La violenza, in alcune aree della Sardegna, continua ad essere la risposta primordiale alle controversie individuali [di Antonietta Mazzette]

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Il Ministro Alfano ha incontrato a Cagliari i vertici della Regione, gli Enti Locali e le Forze di sicurezza pubblica e con loro ha affrontato la questione degli attentati agli amministratori. Da questo incontro sembrerebbero due gli obiettivi raggiunti: un protocollo di intesa finalizzato a diffondere la cultura della legalità e la creazione di un Osservatorio permanente. Per ciò che riguarda il valore della legalità è evidente che ogni sede è buona per riaffermarlo. Aspettiamo che si concretizzino le proposte, anche perché non è la prima volta che il problema degli attentati agli amministratori arriva sul tavolo di un Ministro.

Per ciò che riguarda l’Osservatorio permanente andrebbe capito in quale direzione si voglia andare. L’Osservatorio ha una funzione politica? Oppure ha un intento conoscitivo? La funzione politica risponde a ragioni strumentali facilmente comprensibili e non è interessante rifletterci oltre. L’intento conoscitivo, invece, è forse l’unica via per affrontare il problema degli attentati agli amministratori e, mi permetto di dire, non soltanto ad essi.

In merito vorrei ricordare che un Osservatorio sulla criminalità è già esistente, opera stabilmente presso l’Università di Sassari e ha al suo attivo quattro Report pubblici. Uno dei reati (in senso a-tecnico) studiati da oltre dieci anni è, per l’appunto, quello degli attentati. Come studiosi del tema siamo disponibili a mettere a disposizione conoscenza e competenza, anche al fine di evitare inutili duplicati e sprechi di denaro pubblico. Sempre in qualità di studiosa entro in media res e avanzo alcune osservazioni.

La prima è che si continua a parlare esclusivamente di attentati agli amministratori. Non sottovaluto il valore simbolico altamente inquietante che questo tipo di attentati rinvia, giacché è immediatamente percepibile come attentato alle istituzioni democratiche, oltre che come pressione minacciosa sulla persona dell’amministratore pubblico. Pur tuttavia, ritengo che si operi un errore proprio dal punto di vista conoscitivo, se non si colloca questa tipologia di attentato dentro il quadro più complessivo e composito del fenomeno e che coinvolge territori diversi e una varietà sociale di vittime, a partire dagli operatori economici.

Dalle nostre rilevazioni – va precisato che i numeri possono essere leggermente diversi a seconda degli indicatori che si utilizzano – è emerso che nel 2014 vi sono stati 328 attentati, di cui 23 ad amministratori, comprendendo in questa categoria anche i famigliari (7%). Pertanto la quasi totalità di attentati è rivolta a un vasto insieme di vittime che appartengono a più settori, dalla Pubblica amministrazione al mondo pastorale, da quello artigianale al mondo imprenditoriale in senso stretto.

La seconda osservazione è che a ogni sub-area corrispondono dinamiche e motivazioni diverse. Questi atti criminali vanno ricondotti sempre, oltre che alle cosiddette culture locali, agli specifici interessi economici e di controllo del territorio che determinati criminali pongono in atto in modo intimidatorio.

La terza osservazione riguarda la necessità di verificare l’efficacia degli strumenti finora utilizzati anche per capire se e in quale misura sono servite le politiche fin qui adottate, compresi i finanziamenti distribuiti. La verifica è necessaria se non altro per non cadere in errori eventualmente commessi in passato.

Ciò che va sottolineato ancora una volta è che in Sardegna si continua a registrare un elevato grado di violenza contro la persona e i beni. Ed è su questo aspetto che andrebbero concentrate le riflessioni e le scelte di intervento. Le diverse tipologie di attentati confermano questa violenza che, in alcune aree, continua ad essere una risposta primordiale alle controversie e ai conflitti individuali, per cui si è in presenza di gruppi di soggetti numericamente minoritari ma che hanno una forte incidenza. In altre aree, la violenza ha quasi sempre cause riferite a precisi interessi economici, in particolare in quelle costiere dove circolano flussi di persone e di denaro: per inciso, vorrei ricordare che il territorio più colpito come valore assoluto è quello di Olbia: 126 attentati negli anni 2011-2014.

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