Angeliche leggerezze [di Gabriele Calvisi]

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ll nitore, la leggerezza, l’agilità di tocco e il raffinato suono della pianista canadese Angela Hevitt incantano gli spettatori al Teatro Comunale di Sassari. Il concerto presentava un impegnativo programma: la Partita numero 5 in sol maggiore, BWV 829, di Johan Sebastian Bach di cui Angela Hevitt è considerata la più importante interprete dei nostri temi; la Sonata in mi bemolle maggiore, Op. 81a, “Les Adieux” di Ludwig van Beethoven, e, dopo l’intervallo, quattro sonate di Domenico Scarlatti: la K9, 159, 87 e 427; i Sonetti 104 e 123 del Petrarca e la Fantasia quasi Sonata Aprés une lecture du Dante da Années de Pélerinages: Deuxiéme année: Italie di Franz Liszt.

L’inizio é gioioso e rapido, come una toccata; l’intreccio delle mani, con gesti sontuosi, danno un effetto visivo che, per tutto il concerto, accompagnerà ogni singolo passaggio come ampie carezze. Nell’Allemanda la grazia traspare nei ritmi puntati; la Corrente é occasione di leggerezza e agilità mentre la Sarabanda é una fioritura continua; il Tempo di Minuetta ricorda i minuetti di Rameau scritti per liuto, mentre il ritmo in tre ottavi del Passepied mostra un fascino rustico. Infine un’ampia Giga, con una doppia Fuga, conclude assorbendo rilevanti risorse virtuosistiche.

La Sonata n. 26 fu dedicata da Beethoven all’allievo e amico arciduca Rodolfo d’Austria, partito da Vienna durante l’occupazione delle truppe di Napoleone e poi ritornato. Ma non si tratta di una composizione a programma, bensì ne trascende, come musica assoluta, l’episodio biografico. L’Adagio introduttivo riproduce le tre sillabe della parola Lebewohl (addio con cuore in tedesco) e pervade con il carattere di affetto, tristezza e inquietitudine l’intero movimento.

Nell’Andante Espressivo (la Lontananza) è il tema dell’attesa e dell’impazienza per il ritorno che dà sentimento al movimento. E infine il terzo movimento, Vivacissimamente (Beethoven aggiunge in tedesco Nel tempo più vivace), quando il virtuosismo di Angela Hevitt riesce ad esprimere progressioni dinamiche, graduate e raffinate, che sfociano in toni cupi e variazioni polifoniche poetiche ed affettuose.

Con Domenico Scarlatti la maestrìa della pianista canadese incanta per la leggerezza, il tocco perlato e felice: una meraviglia per l’ascolto. “Pace non trovo, e non ho da far guerra, / e temo, e spero, e brucio , e son di ghiaccio…/ In questo stato, o Dama, io sono per voi”, nel Sonetto 104 di Petrarca, con i tempi Agitato Assai e Adagio, Liszt, alterna elegie amorose, entusiasmi e tristezze languide, dolci e dolenti. Nel Sonetto 123, Lento placidoSempre lentoPiù lento, é il sogno d’amore contemplativo, appagato e fiducioso.

Infine nella impegnativa, virtuosistica e romantica Dante Sonata, in un solo movimento ininterrotto, possente, appassionato, orchestrale, Franz Liszt, descrive l’Inferno dantesco, con le “sue diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira”. Angela Hevitt mostra tutta la sua matura arte; cattura l’attenzione travolge il silenzio con un suono analitico, possente, chiaro e robusto, pari a quello di una grande orchestra.

 

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