nuovo soggetto politico rappresenti un’opportunità per il movimento indipendentista catalano o una minaccia. Podemos assicura che è a favore dell’autodeterminazione dei popoli e nel caso della Catalogna aggiunge che però bisognerebbe decidere sulla sua economia e sulla questione territoriale. Podemos cioè vuol decidere forse il modello politico ed economico della nuova Catalogna? Nessuno qui scorda le parole dette da Iglesias qualche mese fa: “Quando vinceremo le elezioni studieremo a Madrid le nuove relazioni con la Catalogna e con il resto della Spagna“. Codeste parole, in Catalogna, suonano come musica antiquata, e anche bruttina, anche se presentata con un ritmo modernizzato. Sono invece musica celestiale per tutti gli spagnolisti di qua, di destra o di sinistra che siano, e del resto della Spagna, perché tutti loro intuiscono che Podemos, in caso di vittoria, non cambierà sostanzialmente niente nei rapporti della Catalogna con lo stato centrale. Tutto resterebbe come prima, eccetto forse una mano di vernice per ricoprire qualche macchia. Un po’ nervosa è invece la classe dirigente dei partiti storici di una certa sinistra catalana perché sa che il suo elettorato, oramai deluso, sta per cadere nelle braccia di Podemos. Elettorato che questi ultimi anni sempre di più ha disertato le urne. Ed è proprio questo settore importante e numeroso della popolazione catalana che Podemos vuol convincere alle sue posizioni politiche. Dare la fiducia a Podemos è dare un’ultima opportunità a un centralismo, progressista, ma spagnolista. Il lider di Podemos, in un recente, e unico comizio, a Barcellona ha affermato: “Non faremo alcun patto con Mas” [il Presidente della Generalitat, massimo organo politico catalano]. Mas è al governo della Catalogna sostenuto da più del sessanta per cento del Parlamento catalano; se non fa patti con Mas, con chi li potrà fare? La destra spagnola e gli anti-indipendentisti catalani batton le mani fino a spellarsele al suono di queste parole. La sinistra catalana anti-indipendentista e quella astensionista finalmente hanno trovato un lider che l’ha convinta ad andare a votare il 27 settembre, votazioni al parlamento catalano ma con carattere referendario plebiscitario, contro l’indipendenza. *Pubblicato in sardo in Limba Sarda 2.0 |