Ambiente e rifiuti, gli affari maleodoranti [di Anthony Muroni]

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L’Unione Sarda 08 marzo 2015. Avete letto l’inchiesta a puntate che la collega Piera Serusi ha scritto nel corso di questa settimana sul problema legato allo smaltimento dei rifiuti nella Sardegna centrale? Da mesi siamo subissati di lettere, mail e sms di cittadini e amministratori pubblici che segnalano emergenze ambientali. Lamentano lo stato in cui sono tenute le discariche e in cui lavora l’inceneritore di Tossilo e anche gli astronomici rincari della tariffa sullo smaltimento dei rifiuti che costringono i sindaci a fare gli ufficiali riscossori e a trasformarsi loro malgrado in sceriffi di Nottingham.

Leggendo i pezzi della bravissima cronista c’è da farsi tremare le vene ai polsi. Il paesaggio che fa da contorno alla discarica di Monte Muradu (Macomer), altrimenti bellissimo e disseminato di ricchezze archeologiche, è diventato lunare. Ci sono dune di ceneri e immondizia ancora dentro le buste, ferraglia varia, cataste di pneumatici (compresi i cerchioni), sversamenti pericolosissimi sui terreni confinanti, con rischi evidenti per la contaminazione delle falde acquifere.

Più a valle, a Tossilo, c’è invece un inceneritore che si ferma quattro o cinque volte l’anno, ogni volta minimo per tre settimane. Significa, complessivamente, tra gli ottanta e i cento giorni lavorativi, mentre la spazzatura – indifferenziato secco, umido, etc etc – viene comunque conferita quotidianamente, dal lunedì al sabato. Le tariffe per l’incenerimento dell’indifferenziato sono passate – in dieci anni – dai 113,74 euro ai 249 euro per tonnellata. E la stessa identica tariffa viene fatta pagare ai Comuni (e quindi ai cittadini) anche quando la spazzatura non viene incenerita ma finisce – tal quale – in discarica. Anche se il costo per l’immondizia non trattata dovrebbe essere inferiore circa della metà.

Un altro capitolo è quello del compost prodotto a Macomer con il trattamento del rifiuto umido, quello che tutti noi siamo costretti a smaltire in maniera differenziata: non finisce sul mercato, come previsto dai protocolli, ma direttamente in discarica.

La Regione – imperante Cappellacci, amministrante l’assessorato Oppi, suggerente l’allora consigliere di maggioranza Maninchedda, benedicente l’attuale assessore Spano, che pare muoversi in assoluta e colpevole continuità con i suoi predecessori – ha concesso al Consorzio industriale di Macomer un finanziamento di 40 milioni di euro per rinnovare l’inceneritore. Nonostante questo i Comuni (e quindi i cittadini) pagano già oggi in bolletta un contributo per il rinnovo dell’impianto. Circa sei euro a tonnellata.

Chi stabilisce se e come devono essere costruiti nuovi inceneritori? La Regione. Chi stabilisce la tariffa? La Regione. Chi era il direttore del settore Ambiente dell’assessorato regionale competente? Il signor Roberto Pisu. Lo stesso signore che, andato in pensione, è stato nominato da Cappellacci come commissario liquidatore del Consorzio Industriale di Tossilo. Dev’essere un uso particolare dell’Ambiente quello del “riciclo” dei pensionati. Anche l’ex direttore generale (ai tempi di Oppi) Franca Leuzzi continua, dopo aver finito il suo percorso come dipendente regionale, a contare molto negli uffici in cui oggi, in tempo di centrosinistra, è capo di gabinetto dell’assessore Spano.

Capitolo volumi. Fino al 2011 all’inceneritore del Marghine arrivavano 62 tonnellate annue, scese ora a 32. Per ripristinare quell’antico e maleodorante (solo perché si tratta di spazzatura, eh) volume d’affari la Regione (con un piano pensato dal duo Cappellacci-Oppi e validato ora dal comunicato emesso venerdì dall’assessore Spano) ha già detto che imporrà ai Comuni dell’Oristanese, che non vogliono saperne, di tornare a conferire a Macomer.

P.S. L’Unione Sarda ha scritto ieri che la Sardegna è la regione più inquinata d’Italia. La rabbia dei commentatori nello spazio Facebook del giornale si è riversata non contro chi è responsabile del danno ambientale e non ha provveduto alle bonifiche dopo aver mangiato denaro pubblico e lasciato sul terreno veleni e disoccupazione, ma contro il quotidiano che ha diffuso il risultato di uno studio nazionale sui siti industriali. Siamo ciechi, sordi e muti. Peggio servi.

Ha ragione Giulio Angioni quando scrive, nel suo ultimo romanzo: «Servo è chi aspetta qualcuno che venga a liberarlo». In serata, sul tema, è arrivato pure un imbarazzante e imbarazzato comunicato dell’ineffabile assessore Spano. Forse era troppo impegnata a non fare ricorso contro lo Sblocca trivelle e a emettere fantasmatici comunicati sull’assenza di allarme diossina a Macomer per rendersi conto che la notizia sui 445 mila ettari da bonificare deriva da fonte ministeriale ed è apparsa, nell’ultimo mese, su molti quotidiani italiani.

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