Tutte le strade portano a Carales [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 11/02/2015. La città in pillole. Bia Casteddu indica vecchi tracciati diretti nel capoluogo. Bia Casteddu è un diffuso toponimo. Indica vecchi tracciati diretti a Cagliari, spesso su percorsi preesistenti. Dominante la matrice romana a cui si deve una rete sistematica. Variata, dismessa, ampliata fino alla “Strada reale”, nel primo quarto del 1800, il cui km zero è l’obelisco in piazza Yenne. Le antiche trabeazioni hanno riscontri nelle fonti letterarie e d’archivio, nelle toponimie, nella cultura materiale. Erano ben chiare nel Cinquecento a Giovanni Francesco Fara (De Corographia Sardiniae–Libri Duo; De Rebus Sardois– Libri Quattuor, Edente Aloisio Cibrario, Augustae Taurinorum, MDCCXXXV). Tra queste l’ ”Itinerarium Antonini Augusti” redatto sotto M. Aurelio Antonino, noto come Caracalla. La “Geografia” di Tolomeo i cui presupposti scientifici e cartografici perdurano dal II secolo al Rinascimento. Alle geografie altomedievali si riferiscono la “Cosmographia” dell’Anonimo Ravennate e le fonti arabe. La persistenza è evidente in luoghi comunitari come i Novenari che presuppongono itinerari formalizzati e riconosciuti. I basolati, i ponti, le stazioni, indirizzarono i Piemontesi a riconoscere e selezionare i tracciati antichi. Le fonti acclarano la consapevolezza sulla loro storicità e la convinzione di poterli inserire nella “Strada reale”. Lo si coglie nella “Informativa”, di Battista Simon del 1776, certo di una viabilità longitudinale romana; nella “Relazione” di Vittorio Boyl e Leonardo De Prunner del 1802, avente l’obiettivo di verificarne la percorribilità; e nelle “Relazione” (1821) e “Carta stradaria” (1832) di Giovanni Antonio Carbonazzi. Ma senza Alberto Della Marmora non avremo la “Grotta della Vipera”, mausoleo romano ubicato nella strada romana , nell’attuale viale sant’Avendrace. Prestiamo un po’ di attenzione ad entrambe.
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“Del resto tutte le strade di Sardegna conducono a Cagliari. Nonostante Cagliari, pur in Sardegna, non sia propriamente Sardegna”. Salvatore Cambosu, Miele amaro, Ed. Il maestrale, pag. 25