Scuole di eccellenza nel deserto che avanza? [di Anthony Muroni]

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L’Unione Sarda 8 febbraio 2015. Troppo comodo, gettare la croce sull’attuale Giunta regionale. La politica del rigore, in Italia (e, di conseguenza, in Sardegna), non conosce colore politico, freno ideologico o condizionamento di parte o di territorio. I conti devono tornare (per far piacere ai sacerdoti della troika e ai cultori dell’equilibrio dell’Euro), come si è frettolosamente incaricato di sottolineare Matteo Renzi, un attimo prima di abbandonare al suo destino Tsipras e le sue velleità di pressione sui burocrati finanziari di Bruxelles.

Così, se a gennaio 2013 Il Sole24ore titolava “E’ finita l’epoca dei tagli all’istruzione”, nel dicembre dell’anno successivo lo stesso quotidiano economico-finanziario, che negli ultimi tempi qualche svarione l’ha certo commesso (basti pensare alla tabella sui tagli del governo alla Sardegna, che tante polemiche ha creato), ha invertito completamente la rotta: “Tornano i tagli selvaggi alla scuola”.

La politica ci ha abituato a pontificare nei talk show, in Parlamento, in campagna elettorale e su Twitter. Ma quando si tratta di far quadrare i conti va a pescare sempre dove ce n’é: sanità, istruzione, cultura. Mai, se non a parole, sui costi che ancora oggi sono imposti alla collettività da una casta che, non solo nelle assemblee legislative, si riproduce silenziosamente, alla faccia della dichiarata spending review.

Così anche in Sardegna siamo arrivati al dunque: 29 scuole spariranno dai nostri paesi, prevalentemente dell’interno. Un’ulteriore fuga dello Stato, della Regione, di un qualsiasi presidio legato alla collettività solidale. Non ci sentiamo di attribuire particolari colpe a Pigliaru e alla sua Giunta, se non quella di aver seguito la corrente. Anzi, in verità il presidente della Regione ha almeno preso un impegno solenne: “Sembrano tagli ma sono misure finalizzate a fare scuole migliori, per produrre cittadini migliori”. Vedremo.

Nel frattempo prendiamo atto che questi cittadini migliori vivranno sulle coste e nei grandi centri. Ci pare che la strada della desertificazione dell’interno sia diretta verso un irreversibile punto di non ritorno. Ci limitiamo a prenderne atto o, tutti insieme, cerchiamo una soluzione per invertire questa disgraziata tendenza?

 

One Comment

  1. pinnìcca

    anche i giornalisti sono una casta…

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